Le Acli stanno con il popolo delle periferie

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Proseguire sulla strada del Reis, il Reddito d’inclusione sociale, per combattere le disuguaglianze sconfiggendo la povertà estrema: questa la prima priorità ‘sociale’ per Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli, che ad Arezzo ha concluso il 48° Incontro nazionale di studi, con il tema ‘Giustizia e pace si baceranno’, tratto dal Salmo 85.

Nella relazione conclusiva il presidente delle Acli ha ribadito la fedeltà dell’associazione al mandato affidato da papa Francesco nello scorso maggio: “La proposta di un sostegno non solo economico alle persone al di sotto della soglia di povertà assoluta, che anche in Italia sono aumentate negli ultimi anni, può portare benefici a tutta la società. Allo stesso tempo va evitato che nella povertà scivolino coloro che fino a ieri vivevano una vita dignitosa.

Noi, nelle parrocchie, nelle Caritas parrocchiali, vediamo questo tutti i giorni: uomini o donne che si avvicinano un po’ di nascosto per prendere il cibo da mangiare… Un po’ di nascosto perché sono diventati poveri da un mese all’altro. E hanno vergogna”. Anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva sottolineato il programma aclista, perché “ridurre le diseguaglianze come voi sottolineate non è soltanto un impegno morale: è un obiettivo legato al destino stesso della nostra società…

Inedite e straordinarie opportunità di crescita sono offerte ai cittadini, ma accanto a esse si manifestano squilibri, ingiustizie, pericoli e ne sono drammatica testimonianza le guerre, le povertà vecchie e nuove, le migrazioni indotte da fame e dal terrore, lo sfruttamenti suicida del territorio e dell’ambiente”.

A questi impegni il presidente delle Acli ha risposto che è dovere degli aclisti elaborare un’idea di società giusta e solidale, contribuendo alla costruzione di un nuovo umanesimo cristiano: “Papa Francesco ci ha indicato chiaramente che l’ispirazione cristiana e la dimensione popolare costituiscono il principio ispiratore e il collante della nostra esperienza associativa, ciò che determina il modo di intendere e di riattualizzare la missione delle Acli.

Senza questi due elementi le Acli non possono esistere, essi sono ciò che dà senso e riconduce ad unità le nostre molteplici iniziative, i nostri diversi servizi”. Poi ha tracciato alcune sfide a cui gli aclisti sono chiamati a rispondere, in quanto si assiste ad un impoverimento dei diritti di cittadinanza e di democrazia, partendo dall’emergenza dell’emigrazione:

“Un banco di prova della capacità delle Acli di affrontare le nuove sfide è rappresentato dal modo in cui ci lasciamo interpellare dalle emergenze, come quella riguardante l’accoglienza dei migranti”. Davanti a queste sfide occorre una nuova capacità di lettura e di giudizio in modo da ripartire la ricchezza con giustizia:

“Per questo continuiamo a ribadire che la condizione che rende possibile la riuscita delle strategie nazionali e comunitarie di contrasto alla crisi, e quindi anche delle politiche di riduzione delle disuguaglianze, è la riforma del sistema finanziario internazionale”. Questa riforma della finanza è stimolo per un lavoro generatore di giustizia:

“L’obiettivo della riforma della finanza è quello di creare le condizioni per ridare centralità e dignità al lavoro che è divenuto paradossalmente fattore di disuguaglianza e di povertà… Per incentivarlo proponiamo un bonus sociale, una forma di detrazione o credito di imposta per famiglie o per lavoratori a favore dell’acquisto di servizi di cura integrativi”. Inoltre per rilanciare l’economia occorre abbattere la povertà:

“Le Acli sono impegnate nell’Alleanza contro la povertà non solo per il Reis, ma anche per promuovere un nuovo modello di welfare comunitario, basato sull’idea che tutti i corpi sociali presenti sul territorio, a partire dalla famiglia, che rimane un soggetto fondamentale nel contenimento delle disuguaglianze, esercitano un ruolo fondamentale per la coesione sociale, per creare un meccanismo di legami sociali e di collaborazione tra società civile ed istituzioni in grado di non lasciare nessuno da solo nel momento del bisogno.

Un progetto che crediamo trovi incoraggiamento anche nella riforma del terzo settore di cui apprezziamo anche il riconoscimento del servizio civile come forma di difesa non armata”. Per guardare questi temi con occhi nuovi il presidente Bottalico ha invitato le Acli a stare sempre più nelle periferie:

“Nel futuro del Paese c’è bisogno delle Acli, di un’Associazione che sappia stare alle periferie ed alle frontiere sociali e culturali, capace in autonomia di giudizio di elaborare un’idea di società più giusta e solidale, di contribuire, come faremo in occasione del Convegno Ecclesiale di Firenze, ad un nuovo umanesimo cristiano a partire dai temi del welfare e del lavoro, della riduzione delle disuguaglianze e della pace”.

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