Giovanni Paolo II: dalla famiglia la nuova evangelizzazione

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Nel giorno della beatificazione di san Giovanni Paolo II papa Francesco disse: “In questo servizio al Popolo di Dio, san Giovanni Paolo II è stato il Papa della famiglia. Così lui stesso, una volta, disse che avrebbe voluto essere ricordato, come il Papa della famiglia. Mi piace sottolinearlo mentre stiamo vivendo un cammino sinodale sulla famiglia e con le famiglie, un cammino che sicuramente dal Cielo lui accompagna e sostiene”.

Infatti papa Giovanni Paolo II per portare un sostanziale aiuto alle famiglie ha anche fondato, a pochi anni dalla sua elezione, nel 1981 il ‘Pontificio istituto Giovanni Paolo II’, con l’intenzione di offrire alla Chiesa cattolica un contributo affinché la verità su matrimonio e famiglia sia indagata con metodo sempre più scientifico, e dar modo a laici, religiosi e presbiteri di ricevere in materia una formazione scientifica sia filosofica-teologica, sia nelle scienze umane, in maniera che il loro ministero pastorale ed ecclesiale venga svolto in modo più adatto ed efficace.

Nello stesso anno pubblica l’enciclica ‘Familiaris Consortio’ in cui specifica che la Chiesa è a servizio della famiglia: “La famiglia nei tempi odierni è stata, come e forse più di altre istituzioni, investita dalle ampie, profonde e rapide trasformazioni della società e della cultura. Molte famiglie vivono questa situazione nella fedeltà a quei valori che costituiscono il fondamento dell’istituto familiare.

Altre sono divenute incerte e smarrite di fronte ai loro compiti o, addirittura, dubbiose e quasi ignare del significato ultimo e della verità della vita coniugale e familiare. Altre, infine, sono impedite da svariate situazioni di ingiustizia nella realizzazione dei loro fondamentali diritti.

Consapevole che il matrimonio e la famiglia costituiscono uno dei beni più preziosi dell’umanità, la Chiesa vuole far giungere la sua voce ed offrire il suo aiuto a chi, già conoscendo il valore del matrimonio e della famiglia, cerca di viverlo fedelmente a chi, incerto ed ansioso, è alla ricerca della verità ed a chi è ingiustamente impedito di vivere liberamente il proprio progetto familiare”.

Tale decisione prende avvio l’anno precedente nell’omelia per l’apertura del IV Sinodo dei vescovi, avvenuta il 26 settembre 1980: “La Chiesa, perciò, non solo pone il matrimonio e la famiglia in un posto particolare tra i suoi compiti, ma guarda anche al sacramento del matrimonio in certo qual modo come al suo modello.

Colmata dell’amore di Cristo-sposo, del suo amore ‘fino alla morte’, la Chiesa guarda verso gli sposi, i quali si giurano amore fino alla morte. E considera suo compito particolare di custodire questo amore, questa fedeltà e onestà e tutti i beni, che ne provengono per la persona umana e per la società. E’ proprio la famiglia che dà la vita alla società. E’ in essa che, attraverso l’opera di educazione, si forma la struttura stessa dell’umanità, di ogni uomo sulla terra”.

Questo pensiero lo porta a dire, sempre nella ‘Familiaris Consortio’ che: “Il matrimonio e la famiglia cristiani edificano la Chiesa: nella famiglia, infatti, la persona umana non solo viene generata e progressivamente introdotta, mediante l’educazione, nella comunità umana, ma mediante la rigenerazione del battesimo e l’educazione alla fede, essa viene introdotta anche nella famiglia di Dio, che è la Chiesa…

La Chiesa trova così nella famiglia, nata dal sacramento, la sua culla e il luogo nel quale essa può attuare il proprio inserimento nelle generazioni umane, e queste, reciprocamente, nella Chiesa”. Questo pensiero di papa Giovanni Paolo II si è concretizzato nel 1983 con l’emanazione della ‘Carta della famiglia’, nella cui presentazione è affermato:

“Il documento non è un’esposizione di teologia dogmatica o morale sul matrimonio e la famiglia, sebbene esso rifletta il pensiero della Chiesa in materia. Né è un codice di condotta per persone o istituzioni interessate al problema. La Carta differisce anche da una semplice dichiarazione di principi teoretici riguardanti la famiglia.

Essa mira, piuttosto, a presentare a tutti i nostri contemporanei, siano essi cristiani o no, una formulazione, la più completa e ordinata possibile, dei fondamentali diritti inerenti a quella società naturale e universale che è la famiglia. I diritti enunciati nella Carta sono espressi nella coscienza dell’essere umano e nei valori comuni a tutta l’umanità. La visione cristiana è presente in questa Carta come luce della divina rivelazione che illumina la naturale realtà della famiglia.

Questi diritti sorgono, in ultima analisi, da quella legge che è inscritta dal Creatore nel cuore di ogni essere umano. La società è chiamata a difendere questi diritti dalle violazioni e a rispettarli e promuoverli nell’interezza del loro contenuto”. E nell’anno internazionale della famiglia, proclamato dall’ONU nel 1994, con la lettera ‘Gratissimam sane’ ritorna a sottolineare che la famiglia è la più importante via per la Chiesa e per la società:

“La famiglia è stata sempre considerata come la prima e fondamentale espressione della natura sociale dell’uomo. Nel suo nucleo essenziale questa visione non è mutata neppure oggi. Ai nostri giorni, però, si preferisce mettere in rilievo quanto nella famiglia, che costituisce la più piccola e primordiale comunità umana, viene dall’apporto personale dell’uomo e della donna.

La famiglia è infatti una comunità di persone, per le quali il modo proprio di esistere e di vivere insieme è la comunione… La famiglia è una comunità di persone, la più piccola cellula sociale, e come tale è un’istituzione fondamentale per la vita di ogni società… Questa soggettività è legata all’identità propria del matrimonio e della famiglia.

Il matrimonio, che sta alla base dell’istituzione familiare, è costituito dal patto con cui ‘l’uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione ed educazione della prole’. Solo una tale unione può essere riconosciuta e confermata come ‘matrimonio’ nella società.

Non lo possono invece le altre unioni interpersonali che non rispondono alle condizioni sopra ricordate, anche se oggi si diffondono, proprio su tale punto, tendenze assai pericolose per il futuro della famiglia e della stessa società”.

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