Morandi incisore

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Nelle sale della Calcografia – all’Istituto Centrale per la Grafica (ICG), in via della Stamperia 6,  appena dietro Fontana di Trevi – sono in mostra matrici e stampe autografe di Giorgio Morandi (1890-1964). La mostra – che amplia la possibilità di fruizione e di conoscenza dell’opera dell’artista bolognese avviata dalla grande mostra dei suoi dipinti al Museo del Vittoriano, a cura di Maria Cristina Bandera – espone le matrici incise da Morandi conservate nella Calcoteca dell’Istituto.

L’artista fu titolare della cattedra di Incisione all’Accademia di belle arti di Bologna e sulle opere esposte è stato svolto un attento lavoro di restauro e di revisione catalografica. Di tale impresa – compiuta nell’occasione del cinquantenario della morte di Giorgio Morandi – è documento il volume “Morandi in Calcografia” edito dall’ICG a cura di Fabio Fiorani e Ginevra Mariani (Campisano Editore, Roma 2015) che ricostruisce la vicenda storico-critica del nucleo di matrici autografe di Morandi conservate all’Istituto fornendone il catalogo completo.

La piccola ma intensa mostra, curata da Fabio Fiorani e Ginevra Mariani, aiuta a ripercorrere le tappe del rapporto tra Morandi e l’istituzione romana della grafica. Il corpus delle matrici conservato in Istituto consta di 101 lastre, tra rami e zinchi, ma poiché Giorgio Morandi, in alcuni casi, incideva le matrici su entrambi i lati, le incisioni sono in totale 108. A queste vanno aggiunte 19 grafiche incise, ma poi biffate perché non riconosciute dall’artista, e 3 lastre su cui l’immagine è stata soltanto scalfita e non scavata dall’acido.

Le lastre sono pervenute alla Calcoteca dell’Istituto al seguito di tre donazioni dal 1949 al 2010. La prima donazione risale all’epoca in cui il direttore della Calcografia Nazionale, Carlo Alberto Petrucci, invitò Morandi a lasciare le sue matrici in Calcografia perché trovassero posto accanto a quelle di Marcantonio Raimondi, Agostino Carracci, Salvator Rosa e Giovan Battista Piranesi. Morandi accettò l’invito scegliendo 75 lastre incise che a suo giudizio erano le più rappresentative del suo percorso di artista. La seconda donazione risale al 1990, quando vi fu in Calcografia la mostra di stampe intitolata “Morandi. L’opera grafica. Rispondenze e variazioni”, curata, con catalogo, da Michele Cordaro. In quell’occasione, la sorella dell’artista Maria Teresa donò all’Istituto altre 20 matrici.

Infine, nel 2010, Carlo Zucchini, custode dell’eredità Morandi, ha donato all’Istituto ulteriori documenti e sei lastre autografe. In mostra si sono viste, per alcuni giorni, anche le foto realizzate da Luigi Ghirri nel 1990 nello studiolo di Morandi, acquisite dall’Istituto nel 2009. Le foto – pubblicate a colori nel catalogo – ritraggono gli oggetti appartenuti al pittore e lasciati intatti alla sua morte nell’atelier di via Fondazza a Bologna.

Tra i documenti in mostra, particolarmente suggestivo è il “registrello”, il quaderno di 114 pagine compilato da Morandi dal 1927 con annotazioni e disegni, in cui è documentata la vasta rete di contatti con amici, critici e mecenati intrattenuti dall’artista durante gli anni a cavallo tra le due guerre mondiali. Morandi vi scriveva soggetto, tecnica e tiratura – sempre modesta: massimo 50 copie – delle sue incisioni, con i nomi di coloro ai quali venivano inviate e donate.

La produzione grafica – che intrattiene un rapporto non banale con la pittura, tra disegno e ombreggiatura – aiuta a collocare Morandi, accanto a Cézanne, nel percorso dell’arte del ‘900 in una posizione di tutto rilievo. Quella che potrebbe sembrare l’accademica ripetizione di oggetti spesso simili e iterativi segnala, in realtà, il rispecchiamento profondo dell’artista nella sua opera. Con Morandi si evidenzia l’irrompere dell’esistenza dell’artista nel corpo della figurazione: l’evento di variazioni minime e infinitesimali della forma e del colore (dell’ombra e della luce al tratto, nelle grafiche) connota la sua soggettività tra presenza e assenza. Tale è, infatti, la modernità visuale di Morandi: l’attenzione all’appena percepibile e il congedarsi dall’umano.

Nella foto: Giorgio Morandi, “Natura morta con oggetti bianchi”, incisione all’acquaforte su lastra di rame, 1931.

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