Unica è la Sposa di Cristo: confronto tra cattolici ed ortodossi

Condividi su...

A Bari fino al 25 novembre si svolge il convegno annuale dell’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana dal titolo: ‘Unica è la Sposa di Cristo: le relazioni tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse nel loro insieme’ con la presenza del card. Walter Kasper, già presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, e molti vescovi e archimandriti delle Chiese Ortodosse e Chiese Orientali Ortodosse e delle Chiese cattoliche di rito bizantino presenti in Italia.

La Costituzione dogmatica, ‘Lumen Gentium’, riprende alcune immagini di comunione ecclesiale: “La Chiesa infatti è un ovile, la cui porta unica e necessaria è Cristo. E’ pure un gregge, di cui Dio stesso ha preannunziato che ne sarebbe il pastore, e le cui pecore, anche se governate da pastori umani, sono però incessantemente condotte al pascolo e nutrite dallo stesso Cristo, il buon Pastore e principe dei pastori, il quale ha dato la vita per le pecore.

La Chiesa è il podere o campo di Dio. In quel campo cresce l’antico olivo, la cui santa radice sono stati i patriarchi e nel quale è avvenuta e avverrà la riconciliazione dei Giudei e delle Genti. Essa è stata piantata dal celeste agricoltore come vigna scelta. Cristo è la vera vite, che dà vita e fecondità ai tralci, cioè a noi, che per mezzo della Chiesa rimaniamo in lui, e senza di lui nulla possiamo fare”.

Al direttore dell’Ufficio nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della Cei, don Cristiano Bettega, abbiamo chiesto di spiegarci la finalità che si pone questo convegno di studio: “La finalità è quella di dare la possibilità di capire più approfonditamente la posizione della Chiesa cattolica e di quella ortodossa sull’ecclesiologia. E’ un convegno di studi nel quale ci si confronta tra le due posizioni per cercare di capire cosa ci accomuna e cosa ci differenzia; capire anche se le differenze, che pur ci sono tra le due Chiese, più che distanziarle le possono arricchire, per avvicinarci sempre più al Vangelo”.

Il convegno si svolge a Bari, il cui patrono è san Nicola: può essere preso a modello per un nuovo dialogo ecumenico?
“Abbiamo scelta la città, perché la tomba di san Nicola è meta di pellegrinaggi per cattolici ed ortodossi. La venerazione e la preghiera a san Nicola sono due realtà che uniscono cattolici ed ortodossi. San Nicola è del IV secolo e quindi testimone di una chiesa ancora unita: egli è un grande testimone di questa unità. Inoltre Bari è una città in cui cattolici ed ortodossi si ritrovano insieme per questa venerazione del Santo”.

La ‘Nostra Aetate’ ha compiuto 50 anni in questo anno: quali prospettive per un cammino di comunione tra le due Chiese?
“Prevalentemente l’enciclica tratta del dialogo tra le religioni, mentre l’enciclica che tratta dell’unità tra cristiani è ‘Unitatis Redintegratio’. Però penso che l’occasione dell’anniversario diventa preziosa per capire cosa è stato fatto e soprattutto per fare una verifica su quanto essa ha detto cinquanta anni fa e non siamo riusciti a comprendere.

L’occasione ci può servire come incoraggiamento per essere più sinceri nel dialogo tra le religioni. Nel dialogo tra i cristiani ha qualcosa da dire, perché afferma che come cristiani proveniamo dall’ebraismo, che non lo possiamo eliminare dalla nostra riflessione e dalla nostra liturgia. Se riuscissimo a capire il grande legame con il mondo ebraico, già di riflesso ci sarebbe un grande avvenimento ecumenico”.

Come può essere ricomposta l’unità tra i cristiani, partendo dal ‘primato di Pietro’?
“Bisognerebbe prendere sul serio le parole di san Giovanni Paolo II, quando nel 1995 nell’enciclica ‘Ut unum sint’ aveva chiesto ai cristiani non cattolici di aiutarlo a capire quale può essere il senso del servizio del papa. In seguito sono stati fatti molti studi ed incontri senza giungere a qualcosa di preciso.

Però su tale argomento ora papa Francesco sta offrendo una grande occasione, perché interpreta il ruolo di papa non come uno che comanda, ma come uno che fa di tutto per tenere insieme le persone. Tutti dovremmo riconoscere che il papa, nella visione evangelica, non è l’imperatore ma il primo dei servi. Il primo servizio del papa è quello di tenere uniti tutti i fratelli, quindi tutti i cristiani”.

Free Webcam Girls
151.11.48.50