Crossmagazine racconta la fede con lo sport

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Papa Francesco, nell’intervista concessa al giornale olandese di strada Straatnieuws, ha raccontato la sua passione per lo sport: “Mi ricordo che scappavo da casa e andavo a giocare a calcio con i ragazzi dopo la scuola… A Buenos Aires quelli che giocavano come me, li chiamavano pata dura. Che vuol dire avere due gambe sinistre. Ma giocavo, facevo il portiere tante volte”.

Questa è una delle tante storie raccontate nel nuovo sito www.crossmagazine.it , ideato e curato da Lorenzo Galliani, giornalista di Avvenire, a cui abbiamo chiesto di spiegarci perché ha ideato un giornale online che parla di sport e fede: “La Chiesa ha la consapevolezza, e non da ieri, di quanto lo sport possa fare per contribuire alla costruzione di un mondo migliore. ‘E’ una scuola di pace’, ha detto papa Francesco alla vigilia dei mondiali di calcio del 2014.

E papa Giovanni XXIII, oltre mezzo secolo prima, aveva spiegato che nello sport ‘possono trovare sviluppo le vere e forti virtù cristiane’. Non c’è bisogno di scomodare altri papi e teologi: siamo tutti un pò in debito nei confronti degli oratori, con i loro campetti a volte un po’ improbabili (qualche esempio? Due maglie per terra al posto dei pali; niente fallo laterale, si fa la sponda con il muretto). Una testimonianza, non l’unica, di come il legame tra sport e fede sia davvero stretto. Merita di essere raccontato”.

Quali obiettivi si propone il giornale?
“Quando ho fondato Cross Magazine, un paio di amici e colleghi, in gamba, mi hanno detto: ‘Sport e fede? Curioso, però non riuscirai a scrivere più di un articolo al mese’. Di solito sono io a non azzeccare una previsione, per una volta è toccato a loro. Dopo i primissimi giorni di rodaggio, direi che l’obiettivo minimo è riuscire a stare sul pezzo e seguire con attenzione questa realtà.

A volte intervistando volti noti dello sport (l’esordio è stato con Sandro Mazzola che ha ricordato gli anni passati a giocare nel campetto della parrocchia), ma raccontando lo sport partendo, più che dai risultati, dalle storie di umanità che vi sono dietro”.

A chi si rivolge?
“Immagino che la risposta perfetta sia ‘da 0 a 99 anni’, come sta scritto in molte scatole dei giochi da tavolo. E in effetti non c’è una fascia di età ideale per interessarsi di sport e fede, sport e sociale. Poi è vero che io, per deformazione mia (colpa dei sei anni da animatore di un campo estivo? Chissà) faccio fatica a non avere come punto di riferimento i bambini e i giovani. Che in genere sono quelli più in grado di vivere lo sport in modo sano”.

Quali storie ‘sportive’ si vuole raccontare?
“In ‘Un assist dal cielo’ (edizioni Elledici, prefazione di Dino Zoff) avevo raccontato storie di campioni che avevano lasciato il professionismo (in tre parole: carriera, soldi, fama) per entrare in seminario e convento. In questa scelta coraggiosa, compiuta quasi sempre davanti a parenti e amici a dir poco perplessi (‘Migliaia di allenamenti per arrivare in serie A e adesso molli tutto?’), si sono portati dietro i valori dello sport: l’attenzione alle regole, il valore dato alla fatica e allo stare in squadra.

Storie di questo tipo crossmagazine.it ne raccoglierà, in una sezione chiamata ‘ConVocazioni’. Ci saranno però contenuti più legati all’attualità (rispondo a queste domande il giorno in cui in Vaticano è premiato un maratoneta malato di tumore che, invece di arrendersi al male, ha fondato una Onlus per sostenere persone ancora più sofferenti di lui), fino alle testimonianze di fede (semplici, non urlate) di sportivi credenti. Gli articoli saranno brevi, per facilitare una lettura, speriamo, agile, e corredati da foto o video”.

Quale importanza ha la parola ‘sport’ nel vocabolario di papa Francesco?
“E’ il tema che, nel mio piccolo, ho cercato di approfondire nel mio contributo a un libro della Elledici in uscita in questi giorni (si chiama proprio ‘Il vocabolario di papa Francesco’), curato dal giornalista salesiano Antonio Carriero.

Jorge Mario Bergoglio, a 9 anni, andò allo stadio a vedere tutte le partite casalinghe, più una trasferta, del San Lorenzo, nell’anno del titolo (a proposito: per restare in tema, parliamo di una società fondata da un sacerdote salesiano). Suo padre aveva giocato a basket, prima in Italia poi in Argentina.

Una Chiesa che esce dalle chiese per annunciare la buona notizia non può liquidare una partita di pallone come frivolezza. Spesso e volentieri è uno dei luoghi della gioia. Anche se, ripensando a certe retrocessioni del mio Bologna, potrei non essere d’accordo con me stesso”.

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