Il Papa in Kenya: “Siate forti nella fede! Perché voi appartenete al Signore”

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La seconda giornata di Papa Francesco, in visita apostolica nelle terre africane, ha inizio alle 8,15 (ora locale) all’insegna del dialogo ecumenico ed interreligioso. Nel salone della Nunziatura Apostolica di Nairobi Lo attendono, infatti, i leader delle diverse confessioni cristiane e di altre tradizioni religiose presenti in Kenya. Dopo la presentazione di mons. Peter Kairo, Arcivescovo di Nyeri e incaricato del dialogo interreligioso, e dopo gli indirizzi di saluto del Rappresentante anglicano, l’Arcivescovo Eliud Wabukala, e del Rappresentante musulmano, Prof. Abdulghafur El-Busaidy, il Santo Padre Francesco pronuncia il suo discorso.

«Quando vengo a visitare i cattolici di una Chiesa locale – afferma Papa Francesco –, è sempre importante per me avere l’occasione d’incontrare i leader di altre comunità cristiane e di altre tradizioni religiose. È mia speranza che questo tempo trascorso insieme possa essere un segno della stima della Chiesa nei confronti dei seguaci di tutte le religioni e rafforzi i legami d’amicizia che già intercorrono tra noi».

Certamente non è possibile non tener conto delle sfide che nel contesto attuale pongono interrogativi precisi, «il dialogo ecumenico e interreligioso – sottolinea il Pontefice – non è un lusso. Non è qualcosa di aggiuntivo o di opzionale, ma è essenziale, è qualcosa di cui il nostro mondo, ferito da conflitti e divisioni, ha sempre più bisogno».

L’appartenenza ad un credo religioso non è marginale per la crescita culturale e spirituale della persona. Per questo motivo Papa Francesco ha sottolineato – in una società democratica e pluralistica come quella presente in Kenya – l’importante lavoro e la cooperazione tra i leader religiosi e le loro comunità; «Prendendoci cura della crescita spirituale delle nostre comunità, formando le menti e i cuori alla verità e ai valori insegnati dalle nostre tradizioni religiose, diventiamo una benedizione per le comunità nelle quali vive le nostra gente».

L’esigenza di un dialogo, l’amicizia e la collaborazione «nel difendere la dignità conferita da Dio ai singoli individui e ai popoli, e il loro diritto di vivere in libertà e felicità» è avvertito sensibilmente da più parti. Le religioni, a tal proposito, possono offrire un contributo valido «nell’instillare nei giovani i profondi valori spirituali delle rispettive tradizioni e nel preparare buoni cittadini, capaci di infondere nella società civile onestà, integrità e una visione del mondo che valorizzi la persona umana rispetto al potere e al guadagno materiale».

Papa Francesco sottolinea con fermezza che «il Dio che noi cerchiamo di servire è un Dio di pace», e «il suo santo Nome non deve mai essere usato per giustificare l’odio e la violenza». «Troppo spesso – prosegue il Pontefice – dei giovani vengono resi estremisti in nome della religione per seminare discordia e paura e per lacerare il tessuto stesso delle nostre società. Quant’è importante che siamo riconosciuti come profeti di pace, operatori di pace che invitano gli altri a vivere in pace, armonia e rispetto reciproco!».

Il Papa ricorda, poi, il cinquantesimo anniversario della Chiusura del Concilio Vaticano II, nel quale la Chiesa Cattolica ha assunto l’impegno del dialogo ecumenico ed interreligioso, un impegno che – precisa Francesco – «nasce dalla convinzione dell’universalità dell’amore di Dio e della salvezza che Egli offre a tutti. Il mondo giustamente si attende che i credenti lavorino insieme con le persone di buona volontà nell’affrontare i molti problemi che si ripercuotono sulla famiglia umana».

Al termine dell’incontro ecumenico e interreligioso, Papa Francesco si è recato in auto all’Università di Nairobi per la celebrazione della Santa Messa. L’accoglienza dei fedeli è stata calorosa e festosa. Nemmeno la pioggia e il fango hanno scoraggiato i numerosi pellegrini, pronti a tutto per non mancare a questo importante appuntamento. I volti sorridenti, i colori degli abiti tradizionali, le danze che animano con semplicità e gioia i cittadini delle terre africane sono state – e c’era da aspettarselo – il valore aggiunto di questa visita del Papa.

Noi apparteniamo a Dio – afferma Papa Francesco nel corso della sua omelia –, siamo la sua famiglia, per Lui siamo importanti, «il Signore ci dice (nel libro del profeta Isaia, ndr) che farà sgorgare acqua nel deserto, in una terra assetata; Egli farà sì che i figli del suo popolo fioriscano come erba e come salici lussureggianti. Sappiamo che questa profezia si è adempiuta con l’effusione dello Spirito Santo a Pentecoste. Ma vediamo anche che essa si compie dovunque il Vangelo è predicato e nuovi popoli diventano membra della famiglia di Dio, la Chiesa. Oggi ci rallegriamo perché si è realizzata in questa terra. Mediante la predicazione del Vangelo, anche voi siete diventati partecipi della grande famiglia cristiana».

La società del Kenya è contraddistinta da «una solida vita familiare, con un profondo rispetto per la saggezza degli anziani e con l’amore verso i bambini. La salute di qualsiasi società dipende dalla salute delle famiglie». La fede ci chiama a «sostenere le famiglie nella loro missione all’interno della società, ad accogliere i bambini come una benedizione per il nostro mondo e a difendere la dignità di ogni uomo e di ogni donna, poiché tutti noi siamo fratelli e sorelle nell’unica famiglia umana». Bisogna anche – precisa il Papa – saper opporre resistenza «alle pratiche che favoriscono l’arroganza negli uomini, feriscono o disprezzano le donne e minacciano la vita degli innocenti non ancora nati. Siamo chiamati a rispettarci e incoraggiarci a vicenda e a raggiungere tutti coloro che si trovano nel bisogno. Le famiglie cristiane hanno questa missione speciale: irradiare l’amore di Dio e riversare l’acqua vivificante del suo Spirito. Questo è particolarmente importante oggi, perché assistiamo all’avanzata di nuovi deserti, creati da una cultura del materialismo e dell’indifferenza verso gli altri».

I doni offerti dalla grazia di Dio, attraverso la fede, rafforzano la nostra vita e cambiano il nostro cuore, anche quando «sembriamo camminare “nella valle dell’ombra della morte” (cfr Sal 23,4)».

E qui, in modo particolare per i nostri giovani – dice il Pontefice – «nel cuore di questa Università, dove le menti e i cuori delle nuove generazioni vengono formati, faccio appello in modo speciale ai giovani della nazione. I grandi valori della tradizione africana, la saggezza e la verità della Parola di Dio e il generoso idealismo della vostra giovinezza vi guidino nell’impegno di formare una società che sia sempre più giusta, inclusiva e rispettosa della dignità umana. Vi stiano sempre a cuore le necessità dei poveri; rigettate tutto ciò che conduce al pregiudizio e alla discriminazione, perché queste cose – lo sappiamo – non sono di Dio».

Dio «vuole che tutti noi costruiamo la nostra vita sul saldo fondamento della sua parola», «ci chiede di essere discepoli missionari, uomini e donne che irradino la verità, la bellezza e la potenza del Vangelo che trasforma la vita. Uomini e donne che siano canali della grazia di Dio, che permettano alla sua misericordia, benevolenza e verità di diventare gli elementi per costruire una casa che rimanga salda. Una casa che sia un focolare, dove fratelli e sorelle vivano finalmente in armonia e reciproco rispetto, in obbedienza alla volontà del vero Dio, che ci ha mostrato, in Gesù, la via verso quella libertà e quella pace a cui tutti i cuori aspirano».

«Siate forti nella fede! Non abbiate paura!» – conclude Papa Francesco – «Perché voi appartenete al Signore». «Mungu awabariki! (Dio vi benedica!) – dice infine – Mungu abariki Kenya! (Dio benedica il Kenya!).

Foto: Martha Calderon /Aci group

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