A Lampedusa con la musica per comprendere il mondo degli immigrati

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A Lampedusa è tornata la calma dopo la ‘guerriglia’ scoppiata nei giorni scorsi tra un gruppo di immigrati tunisini, che hanno minacciato di fare esplodere due bombole di gas, e una cinquantina di lampedusani. Intanto sono stati circa 2000 i migranti portati via da Lampedusa a bordo di aerei sono stati condotti nelle strutture siciliane e del sud Italia. Comunque i lampedusani hanno accusato lo Stato di averli lasciati soli davanti a questa ‘emergenza’, in quanto gli alberghi sono stati ‘reclutati’ dalle autorità italiane, che ricevono dall’Unione Europea € 40 a giorno per ogni immigrato, ma finora non li hanno riversati agli abitanti dell’isola, che vedono con preoccupazione questo inverno in quanto il turismo è diminuito del 60%. Insomma una calma apparente sorvegliata dai militari. Nel frattempo nell’isola si sta svolgendo l’edizione 2011 di O’scia’, la rassegna di arti e musiche dedicata all’integrazione culturale ideata da Claudio Baglioni, fino a sabato 1 ottobre.




Claudio Baglioni, l’ideatore e promotore della manifestazione, ha dichiarato: “Quella di quest’anno sarà un’edizione ancora più appassionata e intensa, con la quale cercheremo di ribadire l’accoglienza ai profughi, la riconoscenza ai soccorritori e la solidarietà agli isolani, che vivono una delle ore più difficili della loro non facile storia, tra il cronico abbandono del passato, la drammatica minaccia della guerra in Libia e la grave crisi in cui versa l’unico comparto su cui si fonda la fragile economia isolana: il turismo.  Ci auguriamo che l’appello degli artisti e del pubblico giunga a destinazione e che la politica europea e italiana non si voltino dall’altra parte, ma facciano il loro dovere perché quest’area e il Mediterraneo tutto ritrovino la pace e la serenità necessarie a coltivare l’incontro e non lo scontro tra civiltà, quale unica strada in grado di garantire un futuro di crescita e sviluppo per tutti”.

Nel frattempo il sottosegretario al ministero dell’Interno, Sonia Viale, nel corso dell’informativa urgente del governo al Parlamento sui recenti disordini che hanno coinvolto cittadini tunisini nel centro di accoglienza dell’isola siciliana ha riferito che dall’inizio dell’anno, sono sbarcati in Italia 60.656 immigrati extracomunitari, di cui 51.596 a Lampedusa e nelle altre isole Pelagie: “A Lampedusa non sono più presenti cittadini stranieri irregolari. Dall’entrata in vigore del nuovo accordo fra Italia e Tunisia, sono stati rimpatriati 841 immigrati clandestini tunisini, mentre tutti i minori non accompagnati presenti nell’isola sono stati imbarcati sulla nave ‘Palladio’ diretta a Porto Empedocle, per essere trasferiti presso una struttura ricettiva, in Sicilia”.

Comunque anche se la tensione è calata l’Ufficio regionale Migrantes e monsignor Calogero La Piana, vescovo delegato per le Migrazioni della Conferenza episcopale siciliana, guardano sempre con ‘apprensione’  alla situazione di esasperazione che gli isolani vivono ormai da parecchi mesi, per cui “è percepita in tutta la sua gravità dall’intera comunità ecclesiale, ma tuttavia non deve farci dimenticare la condizione di sofferenza e di attesa che vivono i migranti, momentaneamente sull’isola, aspettando di essere imbarcati o rimpatriati”. Nel condannare ogni atto di violenza, “occorre fare leva sul senso di responsabilità di ciascuno, non ultimo quello dei migranti, dei rappresentanti delle istituzioni e della comunità”.

Ed il vescovo di Tunisi, mons.  Maroun Elias Lahham, visitando l’isola nei giorni scorsi, aveva affermato: “Bisogna andare a fondo e capire la situazione per rimediare non solo al sintomo ma anche al virus. Quando la gente è disperata tutto, è pronta a fare tutto, anche una sciocchezza, anche ricorrere alla violenza. Quando uno è stanco, è stanco. Ma bisogna andare a cercare le motivazioni di questa stanchezza. Quando si lanciano delle pietre non si deve guardare la pietra ma la mano. Il giudizio se hanno fatto bene o male non spetta certo a me ma a Dio”. Anche Oliviero Forti, responsabile dell’ufficio immigrazione di Caritas italiana, ha espresso preoccupazione: “Tenere rinchiuse centinaia di persone per giorni sulle navi, in attesa del rimpatrio non significa risolvere il problema, perché comunque sono in condizioni di elevata precarietà, con il rischio che sulle navi possano crearsi situazioni come nel centro di Lampedusa. Sono soluzioni che lasciano il tempo che trovano”.

Federica Giannotta, responsabile dei diritti dei minori di Terre des Hommes, ha detto che l’associazione è “fortemente preoccupata per le nuove pratiche di trattenimento prolungato e arbitrario degli immigrati a bordo di navi traghetto a cui si sta facendo sempre più ricorso, in chiara violazione della legge. In particolare siamo preoccupati per la sorte dei minori che potrebbero essere stati frettolosamente imbarcati sulle navi. Abbiamo la procura di alcuni di loro, che stavamo seguendo a Lampedusa, ma da qualche giorno non abbiamo più notizie di loro. Trattandosi di ragazzini di 16-17 anni rischiano di essere confusi con gli adulti e trattati alla loro stregua”.

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