Gli italiani ritornano migranti

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Nelle scorse settimane il Ministro dell’Interno britannico, Theresa May, ha dichiarato sulle colonne del Sunday Times la sua intenzione di agire affinché gli accordi di Schengen sulla libera circolazione dei cittadini comunitari all’interno dell’Unione Europa vengano rivisti in senso più restrittivo.

Le parole del Ministro dell’Interno stanno preoccupando soprattutto chi opera a favore delle comunità italiane residenti a Londra, ma anche in altre capitali europee. Infatti, gli italiani sono nel Regno Unito una comunità numerosa di circa 238.000 unità, secondo i dati ufficiali dell’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, in crescita costante negli ultimi anni. Il dato è stato documentato dal Rapporto Italiani nel Mondo 2015 della Fondazione Migrantes, secondo cui i cittadini italiani espatriati nel Regno Unito al 1° gennaio del 2015 sono 13.425, il 3,8% in più rispetto al 2014.

La Fondazione Migrantes aveva già messo in evidenza nel 2014 un boom di espatri verso il Paese anglosassone, + 71,5% dal 2013 al 2014, riflettendo sulla composizione demografica e sull’inserimento socio-economico dei connazionali che avevano scelto questa meta. E l’Italia che emigra è soprattutto la Lombardia, con 16.418 persone, seguita da Veneto con 8.743 e Lazio con 8.211.

Gli italiani iscritti all’Aire sono 4.400.000, il 7,5% della popolazione, secondo i dati del Rapporto Italiani nel mondo. Dal rapporto emerge che è l’Argentina la principale meta degli italiani, con 725.000 italiani residenti; seguono la Germania, meta preferita da laziali e veneti ed il Brasile, che è prediletto dai lombardi.

Tale statistica è confermata dall’ultimo ‘Rapporto Giovani’ dell’Istituto Toniolo, presentato a Treviso nell’ambito del ‘Festival della Statistica e della Demografia’, da cui emerge che il 90% dei giovani italiani (da un panel di 1.000 giovani tra i 18 e i 32 anni è convinto che andarsene dall’Italia sia divenuta una vera e propria necessità per trovare adeguate) opportunità di lavoro.

Infatti i dati dell’indagine dicono che l’83,4% degli intervistati è disposto a cambiare città stabilmente per trovare migliori possibilità di lavoro e di questi ben il 61,1%, quindi per la prima volta ben oltre la maggioranza dei giovani, si dichiara disponibile a cercare lavoro all’estero. E tra chi è disponibile ad andare all’estero, oltre uno su tre sta concretamente valutando la possibilità di farlo entro il 2016.

Va in ogni caso considerato che nelle nuove generazioni è forte anche l’aspetto positivo della mobilità, ovvero quello di poter fare nuove esperienze e confrontarsi con altre culture, indicato dal 74,8% degli intervistati. I paesi che i giovani italiani considerano più attrattivi come esperienza di lavoro (non necessariamente definitiva) sono nell’ordine: Australia, USA e Regno Unito. Assieme raccolgono oltre la metà delle risposte (il 54,8%).

Si tratta di paesi che oltre ad offrire buone occasioni hanno anche il vantaggio di avere l’inglese come lingua. Segue poi la Germania, paese che presenta una disoccupazione giovanile particolarmente bassa. A distanza Canada, Francia, Austria, Svizzera e Belgio. Bassa la percentuale di chi indica la Spagna (1,5%), attrattiva in passato ma colpita, con la crisi, da tassi di disoccupazione giovanile molto elevati.

Il prof. Alessandro Rosina, uno dei curatori del Rapporto, a tal proposito ha affermato: “La migrazione italiana negli ultimi anni è decisamente cambiata. Non si tratta più di connazionali che prendono il treno un pò spaesati e con al braccio valige di cartone, ma di giovani dinamici, intraprendenti, affamati di nuove opportunità e con un tablet pieno di appunti su progetti e sogni da realizzare. I motivi sono vari.

Da un lato la generazione dei Millennial considera del tutto naturale muoversi senza confini. Sono sempre più consapevoli che la mobilità internazionale è di per sé positiva, perché consente di aprirsi al mondo, conoscere diverse culture, arricchire il proprio bagaglio di esperienze, ampliare la rete di relazioni.

Dall’altro lato il sempre più ampio divario tra condizioni lavorative delle nuove generazioni e possibilità di valorizzazione del capitale umano in Italia rispetto agli altri paesi avanzati e in maggiore crescita, porta sempre più giovani a lasciare il paese non solo per scelta ma anche per non rassegnarsi a rimanere a lungo disoccupati o a fare un lavoro sotto inquadrato e sottopagato”.

I Paesi scelti dagli italiani come destinazione all’estero sono quelli dell’Europa occidentale: Regno Unito (13.000 emigrati), Germania (oltre 11.000), Svizzera (10.000), Francia (8.000). Le migrazioni da e per l’estero di cittadini italiani con più di 24 anni di età (pari a 20.000 iscrizioni e 62.000 cancellazioni) riguardano per oltre il 30% del totale individui in possesso di laurea.

Dal 2007 al 2013 il saldo migratorio positivo con l’estero ha più che compensato il saldo naturale negativo (nascite meno decessi), contribuendo in modo esclusivo alla crescita della popolazione, anche se in misura decrescente. A conti fatti, il numero di emigrati italiani è pari a 82.000 unità, il più alto degli ultimi 10 anni, in crescita del 20,7% rispetto al 2012.

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