Per papa Francesco i martiri sono eroi nazionali

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Dopo il saluto al popolo keniota papa Francesco è atterrato a Entebbe a 30 km dalla capitale Kampala, per la seconda tappa della sua missione pastorale in Africa, salutato dal presidente Yoweri Museveni. Appena messo piede nella terra ugandese è accolto da cori folkloristici, suonatori di tamburi e danzatori della tribù kiganda, l’etnia dominante nel regno tradizionale del Buganda.

Il percorso del corteo papale si dipana lungo strade gremite di folla in festa, i lampioni addobbati con festoni neri, gialli e rossi, i colori della bandiera nazionale, sotto la vigile sorveglianza di poliziotti. Una visita animata da alcuni gesti importanti per la comunità cristiana:

benedice la prima pietra angolare della chiesa in onore dei martiri, pianta un albero versandoci l’acqua con l’arcivescovo e i leader delle confessioni ortodossa e protestante; benedice anche la nuova statua di sant’Andrea Kaggwa, posta sul luogo del martirio. Nel discorso alle autorità civili e personalità della politica, dell’economia e della cultura della società ugandese, papa Francesco ricorda il motivo del suo viaggio: onorare i martiri ugandesi, che li ha definiti eroi nazionali, a 50 anni dalla proclamazione di papa Paolo VI:

“I martiri, sia cattolici che anglicani, sono autentici eroi nazionali. Essi rendono testimonianza ai principi-guida espressi nel motto ugandese: per Dio e per il mio Paese. Essi ci ricordano l’importanza che la fede, la rettitudine morale e l’impegno per il bene comune hanno rappresentato e continuano a rappresentare nella vita culturale, economica e politica di questo Paese.

Essi inoltre ci ricordano, nonostante le nostre diverse credenze religiose e convinzioni, che tutti siamo chiamati a cercare la verità, a lavorare per la giustizia e la riconciliazione, e a rispettarci, proteggerci ed aiutarci reciprocamente come membri dell’unica famiglia umana”.

L’altro motivo del viaggio papale è per attirare l’attenzione mondiale sul continente africano per uno sviluppo integrale dell’uomo: “La mia visita intende anche attirare l’attenzione verso l’Africa nel suo insieme, sulla promessa che rappresenta, sulle sue speranze, le sue lotte e le sue conquiste. Il mondo guarda all’Africa come al continente della speranza.

L’Uganda è stata veramente benedetta da Dio con abbondanti risorse naturali, che siete chiamati ad amministrare come custodi responsabili. Ma la Nazione è stata soprattutto benedetta attraverso il suo popolo: le sue solide famiglie, i suoi giovani e i suoi anziani”. Infine elogia il Paese per l’accoglienza riservata ai rifugiati, affrontando le sfide contemporanee con saggezza:

“Qui nell’Africa Orientale, l’Uganda ha mostrato un impegno eccezionale nell’accogliere i rifugiati, permettendo loro di ricostruire le loro esistenze nella sicurezza e facendo loro percepire la dignità che deriva dal guadagnarsi da vivere con un onesto lavoro. Il nostro mondo, segnato da guerre, violenze e diverse forme di ingiustizia, è testimone di un movimento migratorio di popoli senza precedenti.

Il modo in cui affrontiamo tale fenomeno è una prova della nostra umanità, del nostro rispetto della dignità umana e, prima ancora, della nostra solidarietà con i fratelli e le sorelle nel bisogno”. Questo sia un esempio al mondo perché da questi gesti silenziosi si coglie la civiltà di un popolo:

“In molti modi il nostro mondo diventa più solidale; tuttavia, nel medesimo tempo, assistiamo con preoccupazione alla globalizzazione della ‘cultura dello scarto’, che ci rende ciechi di fronte ai valori spirituali, indurisce i nostri cuori davanti alle necessità dei poveri e priva i nostri giovani della speranza”.

E mentre la notte scende papa Francesco è accolto con entusiasmo da catechisti ed insegnanti appartenenti all’Uganda National Council of Laity. I catechisti e gli insegnanti hanno un ruolo molto importante per la società ugandese ed il luogo è quello dove sono stati uccisi i martiri ugandesi: Munyonyo nel 1876.

Durante l’incontro è annunciato anche che al papa è dedicata una strada. Salutando i presenti papa Francesco ha evidenziato la parola ‘Maestro’: “Che bel titolo è questo! Gesù è il nostro primo e più grande maestro. San Paolo ci dice che Gesù ha dato alla sua Chiesa non solo apostoli e pastori, ma anche maestri, per edificare l’intero Corpo nella fede e nell’amore”.

Eppoi si rivolge ai catechisti, che hanno una parte rilevante nell’annuncio del Vangelo: “Voi insegnate quello che Gesù ha insegnato, istruite gli adulti e aiutate i genitori a crescere i loro figli nella fede e portate a tutti la gioia e la speranza della vita eterna. Grazie per la vostra dedizione, per l’esempio che offrite, per la vicinanza al popolo di Dio nella sua vita quotidiana e per i tanti modi con cui piantate e coltivate i semi della fede in tutta questa vasta terra! Grazie specialmente per il fatto di insegnare ai bambini e ai giovani come pregare”.

Ricorda che il loro impegno è santo: “Il messaggio che portate si radicherà tanto più profondamente nei cuori delle persone quanto più voi sarete non solo dei maestri, ma anche dei testimoni. Che il vostro esempio faccia vedere a tutti la bellezza della preghiera, il potere della misericordia e del perdono, la gioia di condividere l’Eucaristia con tutti i fratelli e le sorelle”.

Infine li saluta chiedendo di non dimenticare l’esempio dei martiri: “Essi hanno reso testimonianza alla verità che rende liberi; furono disposti a versare il proprio sangue per rimanere fedeli a ciò che sapevano essere buono, bello e vero. Siamo oggi qui in Munyonyo, nel luogo dove il Re Mwanga decise di eliminare i seguaci di Cristo.

Egli non riuscì in questo intento, così come il Re Erode non riuscì ad uccidere Gesù. La luce rifulse nelle tenebre e le tenebre non hanno prevalso. Dopo aver visto la coraggiosa testimonianza di sant’Andrea Kaggwa e dei suoi compagni, i cristiani in Uganda divennero ancora più convinti delle promesse di Cristo… Andate senza paura in ogni città e villaggio di questo Paese, per diffondere il buon seme della Parola di Dio, e abbiate fiducia nella sua promessa che tornerete festosi, con covoni ricolmi di un abbondante raccolto”.

Ed al termine un boato di gioia è esploso; il papa si congeda ricordando l’incontro con i giovani del giorno seguente.

Foto da Acistampa.it

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