Dialogare con musica e poesia

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Perché si dialoga con musica e poesia? Faccio mia la celebre frase di Pascal: le coeur a ses raisons que la raison ne connait point. Si fa arte per rivelare le ragioni del cuore filtrate attraverso la luce della ragione e offerte a chi è capace di accoglierle. Ho sempre considerato ogni “scritto” letterario o musicale come “incontro” che si sviluppa in una sorta di dialogo tra scrittore e lettore. Conversare attraverso l’arte è, in effetti, sublime colloquio cor ad cor tra chi crea e dona e chi è capace di accogliere con apertura di cuore. La gratitudine per il dono ricevuto si esprimerà permettendogli di diventare fecondo.

Oggi, purtroppo, il conversare è pioggia di parole e di suoni in un deserto di pensieri, mutismi e baccani. Saturi di rumori, percossi da aggressività, inquinati da aria malefica, stanchi di quell’industria che mercanteggia il tortoreggiare odioso o mieloso della mediocrità e del consueto, soltanto il silenzio, santuario della nostra intimità, è l’alveo fecondo in cui fiorisce l’arte della poesia e della musica, mezzi sublimi che armonizzano l’io con se stesso aprendosi agli altri.

 

In ogni stella ci sono mille luci

come in ogni cuore ci sono mille affetti.

Non c’è limite all’amore

come non c’è limite alla verità e alla bellezza:

sono perfezioni assolute!

Ben sappiamo che il travaglio della ricerca artistica spinge sempre verso inedite luci verbo-melodiche che sono canto ed enigma: canto per il cielo ed enigma per la terra, attraverso il fuoco creativo della passione che brucia e non consuma, come il roveto ardente sul monte Sinai. L’informe è costantemente in cerca della forma così come, un tempo, le nebulose sarebbero diventate soli, lune e terre.

 

La speranza che il deserto fiorirà

e che immensi campi di rovi e di pietre

saranno trasformati in giardini di frutti e di fiori

nella sinfonia luminosa dei colori

è sicurezza che solo allora l’Amore rivivrà!

Ogni composizione artistica è creazione e rischio perché è un donarsi con tutte le proprie forze senza frenare gli slanci creativi che si agitano all’interno di se stessi e che portano verso regioni ancora vergini della pura arte. E così si spicca il volo verso architetture semplici o complesse che sono danze in dissonanze, anche se le orecchie sorde, mal preparate o impigrite, sono incapaci di riconoscere le armonie del domani. Certa società che non lascia posto al nuovo, fa di tutto per abbattere il profeta e annientare la sua arte, al fine di integrarlo nel giro disarmonico della sciatta consuetudine. Il vero profeta, però, rifiuta, lotta e persevera. Se l’arte ha una storia luminosa e continua a vivere è perché non si ostina a percorrere sentieri già battuti. La profezia artistica è vita e fecondità della vera arte.

Oggi, la comunità umana è in crisi perché non trova forza di alzare i toni culturali per andare avanti profeticamente, e questo, forse, a causa della diabolica pigrizia mentale e di quella smania mercantile che corrode e annulla ogni cosa. Il profeta, allora, è condannato a morte, pur rimanendo vivo nella sua libertà di coscienza che è all’interno della prigione dell’arroganza prepotente dei potenti. Per l’artista, però, offrire i frutti della propria arte è come donare l’intimità della propria vita.

La creazione artistica non si riduce allo sfruttamento mercificato di un talento, ma è responsabilità di un’ascesi, così come l’ispirazione non ha come fine il dare vita alla tecnica ma è la tecnica che offre un corpo vivo all’ispirazione. Tutto il travaglio artistico somiglia al lavoro ascetico dei mistici e dei profeti, compresa la “notte oscura”.

La storia ci tramanda che i profeti vengono sempre esiliati e rinchiusi nel martirio della loro testimonianza: martiri di un’inutile utopia? No, martiri perché l’arte della risurrezione l’hanno capita soltanto loro. Essi, infatti, sono segno di un altro mondo che non si può fingere di ignorare proprio a causa della loro testimonianza.

I veri artisti sono quelli che, al di là delle tecniche, degli stili e delle forme, danno vita alla misteriosa realtà che possiedono interiormente. Mi piace paragonare l’artista al mitico pellicano che offre le proprie viscere come cibo per i suoi piccoli. E, allora, si esortino i mistici e i profeti a non spegnere il suono del canto della parola!

 

Canta!

Finché non canti

la musica è prigioniera nel tuo cuore

e cerca disperatamente di evadere

dal tuo corpo e dalle tue labbra.

Quando c’è la fatica dello studio,

tutto sgorga armoniosamente senza difficoltà

e così il tuo canto diventa toccante

perché è creazione e rischio,

diviene ammaliante

perché offri in dono parte di te stesso

attraverso lanci e rilanci creativi

che, concordi, si agitano in te.

Canta!

La vita è musica in te e per te.

Donare la musica è come offrire la vita,

è come dare in pasto la tua intimità.

Tutto l’altro può degenerare in industria

di mercato senz’anima

che distrugge ogni sublime bellezza!

Siamo convinti che la vita è canto in armonia.

Siamo certi che la vita nasce, fiorisce e fruttifica nella sinfonica armonia della molteplicità dei ritmi dello spazio e del tempo. Armonia intesa come relazione ordinata e concorde che soddisfa lo spirito e ricrea il cuore. Armonia che è unità delle diverse vibrazioni in coerenza simpatica.  Il Dio rivelato dal Figlio Gesù è perfetta infinita armonia perché è Trinità, non chiusa in se stessa in uno sterile e ripetitivo monologo, ma in dialogo di autorivelazione e autodonazione alla sua creata e amata umanità. Dialogo in armonia è concordia di cuore e ragione, in simpatia con il fratello in umanità. Il nostro è il Dio appassionato e geloso come il vero amore, è il Roveto che sempre arde e ci consuma nella sua Tri-Unità. Gli altri sono false deità, senza canto e senza poesia, idoli vani e vanesi, stupidi ninnoli prefabbricati, fregi accessori e cromati che con l’andar del tempo diventano ingombranti, inutili e dannosi. Prima di essere mercificatori di trottole e di frottole, ci si guardi allo specchio della coscienza, dopo averlo pulito e fatto risplendere. Al popolo santo di Dio non è lecito dare in pasto le ghiande al posto del pane fresco e fragrante dell’arte sublime! L’arte non vera non lascia soltanto il vuoto ma anche la corruzione.

Arde la penna per la veemenza del fuoco.

I miei occhi sono bruciati

dai raggi di bellezza

che erompono dal cuore.

Una fiamma viva s’accende nelle mie ossa,

sgorgano i ruscelli per irrorare

affinché non mi consumi.

La Bellezza è visione

che rivela il Mistero

e t’infiamma d’Amore.

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