A Capodarco di Fermo in scena le frontiere

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‘Per una professione non rassegnata’: si intitola così l’intervento di Enzo Iacopino che aprirà il 22° seminario per i giornalisti organizzato da Redattore sociale presso la Comunità di Capodarco di Fermo, dal 27 a 29 novembre, e intitolato quest’anno ‘Frontiere’. Iacopino, presidente dell’Ordine nazionale che sta per concludere il suo secondo mandato triennale, darà il via alle due sessioni principali del primo pomeriggio di lavori, venerdì 27 novembre.

Due confronti inediti: il primo sulle tendenze sociali del cristianesimo tra il presidente della Comunità don Vinicio Albanesi e il vaticanista Luigi Accattoli; il secondo sulle ‘Frontiere del welfare’, tra lo studioso e ideatore dell’Alleanza contro la povertà, Cristiano Gori, e uno degli esponenti del governo più competenti in materia, il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta.

Previsto anche un intervento nel nuovo presidente di Idos, Ugo Melchionda (successore di Franco Pittau), sui paradossi dell’immigrazione in Italia, intervento che farà da prologo alla mattinata monotematica di sabato 28 novembre: quattro ore di lavori con alcuni tra i maggiori esperti su ‘Cosa c’è da sapere, oggi, sulle migrazioni’.

Il capo di Medici senza frontiere in Italia, Loris De Filippi, il responsabile immigrazione di Caritas Italiana, Oliviero Forti, l’avvocata esperta di diritti umani, Alessandra Ballerini, saranno al centro di tre workshop paralleli organizzati idealmente lungo le rotte dei migranti viaggiano verso l’Europa. Accanto a loro i giornalisti Valerio Cataldi, Raffaella Cosentino, Eleonora Camilli, Mariangela Paone, Abbas Kazimi e l’attivista Yasmine Accardo.

A seguire due incontri in plenaria su ‘Come raccontare tutto questo’: il primo con Jacopo Ottaviani, giovane ‘mago’ delle infografiche che elencherà i suoi ‘5 principi per usare bene i numeri’. Il secondo con il giornalista e scrittore Alessandro Leogrande, che il 10 novembre ha mandato in libreria il suo ‘La frontiera’ (Feltrinelli), uno dei libri di ‘giornalismo narrativo’ più interessanti degli ultimi anni in Italia. Accanto a lui Siid Nefash, attivista del Coordinamento Eritrea democratica, per un approfondimento sulla ininterrotta migrazione verso l’Europa dell’ex colonia italiana in Africa.

Il confronto è sulla modalità di comunicare l’informazione, in quanto lo studioso americano Charles Seife sostiene che l’informazione è sempre più eterodiretta. La selezione di cosa pubblicare non si deve solo alle redazioni giornalistiche, ma anche ad altri fattori: “Per esempio, a ciò che viene maggiormente cercato su Google; o a ciò che è più condiviso su Facebook.

Sono i motori di ricerca e i social network a generare la fetta ormai principale del traffico sui siti di notizie, dunque non si può ignorare la loro forza. Anzi, non si può evitare di esserne spesso condizionati in modo invasivo. Unito alle note difficoltà in cui il web ha contribuito a gettare buona parte del giornalismo tradizionale, questo scenario restringe ulteriormente la varietà di argomenti che i mass media scelgono di trattare.

Prevale ciò che emoziona, purché lo faccia velocemente; vince quello che vuole ‘il popolo di internet’… Tutto questo mentre il mondo non sta semplicemente cambiando al suo ritmo naturale, ma sembra trovarsi, per molti aspetti, di fronte a vere e proprie frontiere. Frontiere geografiche, innanzitutto, con lo spostamento epocale di intere popolazioni da un continente all’altro a causa di guerre, persecuzioni, povertà, degrado ambientale.

Frontiere che riguardano la sostenibilità del nostro benessere, nella misura in cui è regolato dai sistemi di welfare. Frontiere di quella convivenza tra diverse fedi che, seppure non sia mai stata facile, appare in crescente pericolo. Frontiere, infine, tra comportamenti consolidati e dalle precise conseguenze economiche (crescita, disponibilità illimitata di risorse, equilibrio demografico…) e nuovi modi di vivere da assorbire al più presto”.

Perciò il giornalismo è obbligato a trovare prima possibile forme inedite per raccontare queste frontiere, salvaguardando l’informazione di qualità per tutti e rendendo questo mestiere nuovamente sostenibile e autonomo nelle sue scelte.

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