Il diario di Galileo secondo don Cristofaro

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“Oggi mi ritrovo qui, su questo letto di ferro battuto, circondato da voi, miei adorati figli”: è il gennaio del 1642 e Galileo Galilei, poco prima di morire all’età di 78 anni, racconta ai suoi cari le peripezie della sua vita da scienziato e soprattutto la dolorosa vicenda che lo vide dapprima accusato di eresia, poi processato e infine costretto all’abiura.

Un racconto avventuroso che si trasforma in una sorta di diario autobiografico grazie a don Francesco Cristofaro, sacerdote calabrese e parroco a Catanzaro, che ha scritto il saggio ‘Galileo Galilei. Assolto in Cassazione’, pubblicato dalla casa editrice Herkules Books con la prefazione di mons. Vincenzo Bertolone, in cui ripercorre la biografia del grande scienziato pisano con un racconto in prima persona, utilizzando un linguaggio semplice e diretto, ma basato su una rigorosa ricerca storica nei documenti dell’Archivio Segreto Vaticano.

A impreziosire il saggio ci hanno pensato le carte del processo a Galileo, conservate presso l’Archivio Segreto Vaticano e fornite dal prefetto mons. Sergio Pagano, e il discorso di San Giovanni Paolo II del 31 ottobre del 1992, consegnato dai redattori della Libreria Editrice Vaticana. La parte centrale dell’opera è dedicata al processo di Galileo Galilei davanti all’Inquisizione e alla successiva condanna del 1633 per le sue affermazioni sulla cosmologia eliocentrica.

Nell’introdurre il saggio il neo presidente delle Conferenza Episcopale Calabrese, scrive: “La vicenda di Galileo non è la storia di una vita appartata di un pensatore assorto nelle sue idee, ma quella di combattente che estende il proprio influsso a tutta l’Europa colta, che sa usare sapientemente il raffinato strumento della prosa letteraria rinascimentale per tentare un’ipotesi plausibile sulla struttura dell’universo, con una sintesi tra sapere umanistico e ‘nuova scienza’”.

Nel saggio, interpretando i pensieri dello scienziato pisano, che voleva rimanere fedele alla Chiesa senza rinunciare alla verità, don Cristofaro scrive: “Mi costrinsero ad abiurare. Lo feci pensando ai miei figli, senza di me non ce l’avrebbero fatta: meglio un padre presente che un eroe bruciato”. Sul letto di morte, il grande astronomo pisano confermerà comunque il suo pensiero scientifico e anche la sua Fede ferma:

“Da cattolico pensante, mi accingo a respirare per l’ultima volta quest’aria terrena. Concedetemi la facoltà di urlarlo al mondo: il Sole non si muove, è la Terra che gli gira intorno. Siate felici perché le mie idee resteranno vive, scolpite nei secoli sulla pietra della Verità, e daranno il via a scoperte che rivoluzioneranno il mondo finora conosciuto”.

Spiegando quest’opera divulgativa don Cristofaro precisa che ha voluto raccontare lo stato d’animo di Galileo: “Rispetto alle tante opere su Galileo questa si distingue per un linguaggio giovane, ironico, moderno, a tratti sarcastico, che lo rende attuale ai giorni nostri. E’ un testo fedelissimo alla complessa vicenda storica, in cui mi sono sforzato di riportare eventi e date con precisione e serenità.

Di Galileo mi ha colpito soprattutto la sua umiltà e la sua obbedienza. Non comprendeva il perché di tanto accanimento. Non ha però rinunciato alla ‘verità’ che aveva scoperto, ma l’ha sottoposta al discernimento della Chiesa. In quel particolare momento storico, la Chiesa sbagliò perché riteneva di essere esperta su questioni forse non troppo conosciute e studiate, così come invece erano state scrutate da Galileo.

La storia della vita di Galileo e del suo famoso processo ci insegna anche oggi che bisogna fare grande attenzione quando si giudica una persona, perché si può incorrere in gravi errori… Io non ho scritto per dire la Chiesa ha sbagliato. Io ho scritto per dire che ogni uomo è alla ricerca della Verità quella con la V maiuscola ed essa è un oceano esplorato e sempre da esplorare. Ho scritto questo libro per dire che la verità è un continuo divenire. La sorgente della verità è, però, Dio.

L’uomo si può e si deve avvalere delle sua qualità, delle sue scoperte, delle sue doti, ma la ricerca della sua verità deve essere sempre a servizio della Verità più grande. I saperi non si devono combattere ma tra loro si possono aiutare”.

Dopo anni di studi approfonditi, il 31 ottobre 1992, papa Giovanni Paolo II, nella sessione plenaria della Pontificia Accademia delle scienze, ha riconosciuto ‘gli errori commessi’ da quella commissione, assolvendo lo scienziato: “L’errore dei teologi del tempo nel sostenere la centralità della terra, fu quello di pensare che la nostra conoscenza della struttura del mondo fisico fosse, in certo qual modo imposta dal senso letterale della Sacra Scrittura…

In realtà la Scrittura non si occupa dei dettagli del mondo fisico,la cui conoscenza è affidata all’esperienza e ai ragionamenti umani. Esistono due campi del sapere, quello che ha la sua fonte nella Rivelazione e quello che la ragione può scoprire con le sole sue forze. A quest’ultimo appartengono le scienze sperimentali e la filosofia. La distinzione tra i due campi del sapere non deve essere intesa come una opposizione.

I due settori non sono del tutto estranei l’uno all’altro, ma hanno punti di incontro. Le metodologie proprie di ciascuno permetteono di mettere in evidenza aspetti diversi della realtà”. E nel commento conclusivo del volume, il teologo mons. Costantino Di Bruno ha scritto:

“A quei tempi l’astronomia era scienza appena agli inizi. Si credeva quello che si vedeva. Non si vedeva la terra girare, ma il sole che si alzava e tramontava. Giosuè vede il sole che sta per oscurarsi, gli serve luce e chiede al Signore che ne rallenti il tramonto perché lui possa sconfiggere i suoi nemici… Nel caso di Galileo la rivelazione non è stata rispettata dalle sue proprie competenze.

Non si tratta però di un errore della rivelazione, bensì degli uomini che leggono la rivelazione e la interpretano. Questo succede sempre quando la mente interpreta secondo i suoi criteri e non secondo i criteri di Dio.

Quando la mente umana capirà che essa non è creatrice degli esseri, né delle loro molecole, né della sostanza globale, né della finalità del loro esistere e del loro vivere, quando si convincerà che essa stessa ha bisogno di un aiuto soprannaturale che si chiama sapienza, ispirazione, manifestazione, rivelazione per pervenire alla verità, allora i conflitti finiranno e le incomprensioni non ci lacereranno più”.

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