Dal Jamboree giapponese una testimonianza

Il Jamboree nel gergo scout è un raduno di scout, che può essere mondiale, europeo (eurojam), nazionale, regionale, locale. Il nome gli fu dato da Robert Baden-Powell, fondatore dello scautismo. Letteralmente il termine ‘marmellata di ragazzi’, dall’unione della parole inglesi jam e boy. Baden-Powell gli diede questo nome perché voleva che un giorno tutti gli scout del mondo si incontrassero in un luogo per fare un campo insieme e quindi una ‘marmellata’ di colori e usanze.

Questo per dire che dal 28 luglio al 9 agosto hanno partecipato 33.000 ragazzi di 147 nazioni all’evento, che si è svolto in Giappone con la partecipazione di 1000 ragazzi italiani sul tema: Energia, Innovazione ed Armonia. Le attività del Jamboree saranno divise in diverse categorie: quelle del ‘Global development village’, che hanno avuto lo scopo di pace, ambiente, sviluppo e prevenzione dei disastri naturali; quelle culturali, per favorire lo scambio di esperienze e tradizioni e avvicinare, in particolare, gli usi giapponesi;

e poi, ancora, quelle scientifiche, le visite turistiche a 19 città della provincia di Yamaguchi, le attività naturalistiche, le attività in spiaggia e in piscina e le attività dedicate alla pace, che si sono svolte in parte presso il campo, in parte presso il Museo della pace di Hiroshima.

Fra i ragazzi italiani c’erano anche Edoardo e Sofia, che nel sito dei salesiani di Macerata hanno raccontato la loro esperienza: “Siamo partiti da Roma il 25 luglio e dopo un lunghissimo viaggio abbiamo raggiunto la città di Nishinomiya nella quale abbiamo svolto la Home Hospitality, il progetto che per due giorni ci ha visti ospiti di alcune famiglie giapponesi.

La prima ed emozionante avventura che ci ha aiutato a conoscere un paese e un popolo così diversi dal nostro. Siamo stati accolti come dei figli, abbiamo avuto la possibilità di ammirare alcuni importanti templi giapponesi e visitare famose città quali Kyoto e Osaka oltre ovviamente ad aver appreso tradizioni e usi della vita quotidiana.

Altre otto ore di pullman e finalmente l’arrivo al campo. Il vero e proprio Jamboree ha avuto inizio il 28 luglio con la cerimonia di apertura dove per la prima volta ci siamo resi conto di quanto eravamo fortunati ad essere lì. Nei giorni seguenti si sono svolte le attività legate ai temi proposti dal Jamboree ovvero armonia, energia e innovazione…

Cosa portiamo a casa? Lo spettacolo della distesa di tende di tutti i colori, delle bandiere al vento… caldo (38º e 97% di umidità), le interminabili file per il cibo e per le attività, lo scambio di oggetti, canti e ban, il sentirsi tutti fratelli pur provenendo da posti lontanissimi, le cene condivise con altri reparti in cui ogni paese ha preparato le proprie specialità (la pasta Italiana è andata per la maggiore), la consapevolezza di quanto questo mondo sia grande e diverso, ma allo stesso tempo di come possiamo vivere un campo insieme grazie alla Promessa che ci unisce”.

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