La Chiesa e la rinascita di Roma nell’anno giubilare

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In vista del giubileo della Misericordia la Chiesa di Roma desidera ‘con tutto il cuore’ contribuire alla sua rinascita spirituale, culturale e sociale, chiedendo la pratica delle opere di misericordia: è questa la richiesta della ‘Lettera alla Città’ che il cardinale vicario Agostino Vallini, unitamente al Consiglio pastorale diocesano, ha inviato ‘alle donne e agli uomini che vivono a Roma’.

Il documento ribadisce l’impegno della Chiesa ad impegnarsi ‘in una nuova stagione di rinnovamento spirituale, di evangelizzazione culturale e di impegno sociale, sostenuti dalla forza della fede, per raggiungere le periferie geografiche ed esistenziali’ della città. Il card. Vallini ha sottolineato che il giubileo può essere una nuova ripartenza per Roma:

“Il Giubileo può essere una ripartenza, può immettere in ciascuno di noi e poi travasare nel tessuto sociale cittadino energie positive che ci rendano capaci di superare i mali che ci affliggono per cooperare insieme al cambiamento, per avviare processi di vero sviluppo umano, che superando un troppo spinto individualismo che genera soltanto una moltitudine di solitudini, promuova meccanismi di socializzazione. E’ dunque un’opportunità da non perdere per una evoluzione nel sentire profondo e negli stili di vita, un uscire da se stessi per cercare gli altri, un ‘autotrascendersi’, infrangendo l’isolamento delle coscienze”.

E, per evitare sterili polemiche sull’intrusione della Chiesa nella questione politica romana, il cardinale ha sottolineato: “La Chiesa non ha smania di protagonismo, né intende dare lezioni a nessuno, e neppure puntare il dito o condannare persone e istituzioni, verso le quali anzi nutre rispetto e offre, per quanto le compete, collaborazione cordiale, consapevole che la gestione della cosa pubblica è cosa complessa, tanto più a Roma…

Scopo di questa Lettera alla città dunque è di condividere gli affanni della nostra città, fare la sua parte, essere compagni di strada di tutti gli uomini di buona volontà, e incoraggiare a non perdersi d’animo dinanzi alle sfide che abbiamo davanti”. Quindi ha invitato i cristiani ad impegnarsi per il bene della città, condividendone gli affanni: “La nostra città vive un momento di transizione e di crisi.

La corruzione, l’impoverimento urbanistico e ambientale, la crisi economica hanno investito pesantemente lo spazio fisico, l’identità collettiva e la coesione sociale. Aumentano le povertà, non solo materiali, che alimentano nuovi e profondi squilibri. La sfiducia nelle istituzioni civili e la perdita del senso di appartenenza sociale producono stili di vita sempre più individualistici. Ne conseguono forti tensioni sociali, in particolare di fronte alla sfida dell’immigrazione. L’assetto urbanistico, oggi ulteriormente polverizzato, non ha aiutato l’integrazione”.

Per questo il card. Vallini ha affermato che la Chiesa in questo Anno Santo della Misericordia desidera agire affinché Roma diventi sempre più abitabile e felice: “Quotidianamente Caritas diocesana, parrocchie e organizzazioni caritative sono investite direttamente dai problemi che richiedono risposte a favore di chi non ha una casa o ha perso il lavoro, dei padri e madri separati, degli anziani, degli immigrati o dei senza fissa dimora.

A tutto ciò esse rispondono come è a loro possibile. Ma è urgente intervenire con politiche che attivino processi concreti atti a realizzare gradualmente soluzioni di equità sociale e di solidarietà”. In questa equità sociale la comunità cristiana ha il compito di promuovere la cultura dell’incontro: “Gli immigrati devono essere accolti come persone e aiutati, insieme alle loro famiglie, a integrarsi nella città e nella vita sociale.

Purtroppo, non esistono formule certe per raggiungere al meglio questo obiettivo; ma possono e devono essere ricercate strategie efficaci e condivise. La comunità cristiana è impegnata a promuovere la cultura dell’incontro. Cittadini e immigrati, con le associazioni e i rappresentanti delle istituzioni, possono incontrarsi anche nelle parrocchie per dialogare, ascoltarsi, progettare insieme, e in questo modo superare il sospetto e il pregiudizio e costruire una convivenza più sicura, pacifica ed inclusiva, nel rispetto di tutte le minoranze”.

Questo nuovo compito può essere svolto se si promuovono seri percorsi culturali: “Il primo compito di una comunità che si preoccupa del futuro è l’impegno all’educazione culturale e morale. Non a caso la Chiesa Italiana ha scelto come obiettivo pastorale del decennio corrente l’impegno per ‘Educare alla vita buona del Vangelo’. Tutti siamo chiamati in causa: singoli, famiglie, istituzioni…

La comunità civile di Roma deve adoperarsi concretamente per procurare ad ogni cittadino e ad ogni famiglia lo sviluppo e il pieno esercizio della dignità umana, in una equilibrata relazione tra tutti gli ambienti nei quali si esercita la vita sociale. La classe dirigente è chiamata a fare il possibile per garantire a tutti dignità piena e il necessario per formare e mantenere una famiglia.

Assicurare ad ogni famiglia la casa, il lavoro, l’assistenza sanitaria e il diritto primario ad educare, è l’impegno inderogabile a cui deve tendere la classe dirigente nell’esercizio dei suoi poteri e delle sue responsabilità pubbliche. Occorre sviluppare la consapevolezza diffusa che una buona società non può esistere senza un impegno civile e politico svolto con competenza, dedizione e nobiltà di spirito”.

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