San Carlo Borromeo padre misericordioso

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In una delle molte preghiere scritte san Carlo Borromeo, la cui solennità è stata ricordata il 4 novembre, ha affermato: “Signore Dio, questo mio cuore è tutto tuo, altro non ama, altro non vuole, altro non desidera che te solo: attiralo a Te, Signore Dio, ed innamoralo perfettamente di Te”.

Questa tensione alla Croce è stata ricordata dal card. Angelo Scola, commemorando la sua festività: “San Carlo fu un pastore acceso dal fuoco di una carità immensa che nutrì la sua continua, indefessa azione di riforma, la quale, come bene è stato detto, ancora oggi possiamo valorizzare e di cui il Seminario resta, pur nel necessario cambiamento, una potente espressione. Questa esperienza partiva dalla sua persona e poteva poi, così, ampliarsi alla Chiesa e alla società intera.

Non esiste possibilità di riforma nella Chiesa se il calco originario, posto dal Fondatore e dalla Comunità apostolica, non viene mantenuto, anche se guardato dal prisma di tante e differenti angolazioni”. Il card. Scola ha ricordato la grande azione riformatrice del santo milanese, che ha stimolato il papa a portare a termine il Concilio di Trento: “La categoria di riforma è legata all’approfondirsi dell’autocoscienza e della santità della Chiesa, cioè della sua persona viva e di tutto il suo personale.

Possiamo interrogarci, bloccarci, scandalizzarci di certi comportamenti di noi uomini di Chiesa, ma questo deve essere punto di partenza per la domanda di cambiamento che è in ciascuno di noi perché, noi per primi, siamo di scandalo a noi stessi. E’ lo Spirito che assicura alla Sposa un’autocoscienza più acuta, una tensione adeguata alla Santità e dispone i cristiani a proporre tutto questo fino al martirio del sangue o della pazienza, come finora è stato per noi.

La categoria di riforma mette, quindi, in evidenza il primato della fede poiché essa stessa, in tutta la sua ampiezza, è la riforma ecclesiale di cui abbiamo bisogno”. Secondo l’arcivescovo l’azione riformatrice di san Carlo Borromeo è stata dettata da amore per la Chiesa: “Fu solo la passione per Cristo e per i fratelli a nutrire la sua continua, indefessa azione di riforma.

Una riforma che partiva sempre dalla sua stessa persona per dilatarsi poi, in modo virtuoso ed inarrestabile, alla Chiesa e all’intera società. Riforma, cioè una nuova forma per la vita della Chiesa”.

E nel giorno del funerale (4 novembre 1584) il francescano milanese, padre Francesco Panigarola, pronunciò l’orazione funebre, che fu pubblicata dopo pochi mesi con il titolo ‘In morte e sopra il corpo dell’illustrissimo Carlo Borromeo, cardinale di Santa Prassede et arcivescovo di Milano’, in quanto aveva condiviso con l’arcivescovo milanese momenti della sua attività pastorale verso i bisognosi, soprattutto nel tempo della peste, di manzoniana memoria:

“Poverello: come ardeva di amore, come si struggeva per te [Milano]: poveri artigiani, donne, fanciulli, mendichi, che tutti avete perso il padre, ditelo voi, alle vostre scuole di dottrina cristiana, alle vostre confraternite, alle vostre compagnie, con che dolcezza veniva? Come trattava con tutti? Come accarezzava tutti? Come nelle occasioni di potervi giovare si vedeva, ch’egli rideva tutto e giubilava?

Udienza più grata chi la diede mai? Ne più spedita, ne più amorevole? Per gli castelli, e per le più povere ville un contadino, una contadina come era sentita da lui? Come degnata? Come consolata?.. Nel tempo della peste, ò milanesi; in quel tempo vi raccordate voi, che erano desolate le vostre strade, chiuse le vostre porte, proibiti i comerci, rifiutate le lettere, piena di erbe la terra, infetta l’aria, disabitate le case, ogni cosa campane, ogni cosa croci, ogni cosa cataletti, ogni cosa morta?

E allora Città mia, quando la moglie fuggiva il marito, il marito la moglie, il figlio il padre, il padre il figlio, il fratello la sorella, la sorella il fratello; allora dico, madre, padre, figlio, fratello, sorella e marito, chi ti era, se non questo santissimo uomo? Che fatto ardito dal molto amore, ch’egli ti portava, senza un timore al mondo, nelle capanne, nelle case, nei lazzaretti entrava, ai letti veniva, infine le vesti adoperava per soccorrerti?

Di mano proprio i sacramenti dava, e mentre per le strade passava, più geloso di te, che di se stesso, ti avvisava, che non ti aprossimassi a lui, il quale per soccorrerti, non si avvertiva di avvicinarsi a te: ò bravura, ò fortezza…”

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