Inps e il ‘tesoro’ degli immigrati

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Nell’udienza generale concessa sabato scorso ai dipendenti dell’Inps papa Francesco ha affermato che non bisogna: “dimenticare l’uomo: questo è l’imperativo. Amare e servire l’uomo con coscienza, responsabilità, disponibilità. Lavorare per chi lavora, e non ultimo per chi vorrebbe farlo ma non può. Farlo non come opera di solidarietà, ma come dovere di giustizia e di sussidiarietà. Sostenere i più deboli, perché a nessuno manchi la dignità e la libertà di vivere una vita autenticamente umana”.

Nel suo saluto iniziale il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha affermato che i poveri sono al centro dell’Istituto di previdenza: “L’Inps è oggi conosciuto in Italia come l’istituto della previdenza. Vuole anche essere l’Istituto che aiuta i poveri in modo sistematico, così come fanno la Chiesa, le organizzazioni del volontariato e i Comuni. Questa amministrazione vuole essere al servizio di chi si trova in stato di bisogno”.

E proprio nei giorni scorsi è stato presentato il rapporto Worldwide Inps, dove è stato individuato un ‘tesoretto’ da 3.000.000.000 di euro di contributi pensionistici non riscossi: è questo il valore dei contributi versati in Italia da quegli immigrati poi rientrati al Paese d’origine senza farsi liquidare la pensione, come ha detto spiegando che si tratta di un ‘fenomeno in crescita’.

Infatti nelle casse dell’Inps ci sono € 3.000.000.000 di contributi pensionistici non riscossi, che ‘appartengono’ a quasi 200.000 stranieri con oltre 66 anni e 3 mesi con contribuzione Inps, e quindi titolati ad incassare la pensione, che però non hanno ricevuto alcuna prestazione.

Per questo, ha ipotizzato il presidente dell’Istituto Tito Boeri, si potrebbe istituire un fondo per le politiche di integrazione degli immigrati alimentato proprio da queste risorse. Comunque il “fenomeno è in crescita, anche se per i nuovi iscritti dal 1996 non è più richiesta anzianità contributiva minima per accedere alla pensione di vecchiaia a 66 anni (più i mesi di adeguamento alla speranza di vita).

Ma ai 3.000.000.000 già acquisiti potrebbero aggiungersi in futuro altri 12.000.000.000, perché le generazioni di immigrati dal 1949 al 1981 (che non hanno ancora maturato requisiti di vecchiaia) hanno 4.200.000 posizioni contributive aperte prima del ’96 (quindi soggette ai requisiti contributivi minimi), che hanno erogato contributi per oltre 56.000.000.000 di euro.

Per quanto riguarda le pensioni erogate all’estero esse, sono circa 400.000 trattamenti pensionistici all’anno per un importo complessivo di oltre 1.000.000.000 di euro in più in 150 Paesi. Il 61% delle pensioni pagate all’estero nel 2014 sono di vecchiaia o anzianità, il 4% di invalidità e il 35% sono erogate ai superstiti.

Di queste, più del doppio delle pensioni di anzianità/anticipata sono erogate a favore di pensionati uomini, a conferma del fatto che l’emigrazione maschile è stata più numerosa di quella femminile e della circostanza che, per il loro tradizionale ruolo nell’organizzazione familiare tradizionale e per le difficoltà ad accedere al mondo del lavoro, non sempre le donne hanno maturato contribuzione utile per accedere alle pensione. Di converso, i titolari di pensioni ai superstiti sono perlopiù donne.

Tale rapporto è talmente sbilanciato a loro favore che ne risulta condizionato il dato riferito al numero totale delle pensioni erogate all’estero, il cui bilancio complessivo risulta a favore del genere femminile.

Da uno sguardo più dettagliato ai flussi emerge che il 71% dei pensionati emigrati negli ultimi cinque anni si è trasferito in altri Paesi europei, il 10% in America settentrionale e il 6% in America meridionale. Raffrontando il 2014 al 2010, le percentuali di incremento maggiore si registrano in Oceania (+257%), Africa (+164%) ed America centrale (+114%). Considerando i pensionati delle gestioni private e pubbliche emigrati dall’Italia dal 2010 al 2014, l’importo dei trattamenti pensionistici loro corrisposti ammonta a € 300.650.009.

Per quanto riguarda gli immigrati il presidente Boeri così ha inquadrato la situazione: “Negli ultimi anni gli stranieri versano mediamente contributi annui tra i 7 e gli 8 miliardi. Se anche solo il 5% (rispetto al 21% riscontrato sui nati ante 1949) di questi contributi non dà luogo a prestazioni, si ha un flusso di free riding annuale di circa 375.000.000 di euro, che si capitalizza nel corso del tempo”.

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