La Chiesa cura le ferite della famiglia

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Dopo tanto ‘parlamentare’ mass mediologico si è aperto il Sinodo ordinario dei vescovi con il discorso di papa Francesco sulla metodologia, affermando che il Sinodo non è il Parlamento:

“Vorrei ricordare che il Sinodo non è un convegno o un ‘parlatorio’, non è un parlamento o un senato, dove ci si mette d’accordo. Il Sinodo, invece, è un’espressione ecclesiale, cioè è la Chiesa che cammina insieme per leggere la realtà con gli occhi della fede e con il cuore di Dio; è la Chiesa che s’interroga sulla sua fedeltà al deposito della fede, che per essa non rappresenta un museo da guardare e nemmeno solo da salvaguardare, ma è una fonte viva alla quale la Chiesa si disseta per dissetare e illuminare il deposito della vita”.

Questo è un punto fermo da cui non derogare, perché la Chiesa è fedele a Cristo e quindi aperta all’azione dello Spirito Santo: “Ricordiamo però che il Sinodo potrà essere uno spazio dell’azione dello Spirito Santo solo se noi partecipanti ci rivestiamo di coraggio apostolico, umiltà evangelica e orazione fiduciosa.

Il coraggio apostolico che non si lascia impaurire né di fronte alle seduzioni del mondo, che tendono a spegnere nel cuore degli uomini la luce della verità sostituendola con piccole e temporanee luci, e nemmeno di fronte all’impietrimento di alcuni cuori che, nonostante le buone intenzioni, allontanano le persone da Dio”.

Il card. André Vingt-Trois ha ringraziato il papa per aver precisato la metodologia: “Senza mettere in discussione la tradizione sacramentale della nostra Chiesa, né la sua dottrina sulla indissolubilità del matrimonio, ci sta invitando a condividere la nostra esperienza pastorale e di implementare meglio i percorsi di misericordia con cui il Signore invita coloro che desiderano e che sono in grado di entrare in un processo di conversione per il perdono.

L’anno della Misericordia, promulgato per tutta la Chiesa, è già indubbiamente un segno di speranza per coloro gravati dalla vita e che aspirano a sperimentare la vera liberazione”. Dopo questa premessa metodologica, necessaria dopo gli avvenimenti dei giorni e delle settimane scorse, sono iniziati i lavori con la testimonianza di Gertrudiz Clara Rubio de Galindo e Andrés Salvador Galindo López, una coppia di sposi messicani, presenti come uditori, che hanno due figli e quattro nipoti.

Come ha riportato l’Osservatore Romano, hanno raccontato la loro testimonianza personale tra serie problematiche economiche, come la perdita del posto di lavoro, e l’impegno nella pastorale familiare scaturito da un pellegrinaggio al santuario mariano di Guadalupe. I due coniugi sono oggi segretari esecutivi della Commissione per la famiglia della Conferenza episcopale messicana e anche segretari del Celam per la zona del Messico-Centroamerica.

Nella relazione introduttiva il segretario generale, card. Lorenzo Baldisseri, ha ripercorso il cammino intrapreso: “L’intento che perseguiamo è quello di ‘annunciare con gioia e convinzione la buona novella sulla famiglia’, nella consapevolezza, espressa già da san Giovanni Paolo II dopo la V Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo del 1980, dedicata anch’essa alla famiglia cristiana, che ‘l’avvenire dell’umanità passa attraverso la famiglia’”.

Poi ha preso la parola il Relatore generale del Sinodo, Cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest, che nella sua relazione ha ribadito l’indissolubilità del matrimonio e la missione della famiglia: “Riguardo ai divorziati e risposati civilmente è doveroso un accompagnamento pastorale misericordioso il quale però non lascia dubbi circa la verità dell’indissolubilità del matrimonio insegnata da Gesù Cristo stesso. La misericordia di Dio offre al peccatore il perdono, ma richiede la conversione.

Il peccato di cui può trattarsi in questo caso non è soprattutto il comportamento che può aver provocato il divorzio nel primo matrimonio… Si ribadisce che ogni persona va rispettata nella sua dignità indipendentemente dalla sua tendenza sessuale. E’ auspicabile che i programmi pastorali riservino una specifica attenzione alle famiglie in cui vivono persone con tendenze omossessuali ed a queste stesse persone”.

Nel contesto della società contemporanea il relatore generale ha messo in risalto la capacità della famiglia di essere generativa: “Va riscoperto il messaggio dell’Enciclica ‘Humanae Vitae’ del beato Paolo VI, che sottolinea il bisogno di rispettare la dignità della persona nella valutazione morale dei metodi di regolazione della natalità. L’adozione di bambini, orfani e abbandonati, accolti come propri figli, è una forma specifica di apostolato familiare, più volte richiamata e incoraggiata dal magistero.

E’ necessario offrire cammini orientativi che alimentino la vita coniugale e ribadire l’importanza di un laicato che offra un accompagnamento fatto di testimonianza viva… Riguardo al dramma dell’aborto la Chiesa riafferma il carattere inviolabile della vita umana. Offre consulenza alle gestanti, sostiene le ragazze madri, assiste i bambini abbandonati e si fa compagna di coloro che hanno sofferto l’aborto ed hanno preso coscienza del loro sbaglio. Ugualmente la Chiesa riafferma il diritto alla morte naturale, evitando allo stesso tempo sia l’accanimento terapeutico che l’eutanasia”.

Durante la preghiera mattutina, accompagnata dal canto del coro della Cappella sistina, il cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, ha tenuto l’omelia, invitando a seguire l’esortazione di san Paolo nella seconda lettera ai Corinzi: “Un nuovo giorno per le famiglie del mondo, credenti e non, famiglie stanche di incertezze e dubbi seminati da varie ideologie, come la decostruzione, culturale e contraddizioni sociali, fragilità e solitudine. Resta con noi Signore che questo Sinodo può aprire un cammino di gioia e di speranza per tutte le famiglie”.

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