Giovanni Paolo II: EurHope, la Chiesa e l’Europa accogliente

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Io c’ero ed a 20 anni di distanza dall’evento sono felicissimo di aver partecipato alla costruzione dell’Europa dell’accoglienza in quello straordinario incontro, svoltosi nella notte del 9 settembre 1995 a Montorso di Loreto, fortemente voluto da papa Giovanni Paolo II implorante pace per le zone in guerra in Europa (ex Jugloslavia e Irlanda del Nord) e dare una ‘casa agli immigrati’.

A tanti anni di distanza, quell’incontro di giovani europei acquista ulteriormente valore profetico straordinario, dopo le parole pronunciate da papa Francesco nell’Angelus di domenica 6 settembre, tantoché la Chiesa marchigiana sta studiando possibilità per l’ospitalità ai rifugiati, anche se per fare ciò occorrono capacità e competenza, come ha affermato il responsabile della comunità di accoglienza di Capodarco, che gestisce 80 posti letto destinati a giovani migranti e profughi nel seminario arcivescovile di Fermo, mons. Vinicio Albanesi.

Artefice di quel nuovo sguardo europeo fu un argentino, il card. Eduardo Pironio. In quella memorabile serata, non lambita dalla pioggia, papa Giovanni Paolo II, dopo aver ascoltato le testimonianze dei giovani europei, disse che la casa comune degli europei era la Santa Casa lauretana:

“Da Loreto questa sera abbiamo compiuto un singolare pellegrinaggio dall’Atlantico agli Urali, in ogni angolo del Continente, dovunque si trovano giovani in cerca di una ‘casa comune’. A tutti dico: ecco la vostra Casa, la Casa di Cristo e di Maria, la Casa di Dio e dell’uomo! Giovani dell’Europa in marcia verso il 2000, entrate in questa casa per costruire insieme un mondo diverso, un mondo in cui regni la civiltà dell’amore!”

Affermando che la gioventù è un tempo ‘straordinario’ papa Giovanni Paolo II li aveva invitati a non dimenticare le proprie radici: “L’albero che vuole crescere e portare frutti, deve con le sue radici attingere alimento dal terreno buono. Giovani d’Europa, il Vangelo è questo terreno in cui porre le radici del vostro avvenire! Nel Vangelo vi si fa incontro Cristo.

Scoprite e gustate la sua amicizia, invitatelo ad essere vostro compagno nel viaggio di ogni giorno. Egli solo ha parole di vita eterna. Vogliamo consegnare al nuovo millennio un Continente che continui a cercare nel Vangelo il principio ispiratore”.

Ha sollecitato i giovani ad essere ‘speranza’ dell’Europa, richiamando la caduta del Muro di Berlino: “Di recente, la caduta di storiche barriere ha fatto sognare un nuovo mondo di libertà e di fratellanza. Gli eventi successivi, purtroppo, in non pochi casi hanno smentito le attese. Ma la sfida resta urgente ed impegnativa. Nessuno ceda allo scoraggiamento. Nessuno si sottragga al compito di costruire un’Europa fedele alla sua nobile e feconda tradizione civile e spirituale.

Noi vogliamo consegnare al nuovo millennio un Continente che continui a cercare nel Vangelo il principio ispiratore della convivenza nella libertà e nella solidarietà. Quante volte l’Europa, in passato, si è trovata ad affrontare travagliati periodi di trasformazione e di crisi: sempre li ha superati traendo linfa nuova dall’inesauribile riserva di energia vitale del Vangelo. Così fu, ad esempio, all’epoca di san Benedetto.

Ed oggi, in un contesto ormai planetario, occorre andare ancor più in profondità, operando una nuova sintesi tra valori e bisogni, tra fede e cultura, tra Vangelo e vita. Ma per questo sono necessari il coraggio e l’audacia di autentici credenti, pronti a resistere ad ogni tentazione e decisi a divenire intrepidi operatori di giustizia e di pace”.

Quindi ha volto lo sguardo sulla tremenda guerra civile nell’ex Yugoslavia con parole che oggi riaffiorano ancora attuali per l’esodo dal Medio Oriente, invitandoci ad essere costruttori di pace a servizio della vita: “A poche centinaia di chilometri da qui, sull’altra sponda del Mare Adriatico, ogni giorno si continua a morire per le strade e nelle piazze, oltre che sui campi di battaglia. Muoiono donne e vecchi, mentre fanno la fila per un po’ d’acqua o di pane.

Muoiono bambini, raggiunti dal piombo omicida nel mezzo dei loro giochi innocenti. Quanti vostri coetanei tra le vittime di tale tragedia! Quante vite spezzate! Si parla continuamente di pace, ma non si smette di fare la guerra. La vecchia Europa ben conosce questa realtà disumana. La generazione alla quale appartengo era giovane durante la seconda guerra mondiale, della cui fine abbiamo da poco commemorato il 50^ anniversario. La mia generazione, giovane di settantacinque anni. Ma anche la vostra generazione conosce il dramma di interminabili conflitti”.

Ed ecco l’invito, ancora oggi più attuale a respingere le ideologie ‘violente’ ed essere speranza per l’Europa: “…tenetevi lontani da ogni forma di nazionalismo esasperato e di intolleranza… Voi siete il volto giovane dell’Europa. Il futuro del Continente, come del mondo intero, vi appartiene, se saprete seguire il cammino che Cristo vi indica. Il segreto è lo stesso di sempre: è Cristo morto e risorto per la salvezza del mondo; è la Croce di Cristo”.

Mentre nel giorno successivo, durante l’incontro con i bambini, papa Giovanni Paolo II aveva ricordato il dramma dei profughi attraverso la famiglia di Gesù costretta a fuggire in Egitto: “Cari ragazzi, sapete che la famiglia di Gesù, quando egli era ancora molto piccolo, è stata costretta a fuggire dalla Palestina in Egitto, perché Erode voleva uccidere il Bambino.

Giuseppe, Maria e Gesù sono stati ‘profughi’, come si dice con una parola che, purtroppo, oggi ricorre spesso. Ai nostri giorni ci sono milioni di profughi nel mondo. Tra questi la maggior parte sono famiglie, e moltissime, specialmente in Africa, con bambini piccoli.

In questo momento, insieme con voi, vorrei affidare alla Madonna e alla Santa Famiglia tutti i bambini profughi del mondo. Così pure vi invito a ricordare tanti vostri coetanei che hanno perso il papà o la mamma, o tutt’e due, a causa della guerra. Proprio qui a Loreto, l’anno scorso, incontrai un gruppo di donne di Sarajevo, vedove a causa della guerra.

La nostra preghiera non vuole fermarsi alle parole: sentiamoci impegnati, come cristiani, come Chiesa, ad essere ‘casa’ per chi è senza casa, ad essere ‘famiglia’ per chi è senza famiglia”.

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