L’arte della Cina Imperiale

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Ancora nell’ambito dell’arte asiatica, si può visitare a Palazzo Venezia a Roma, fino al 28 febbraio 2016, la mostra “Tesori della Cina imperiale. L’Età della Rinascita fra gli Han e i Tang (206 a.C. – 907 d.C.)”. Nelle silenziose sale del Refettorio quattrocentesco sono in mostra statuette e altri reperti provenienti dal Museo Provinciale dello Henan, uno dei maggiori della Repubblica Popolare di Cina. Le opere appartengono al periodo antico e tardo-antico che è considerato come l’età dell’oro cinese: quello delle dinastie Han (206 a.C.-220 d.C.) e Tang (581 d.C.-907 d.C.) che scelsero come loro sede la regione pianeggiante al centro della Cina dove ha avuto inizio la gloriosa ascesa di un Impero che ha dominato per secoli l’intera area asiatica.

È importante ricordare che l’esposizione – che ha il patrocinio del Ministero della Cultura della Repubblica Popolare Cinese, dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia e del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo della Repubblica Italiana (MiBACT) – nasce dalla collaborazione tra la State Administration of Cultural Heritage della Repubblica Popolare Cinese (SACH), la Direzione Generale Musei del MiBACT e il Polo Museale del Lazio con l’Amministrazione provinciale dello Henan. Tutto avviene nell’ambito del “Memorandum d’Intesa sul Partenariato per la Promozione del Patrimonio Culturale” siglato il 7 ottobre 2010 tra il MiBACT e la SACH al fine di promuovere lo scambio culturale e permettere una maggiore comprensione tra due popoli che la globalizzazione economica sta spingendo verso contatti sempre più stretti. L’accordo comporta anche l’esportazione del modello italiano di storicizzazione e di musealizzazione delle arti: all’interno del Museo Nazionale della Cina sulla Piazza Tian’ anmen a Pechino sono state presentate le mostre “Renaissance in Florence. Masterpieces and Protagonists” nel 2012 e “Rome 17th Century: Towards Baroque” nel 2014. La mostra cinese che viene presentata quest’anno a Palazzo Venezia è la terza delle cinque previste dall’accordo, dopo “La Cina Arcaica” e “Le leggendarie tombe di Mawangdui”.

Le tre sezioni in cui si articola la mostra – costruita con taglio archeologico e storico, come le precedenti – esplorano la vita quotidiana, la cultura, la spiritualità e l’arte della civiltà cinese, spaziando tra le diverse dinastie che si sono susseguite al vertice del Celeste Impero (oltre agli Han ed i Tang, le dinastie Wei, Jin, del Nord e del Sud) dal 206 a.C al 907 d.C. Nella Pianura Centrale – area considerata al tempo “Centro del Mondo” e che copre l’odierna provincia dello Henan – si sviluppò la cultura del primo impero Han (206 a.C. – 220 d.C) fino all’età dell’oro della dinastia Tang (581-907). All’epoca della dinastia Han furono consolidati un impero e un apparato istituzionale – fondati dal sovrano del potente regno di Qin, (221- 210 a.C) – che, con momenti di splendore e fasi di decadenza, si sarebbero perpetuati fino al 1911.

La dinastia Tang (581 – 907) pose fine a quattro secoli di contese e restituì al territorio stabilità politica e armonia sociale. Per la prima volta alla popolazione fu garantito un elevato tenore di vita: gli stili, le attitudini artistiche e culturali che caratterizzano quest’epoca avrebbero segnato la linea estetica di tutto il paese negli anni a venire. Durante il regno della dinastia Tang la Cina sarebbe divenuta il centro culturale dell’Asia Orientale con echi che raggiunsero il Mediterraneo. La Cina cosmopolita dei Tang avrebbe anche importato una grande varietà di merci da tutto il mondo attraverso la Via della Seta. Sul piano culturale giunsero in Cina saperi e credenze religiose come il buddhismo.

In mostra sono esposti oltre 100 pezzi – tra i quali una stupefacente veste funeraria costituita da 2.000 listelli di giada intessuti con fili d’oro – consistenti in lacche, terrecotte invetriate, vasi, oggetti d’oro, d’argento e di giadeite che documentano uno straordinario periodo di prosperità e di apertura culturale, quando la capitale dell’Impero, l’odierna Xi’An, fu crocevia di commerci ed era popolata da un milione di persone. La sezione denominata  “La Vita Quotidiana” si concentra sugli aspetti economici e sociali, “Le Credenze Religiose” rivela il peculiare mondo spirituale cinese, “La Porcellana dell’Età dell’Oro” mostra come la produzione di oggetti in porcellana raggiungesse già a quel tempo vette di eleganza e raffinatezza.

Particolarmente interessanti sono i rinvenimenti archeologici relativi alla concezione della vita oltre la morte che sono al centro della seconda sezione. In mostra troviamo statuette di terracotta, ritratti, steli funerarie e porcellane provenienti da tombe di funzionari e dignitari dell’impero. Numerosi  sono i modellini di abitazioni, torri di guardia, pozzi, mulini, granai – realizzati in ceramica grigia, rossa smaltata e ricchi di ornamenti  e particolari – che venivano deposti nelle sepolture dell’alta società. La pratica di seppellire riproduzioni in scala di edifici risale alla dinastia Han. Tra le costruzioni ritrovate nelle tombe anche i porcili, molto importanti per la cultura cinese: il maiale era infatti simbolo di ricchezza e veniva mangiato in occasioni speciali e durante le feste religiose.

Esaminando i reperti di elevato artigianato artistico presenti in mostra vedremo sul vasellame motivi decorativi con foglie di acanto, grappoli d’uva e fiori che riflettono l’influenza della cultura occidentale, vasi rivestiti con brillanti invetriature al piombo monocrome e policrome, note con il termine sancai, cioè “a tre colori”, alcuni specchi in rame decorati con rami di uva e animali marini, draghi e nuvole, simboli di buon auspicio. Vi sono poi affascinanti statuette raffiguranti stranieri o “barbari” con tipiche vesti e sculture raffiguranti cammelli che si riferiscono agli intensi traffici lungo la Via della Seta. In epoca Tang era diffusa la raffigurazione dei cavalli con livelli di naturalismo senza precedenti. Nel 667 un editto imperiale avrebbe sancito che il cavalcare era riservato all’aristocrazia e agli alti funzionari. I cavalli illustrano un ideale di bellezza e di forza seppure costretti su basi rettangolari e sono tipicamente privi di coda e di criniera. Tra le figure a cavallo troviamo anche una “statuetta femminile” a testimonianza della libertà di cui godettero le donne in epoca Tang.

Il tema dell’immortalità, che tanta parte occupa nel pensiero di epoca Han, è esemplificato da uno dei più spettacolari ritrovamenti: le veste funeraria di giada di Liang Xiaowang, eccezionale per la qualità della giada impiegata. La veste è di dimensioni umane ed è costituita da oltre 2.000 tessere di giada di varie dimensioni e diversi spessori, cucite insieme con centinaia di metri di filo d’oro, simbolo dell’elevata posizione sociale del defunto. Secondo le dottrine taoiste dell’epoca, la giada aveva il potere di preservare il corpo dal decadimento consentendo la sopravvivenza dell’anima. Da questa credenza derivò l’usanza, durata qualche secolo, di cucire intorno al corpo del defunto un abito di giada alla cui preparazione si dedicavano per anni esperti artigiani. L’esemplare in mostra è uno dei più belli tra i circa quaranta finora rinvenuti.

Nella foto: Statuetta femminile a cavallo con scialle di seta sulle spalle, in ceramica a tre colori. Dinastia Tang (618-907 d.C.), rinvenuta a Luoyang (Henan). Altezza 41,4 cm, lunghezza 37 cm. Museo Provinciale dello Henan.

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