Gitani, cappellani militari e Sinodo caldeo nell’intensa giornata post-sinodale di Papa Francesco

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Giornata post-sinodale intensa per Papa Francesco, con la mattinata culminata con l’udienza al Popolo gitano in pellegrinaggio a Roma, una festa di suoni e di colori. In precedenza, il Santo Padre aveva incontrato i Cappellani militari e il Sinodo della Chiesa Caldea.

A Rom e Sinti il Papa dice parole di speranza e si augura che si operi per “sradicare pregiudizi secolari, preconcetti e reciproche diffidenze che spesso sono alla base della discriminazione, del razzismo e della xenofobia. Nessuno si deve sentire isolato e nessuno è autorizzato a calpestare la dignità e i diritti degli altri. È lo spirito della misericordia che ci chiama a batterci perché siano garantiti tutti questi valori.”

“Ho potuto vedere le condizioni precarie in cui vivono molti di voi, dovute alla trascuratezza e alla mancanza di lavoro e dei necessari mezzi di sussistenza – ha detto al termine di un’ora di canti e balli gitani -. Ciò contrasta col diritto di ogni persona ad una vita dignitosa, a un lavoro dignitoso, all’istruzione e all’assistenza sanitaria. L’ordine morale e quello sociale impongono che ogni essere umano possa godere dei diritti fondamentali e debba rispondere ai propri doveri”.

“Su questa base – ha spiegato ancora – è possibile costruire una convivenza pacifica, in cui le diverse culture e tradizioni custodiscono i rispettivi valori in atteggiamento non di chiusura e contrapposizione, ma di dialogo e integrazione. Non vogliamo più assistere a tragedie familiari in cui i bambini muoiono di freddo o tra le fiamme, o diventano oggetti in mano a persone depravate, i giovani e le donne sono coinvolti nel traffico di droga o di esseri umani. E questo perché spesso cadiamo nell’indifferenza e nell’incapacità di accettare costumi e modi di vita diversi dai nostri”.

Prima il Papa aveva incontrato i cappellani militari ricordando come la guerra “sfigura i legami tra fratelli” mentre il diritto umanitario “si propone di salvaguardare i principi essenziali si umanità in un contesto, quello della guerra, che è in sé stesso disumanizzante. Esso è volto a proteggere coloro che non partecipano al conflitto, come la popolazione civile o il personale sanitario e religioso, e coloro che non vi partecipano più attivamente, come i feriti e i prigionieri”.

Incontrando invece il Sinodo della Chiesa Caldea, che si sta svolgendo a Roma in questi giorni, Papa Francesco ha ricordato come “la situazione nelle vostre terre di origine è gravemente compromessa dall’odio fanatico del terrorismo che continua a provocare una forte emorragia di fedeli che si allontanano dalle terre dei loro padri, ove sono cresciuti ben radicati nel solco della tradizione”.

“Questo stato di cose – ha detto – sta certamente minando alle fondamenta la vitale presenza cristiana in quella terra che ha visto iniziare il cammino del patriarca Abramo, risuonare la voce dei Profeti che richiamavano alla speranza Israele durante l’esilio, fondare le prime Chiese sul sangue di tanti martiri, testimoniare la pienezza del Vangelo, far crescere le società con il proprio contributo, durante secoli di pacifica convivenza con i nostri fratelli seguaci dell’Islam”.

“Confermo – ha detto poi il Papa -, oggi più che mai, tutto il sostegno e la solidarietà della Sede Apostolica a favore del bene comune dell’intera Chiesa Caldea. Prego affinché i cristiani non siano costretti ad abbandonare l’Iraq e il Medio Oriente – penso in particolare ai figli e alle figlie della vostra Chiesa, con la loro ricca tradizione”.

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