Caritas Grecia: l’impegno per gli emarginati

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Il precipitare della crisi greca ha reso ancora più drammatica la già difficile situazione dei migranti che continuano ad entrare in Grecia per potere raggiungere altri Paesi europei. Nell’ultimo anno il numero di migranti che hanno raggiunto il Paese è quintuplicato rispetto al 2014.

Solo a luglio sono stati registrati 50.000 nuovi arrivi, 20.000 in più rispetto al mese precedente (con un incremento di quasi il 70%). La maggior parte proviene da Siria, Afghanistan, Nigeria, Sierra Leone e Repubblica Democratica del Congo, Paesi devastati dalla guerra e dalle pulizie etniche.

Una situazione diventata ingestibile per le autorità greche, a causa della mancanza di fondi e di personale per fornire assistenza umanitaria e legale a queste persone, ma che sta mettendo a dura prova anche le organizzazioni umanitarie, già impegnate a sostenere i cittadini greci ormai allo stremo.

Le difficoltà per i migranti regolari (rifugiati e immigrati economici), ma anche per i nuovi arrivati sono sempre maggiori. L’alto tasso di disoccupazione tra i cittadini greci riduce al minimo le possibilità per gli immigrati di trovare lavoro, costringendoli a lavorare in nero e quindi ad entrare nell’illegalità.

Tra i richiedenti asilo crescono, invece, i timori di vedere allungati i tempi per il trattamento della loro pratica. Quindi per fare fronte all’emergenza, Caritas Atene ha lanciato a gennaio scorso un vasto programma di aiuti per i rifugiati siriani che vivono ad Atene finanziato dalla Caritas italiana, ora esteso anche alle isole con la collaborazione dei Catholic Relief Services, l’opera caritativa della Conferenza episcopale degli Stati Uniti.

Finora è di € 192.869,25 la somma raccolta da Caritas Hellas dopo l’Emergency Appeal diretto ai partner internazionali del network Caritas lanciato a fine luglio con il duplice obiettivo di aiutare le famiglie greche maggiormente colpite dalla crisi economica e di fare fronte all’emergenza migranti; con tale somma si potrà aiutare “circa 23.748 persone, tra le quali 50 famiglie greche e 100 bambini in età scolare che a causa della crisi vivono una situazione di disagio, ai quali si aggiungono i moltissimi migranti, per lo più in fuga da guerre che infiammano il Medio Oriente e il continente africano…

Circa 2.500.000 di persone (quasi un quarto della popolazione greca) vivono al di sotto della soglia di povertà, mentre 3.800.000 sono a rischio povertà a causa di deprivazioni materiali e disoccupazione”, afferma Caritas Hellas, che riporta anche dati Eurostat, per i quali la Grecia è tra i paesi europei con i tassi di povertà più elevati (23,1% ); anche la disoccupazione resta la più alta dell’Unione europea attualmente pari al 25,6%, il che vuol dire che più di 1.200.000 persone sono attualmente senza lavoro.

Quindi alle strutture delle Caritas si rivolgono anche tanti cittadini greci che frequentano le mense dell’organizzazione caritativa cattolica alle quali contribuiscono enti privati. Il problema è che si stanno riducendo anche le donazioni alle Chiese, ortodossa, cattolica e protestanti che assistono i migranti.

Anche i greci si trovano in una situazione disperata. E tuttavia non hanno voltato le spalle all’emergenza, soprattutto nelle isole. Secondo Irma Sofia Espinosa Peraldi, fundraiser dell’esecutivo della Caritas per i rifugiati Programma di Atene la crisi greca è stata presentata solo attraverso la sua aspetto economico:

“Ma la crisi economica è solo l’effetto di problemi più profondi all’interno delle istituzioni politiche ed economiche della Grecia e l’Unione europea. L’origine di questi problemi ha le sue radici in una generalizzata mancanza di valori etici e la mancanza di senso di comunità, sia greca ed europea. Questa mancanza di valori e di senso di comunità hanno portato ad una cultura della corruzione, egocentrismo e l’indifferenza con conseguenze dirette sulla sfera economica.

Nel frattempo, coloro che soffrono le conseguenze in Grecia sono i più vulnerabili della società, e ora i rifugiati e migranti troppo. Il Rapporto Ombra sulla Grecia fornisce un’analisi approfondita di come la crisi economica colpisce i cittadini greci più vulnerabili.

La differenza ora, nel 2015, è che la crisi economica è diventata ancora più grave, che colpisce ancora di più la classe media e le poche imprese di piccole e medie dimensioni, che sono costretti a chiudere o di lasciare il paese. In altre parole, lo strato della società greca che potrebbe contribuire a pagare il debito è ora ad alto rischio di perdersi pure. Sì, sono le misure di austerità necessarie, ma avranno senso solo quando daranno risalto ai programmi di sviluppo efficaci”.

Anche la Caritas Italiana ha rilanciato alcune proposte e iniziative solidali (www.gemellaggisolidali.it): “Bisogna tornare a guardare al benessere di una comunità nel suo complesso; c’è bisogno di un’alternativa all’approccio attuale, nella quale la coesione e l’inclusione sociale assumano un ruolo altrettanto significativo rispetto alla dimensione economica. Occorre riattivare la solidarietà, tra popoli, paesi, città e persone. Bisogna rafforzare la consapevolezza che siamo una sola famiglia umana e non c’è spazio per la globalizzazione dell’indifferenza…

Bisogna tornare a guardare al benessere di una comunità nel suo complesso; c’è bisogno di un’alternativa all’approccio attuale, nella quale la coesione e l’inclusione sociale assumano un ruolo altrettanto significativo rispetto alla dimensione economica. Occorre riattivare la solidarietà, tra popoli, Paesi, città e persone… Non è in gioco il destino della Grecia ma quello dell’intera Europa”.

Nel frattempo Save the Children ha rilevato che i bambini rifugiati e migranti nel Paese ellenico si trovano ad alto rischio di sfruttamento, abuso e malattie, anche mortali, a causa del collasso del sistema ufficiale di accoglienza, dovuto alla crisi economica: circa 1.000 persone sbarcano ogni giorno sulle isole del Dodecaneso, per la maggior parte siriani, afgani e iracheni che cercano rifugio in Europa, prevedendo che entro la fine dell’anno i migranti che giungeranno in Grecia potranno arrivare a 200.000.

I bambini più vulnerabili, in particolare quelli che dormono fuori da soli o che si ritrovano bloccati in grandi gruppi di adulti nei sovraffollati centri di detenzione, sono a rischio di tratta, sfruttamento sessuale e abusi. Alcuni bambini hanno riferito agli operatori di Save the Children a Lesbo, Chios, Kos e Atene di non aver mangiato per giorni e di aver paura a dormire fuori o andare in bagno durante la notte per il rischio di abusi.

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