Il Papa: basta discriminazioni nei confronti dei gitani

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E’ anche compito dei gitani fare in modo che le periferie delle città siano ‘più umane’: “E potete farlo se siete anzitutto buoni cristiani, evitando tutto ciò che non è degno di questo nome: falsità, truffe, imbrogli, liti. Cari amici, non date ai mezzi di comunicazione e all’opinione pubblica occasioni per parlare male di voi”:

così papa Francesco ha accolto nell’aula Paolo VI i 5000 partecipanti al pellegrinaggio mondiale del popolo gitano, promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti in collaborazione con la fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana, con l’ufficio Migrantes della diocesi di Roma e con la comunità di Sant’Egidio, per commemorare il 50^ anniversario della storica visita del beato Paolo VI al campo nomadi di Pomezia (26 settembre 1965), quando disse a rom e sinti: “Dovunque vi fermiate, voi siete considerati importuni ed estranei. Qui no. Qui trovate qualcuno che vi vuole bene, vi stima, vi apprezza, vi assiste”.

Nel salutare il papa il presidente del dicastero vaticano, card. Antonio Maria Vegliò, ha sottolineato le condizioni di vita dei gitani: “Molti di loro vivono nelle periferie delle città talvolta in condizioni di degrado numero si anziani e giovani padri e madri non hanno mai ricevuto istruzione o preparazione professionale, e non ha nonno un lavoro ma tutti desiderano assicurare a loro figli un futuro migliore.

Purtroppo anche in mezzo a loro vi sono persone che ricorrono a attività sommerse, per assicurarsi un dignitoso tenore di vita, le tristi storie di aggressività, rapine e borseggi spesso riempiono le cronache dei mezzi di comunicazione, facendo nascere sentimenti di rifiuto nella popolazione autoctona e un certo disagio in quella gitana già integrata nella società”.

Poi hanno preso la parola un membro di etnia sinti del Parlamento slovacco, una madre rom che gli ha chiesto di battezzare i figli, un gruppo di bambini rom di Mazara del Vallo che hanno cantato in coro e la cantante spagnola María José Santiago, che ha detto al Papa: ‘España le quiere mucho!’.

A riscaldare i partecipanti è stato lo stesso papa che nell’accoglienza ha utilizzato un’espressione della lingua romanì: ‘O Del si tumentsa!’, cioè ‘il Signore sia con voi’. Nel nome del beato Paolo VI il Papa ha presentato il primo vescovo gitano: “Oggi è qui con noi il vescovo Devprasad Ganava, anche lui figlio di questo popolo”. Il vescovo è un indiano nominato da Benedetto XVI poche settimane prima delle sue dimissioni.

Nel suo incontro con questo popolo il papa ha affermato di conoscere le sue difficoltà: “Visitando alcune parrocchie romane, nelle periferie della città, ho avuto modo di sentire i vostri problemi, le vostre inquietudini, e ho constatato che interpellano non soltanto la Chiesa, ma anche le autorità locali.

Ho potuto vedere le condizioni precarie in cui vivono molti di voi, dovute alla trascuratezza e alla mancanza di lavoro e dei necessari mezzi di sussistenza. Ciò contrasta col diritto di ogni persona ad una vita dignitosa, a un lavoro dignitoso, all’istruzione e all’assistenza sanitaria. L’ordine morale e quello sociale impongono che ogni essere umano possa godere dei diritti fondamentali e debba rispondere ai propri doveri.

Su questa base è possibile costruire una convivenza pacifica, in cui le diverse culture e tradizioni custodiscono i rispettivi valori in atteggiamento non di chiusura e contrapposizione, ma di dialogo e integrazione”. Ed in nome dell’integrazione ha chiesto alle amministrazioni locali di voltare pagina: “Non vogliamo più assistere a tragedie familiari in cui i bambini muoiono di freddo o tra le fiamme, o diventano oggetti in mano a persone depravate, i giovani e le donne sono coinvolti nel traffico di droga o di esseri umani.

E questo perché spesso cadiamo nell’indifferenza e nell’incapacità di accettare costumi e modi di vita diversi dai nostri. Vorrei che anche per il vostro popolo si desse inizio a una nuova storia. Che si volti pagina! E’ arrivato il tempo di sradicare pregiudizi secolari, preconcetti e reciproche diffidenze che spesso sono alla base della discriminazione, del razzismo e della xenofobia…

Nessuno si deve sentire isolato e nessuno è autorizzato a calpestare la dignità e i diritti degli altri. E’ lo spirito della misericordia che ci chiama a batterci perché siano garantiti tutti questi valori. Permettiamo quindi che il Vangelo della misericordia scuota le nostre coscienze e apriamo i nostri cuori e le nostre mani ai più bisognosi e ai più emarginati, partendo da chi ci sta più vicino”.

Poi si è rivolto ai presenti, chiedendo di impegnarsi a far diventare le periferie ‘più umane’ sull’esempio del beato Zeffirino Giménez Malla: “Esorto voi per primi, nelle città di oggi in cui si respira tanto individualismo, ad impegnarvi a costruire periferie più umane, legami di fraternità e condivisione; avete questa responsabilità, è anche compito vostro. E potete farlo se siete anzitutto buoni cristiani, evitando tutto ciò che non è degno di questo nome: falsità, truffe, imbrogli, liti.

Avete l’esempio del beato Zeffirino Giménez Malla, figlio del vostro popolo che si distinse per le sue virtù, per umiltà e onestà, e per la grande devozione alla Madonna, una devozione che lo portò al martirio e ad essere conosciuto come ‘Martire del Rosario’. Ve lo ripropongo oggi come modello di vita e di religiosità, anche per i vincoli culturali ed etnici che vi legano a lui. Cari amici, non date ai mezzi di comunicazione e all’opinione pubblica occasioni per parlare male di voi.

Voi stessi siete i protagonisti del vostro presente e del vostro futuro. Come tutti i cittadini, potete contribuire al benessere e al progresso della società rispettandone le leggi, adempiendo ai vostri doveri e integrandovi anche attraverso l’emancipazione delle nuove generazioni”.

Al termine papa Francesco, stimolato dalla presenza di molti bambini presenti, ha sottolineato che i bambini sono il ‘tesoro più prezioso’ della cultura gitana: “L’istruzione è sicuramente la base per un sano sviluppo della persona. E’ noto che lo scarso livello di scolarizzazione di molti dei vostri giovani rappresenta oggi il principale ostacolo per l’accesso al mondo del lavoro. I vostri figli hanno il diritto di andare a scuola, non impediteglielo!

E’ importante che la spinta verso una maggiore istruzione parta dalla famiglia, dai genitori, dai nonni; è compito degli adulti assicurarsi che i ragazzi frequentino la scuola. L’accesso all’istruzione permette ai vostri giovani di diventare cittadini attivi, di partecipare alla vita politica, sociale ed economica nei rispettivi Paesi.

Alle istituzioni civili è chiesto l’impegno di garantire adeguati percorsi formativi per i giovani gitani, dando la possibilità anche alle famiglie che vivono in condizioni più disagiate di beneficiare di un adeguato inserimento scolastico e lavorativo”. Infine ha ricordato l’affetto a questo popolo dei papi precedenti:

“Più volte, anche da parte di san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, vi è stato assicurato l’affetto e l’incoraggiamento della Chiesa. Ora vorrei concludere con le parole del beato Paolo VI, che vi affermò: ‘Voi nella Chiesa non siete ai margini, ma, sotto certi aspetti, voi siete al centro, voi siete nel cuore. Voi siete nel cuore della Chiesa’.

In questo cuore c’è anche Maria, da voi venerata come Madonna degli Zingari, che tra poco incoroneremo nuovamente per ricordare il gesto compiuto da papa Montini cinquant’anni fa. A Lei e al beato Zeffirino affido voi, le vostre famiglie e il vostro futuro. E per favore, vi chiedo di pregare per me. Grazie”.

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