Il Papa apre la porta della misericordia a Bangui

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L’evento più atteso del viaggio, l’apertura della Porta Santa della Cattedrale di Bangui, è stato un evento mediatico. “Bangui è oggi la capitale spirituale del mondo. L’Anno Santo – ha detto il Papa prima di aprire la Porta Santa – viene in anticipo in questa terra che soffre da anni per l’odio,  l’incomprensione, la mancanza di pace. Bangui diviene la capitale spirituale della preghiera per la misericordia; tutti noi chiediamo misericordia, riconciliazione, perdono, per Bangui, per tutta la Repubblica Centrafricana e per tutti i Paesi, chiediamo pace, amore e perdono tutti insieme, con questa preghiera cominciamo l’anno santo in questa capitale spirituale del mondo oggi”.

Tutti noi aspettiamo l’elemosina della pace, dice il Papa e aggiunge che ognuno di noi deve sforzarsi di puntare alla perfezione, come quella del Padre, a partire dall’amore “per i nemici, che premunisce contro la tentazione della vendetta e contro la spirale delle rappresaglie senza fine. Gesù ha tenuto ad insistere su questo aspetto particolare della testimonianza cristiana.

É Avvento anche in Centrafrica “è il tempo per preparare i nostri cuori al fine di poter accogliere il Salvatore, cioè il solo Giusto e il solo Giudice capace di riservare a ciascuno la sorte che merita. Qui come altrove, tanti uomini e donne hanno sete di rispetto, di giustizia, di equità, senza vedere all’orizzonte dei segni positivi.”

La salvezza di Dio – conclude il Papa – ha anche una potenza invincibile. “Anche in mezzo a sconvolgimenti inauditi che Gesù vuole mostrare la sua grande potenza, la sua gloria incomparabile e la potenza dell’amore che non arretra davanti a nulla, né davanti ai cieli sconvolti, né davanti alla terra in fiamme, né davanti al mare infuriato. Dio è più forte di tutto.”.

Dopo aver aperto la Porta Santa della Cattedrale di Bangui e celebrato la Messa, Papa Francesco ha incontrato sul Sagrato i giovani della Repubblica Centrafricana.

“Il vostro amico che ha parlato – ha detto Francesco a braccio – ha spiegato che il vostro simbolo è il banano: simbolo di vita che da frutti con tanta energia alimentare. Il banano è resistente. Io penso che cio’ dice chiaramente la strada che vi è proposta in questo momento di guerra, odio, divisione: la strada della resistenza. Il vostro amico diceva che alcuni di voi vogliono andarsene. Fuggire alle sfide della vita non è mai una soluzione. E’ necessario resistere, avere il coraggio della lotta per il bene. Chi fugge non ha il coraggio di dare vita. Il banano dà la vita e continua a darne perché resiste, perché rimane. Ma cosa possiamo fare? Come si fa a resistere? Io vi dirò due o tre cose che forse saranno utili per resistere. Prima di tutto la preghiera. La preghiera è poderosa. La preghiera vince il male, ci avvicina a Dio Onnipotente. Voi pregate? Non dimenticate di pregare.

Secondo, lavorare per la pace. E la pace non è un documento che si firma e resta lì. La pace si fa ogni giorno. La pace è un lavoro artigianale, si fa con le mani. Si fa con la propria vita. Come posso essere artigiano di pace? Non odiare mai! E se noti fa male, cerca di perdonare. Niente odio. Molto perdono! E se tu non hai odio nel cuore, se perdoni, sarai un vincitore della battaglia più difficile della vita: vincitore nell’amore. E per l’amore viene la pace. Volete essere sconfitti o vincitori nella vita? Si vince solo sulla strada dell’amore. Si può amare il nemico! Si può perdonare chi ti ha fatto male. Così con l’amore e il perdono voi sarete vincitori. Con l’amore sarete vincitori nella vita e darete sempre vita. L’amore mai vi farà sconfitti.

Vi auguro il meglio, pensate al banano, pensate alla resistenza davanti alle difficoltà. Fuggire, andarsene non è una soluzione. Voi dovete essere coraggiosi. Coraggiosi nel perdono, nell’amore, nel fare la pace. Sono molto contento di trovarmi con voi, oggi abbiamo aperto questa Porta, questo significa la porta della misericordia di Dio. Fidatevi di Dio perché è misericordioso, è Amore, è capace di darci la pace. E per questo vi ho detto di pregare. E’ necessario pregare per non odiare, per resistere e per essere artigiani di pace. Grazie della vostra presenza. E adesso vi chiedo anche di pregare per me perché possa essere un buon vescovo, un buon Papa. Promettete di pregare per me! Ora vi benedirò, chiedendo al Signore di darvi amore e pace.”

Al termine del discorso, Papa Francesco è entrato in Cattedrale per confessare alcuni giovani.

Nel pomeriggio il Papa aveva incontrato i leader evangelici, insieme con le autorità cattoliche e musulmane, che hanno costituito la “Piattaforma interreligiosa” che ha portato avanti il processo di pacificazione nazionale.  “Da troppo tempo- ha detto il Papa-  il vostro popolo è segnato dalle prove e dalla violenza che causano tante sofferenze. Ciò rende l’annuncio evangelico ancora più necessario e urgente. Perché è la carne di Cristo

stesso che soffre nelle sue membra predilette”. Ed ha aggiunto: “Sono anche tutti coloro che la violenza e l’odio hanno ferito nell’anima o nel corpo; coloro che la guerra ha privato di tutto, del lavoro, della casa, delle persone care. Dio non fa differenze tra coloro che soffrono.” E ripete che questo è l’ecumenismo del sangue. “Tutte le nostre comunità soffrono indistintamente per l’ingiustizia e l’odio cieco che il demonio scatena” ha detto il Papa “e vorrei in questa circostanza esprimere la mia vicinanza e la mia sollecitudine verso il Pastore Nicolas, la cui casa è stata recentemente saccheggiata e incendiata, come pure la sede della sua comunità.”

Per Papa Francesco è una sfida dell’unità: “ Come il Padre rifiuterebbe la grazia dell’unità, benché ancora imperfetta, ai suoi figli che soffrono insieme e che, in diverse circostanze, si dedicano insieme al servizio dei fratelli?”

La divisione è uno scandalo “perché è anzitutto contraria alla volontà del Signore. Essa è anche uno scandalo davanti a tanto odio e tanta violenza che lacerano l’umanità, davanti a tante contraddizioni che si innalzano di fronte al Vangelo di Cristo. Perciò, apprezzando lo spirito di mutuo rispetto e di collaborazione che esiste tra i cristiani del vostro Paese, vi incoraggio a proseguire su questa via in un servizio comune della carità. E’ una testimonianza resa a Cristo, che costruisce l’unità.”

Un coraggio da aggiungere “ alla perseveranza e alla carità, il servizio della preghiera e della riflessione in comune, nella ricerca di una migliore conoscenza reciproca, di una maggiore fiducia e di una maggiore amicizia, in vista della piena comunione di cui conserviamo la ferma speranza.”

Un cammino, dice il Papa di riconciliazione e di misericordia, un cammino lungo ma pieno di gioia e di speranza.” Poco prima della visita nella sede della nunziatura il Papa ha incontrato i vescovi del Centrafrica in forma privata.

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