Marcia della pace Perugia-Assisi in 200.000 persone

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Domenica 25 settembre 2011 sotto un cielo terso nelle colline umbre tra Perugia ed Assisi si vedeva snodare un serpentone lungo una ventina di chilometri, formato da 200.000 persone per ricordare il 50^ anniversario della Marcia per la Pace e la fratellanza dei popoli, che Aldo Capitini iniziò nel 1961. Un mondo colorato, che guarda all’incontro delle religioni in programma il 27 ottobre ad Assisi, voluto da papa Benedetto XVI. Per raccontare questo grande momento partecipativo lunedì 3 ottobre alle ore 23.00 su RaiTre all’interno del programma ‘La grande storia’ sarà proiettato il documentario di Giovanni Grasso e Andrea Orbicciani, ‘La pace in marcia’.

A conclusione della marcia, dalla Rocca di Assisi è stato lanciato un appello per la pace e la fratellanza dei popoli, richiamando il primo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che proclama: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. Questo appello per la pace e la fratellanza dei popoli contiene alcuni principi, proposte e impegni: “Se vogliamo uscire dalla crisi dobbiamo smettere di fare la guerra e passare dalla sicurezza militare alla sicurezza umana, dalla sicurezza nazionale alla sicurezza comune. Quindi se vogliamo la pace dobbiamo rovesciare le priorità della politica e dell’economia. Dobbiamo mettere al centro le persone e i popoli con la loro dignità, responsabilità e diritti”.

Quindi l’Italia, l’Europa e il mondo hanno bisogno urgente di una politica nuova e di una nuova cultura politica nonviolenta fondata sui diritti umani: “Quanto più si aggrava la crisi della politica, tanto più è necessario sviluppare la consapevolezza delle responsabilità condivise. Serve un nuovo coraggio civico e politico”. A queste proposte corrispondono alcuni impegni precisi, come la garanzia per tutti del diritto al cibo e all’acqua; ad un lavoro dignitoso. Per ottenere ciò occorre investire sui giovani e sull’educazione, perché “un paese che non investe, non valorizza e non dà spazio ai giovani è un paese senza futuro. La lotta alla disoccupazione giovanile deve diventare una priorità nazionale. Investire sulla scuola, sull’università, sulla ricerca e sulla cultura vuol dire investire sulla crescita sociale, politica ed economica del proprio paese”.

Per la realizzazione di questo programma occorre costruire società aperte e inclusive: “Praticare il rispetto e il dialogo tra le fedi e le culture arricchisce e accresce la coesione delle nostre comunità. I rifugiati e i migranti sono persone e come tali devono vedere riconosciuti e rispettati i diritti fondamentali. Queste priorità devono essere portate avanti da ogni persona, a livello locale, nazionale e globale, in Europa come nel Mediterraneo. Per realizzarle abbiamo innanzitutto bisogno di agire insieme con una strategia comune e la consapevolezza di avere un obiettivo comune”.

Al microfono per il via della marcia, come ai discorsi finali alla Rocca, c’è spazio solo per associazioni e società civile e per i protagonisti della primavera araba, che hanno raccontato come la società civile tunisina ed egiziana hanno protestato in modo civile e non violento. Amnesty International, con Riccardo Noury, ha ricordato i 1500 profughi morti nel corso del 2011 nel mar Mediterraneo. Dopo i racconti è partita la ‘Marcia per la pace e la fratellanza dei popoli’, lo stesso slogan del 1961. Arrivati a destinazione il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, ha letto il messaggio di ‘sincero apprezzamento’ di Papa Benedetto XVI “per la significativa manifestazione volta a richiamare l’universale valore della pace nel rispetto dei diritti e dei doveri di ciascuno”, assicurando la preghiera, perché sull’esempio di Francesco “nel mondo all’odio subentri l’amore e all’egoismo la condizione fraterna”.

Infine mons. Sorrentino ha ricordato “l’incrocio di due giubilei: il 50° della Marcia e il 25° della giornata mondiale delle religioni per la pace voluta da Giovanni Paolo II, rilanciata il 27 ottobre da Benedetto XVI. Un incrocio che arricchisce entrambe le iniziative, che si incontrano facendo di tutti noi pellegrini della verità e della pace”.

 

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