Dopo 70 anni per non dimenticare Hiroshima e Nagasaki

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Una delegazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Coe), composta da rappresentanti dei 7 Paesi chiamati a decidere sulla messa al bando delle armi nucleari, è in pellegrinaggio a Hiroshima e Nagasaki, in Giappone, per commemorare il 70^ anniversario dei bombardamenti atomici del 6 e 9 agosto 1945: dalla Germania, Repubblica Ceca, Stati Uniti, Giappone, Norvegia, Pakistan e Paesi Bassi provengono i vescovi ed i pastori per incontrare sopravvissuti, leader religiosi ed esponenti del governo. Al rientro rivolgeranno appelli all’azione, chiedendo in particolare ai rispettivi governi un rinnovato impegno internazionale perché venga disposta l’interdizione formale delle armi nucleari.

Nel 1981, dopo l’appello per la Pace di Hiroshima di papa Giovanni Paolo II, la Chiesa cattolica giapponese decise di indire un periodo di 10 giorni, dal 6 al 15 agosto, da dedicare alla preghiera per la pace. Per ricordare l’anniversario la Conferenza episcopale giapponese ha pubblicato un messaggio, ‘70 anni dopo la guerra. Beati gli operatori di pace. Soprattutto ora, la pace non deve dipendere dalle armi’ per ricordare che la pace si deve ancora realizzare nel mondo:

“Noi abbiamo capito che i problemi dell’umanità sono i nostri problemi. Iniziando con le seguenti parole, la Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo ‘Gaudium et Spes’, pubblicata alla fine del Concilio vaticano II, rappresenta un chiaro esempio di questa visione: ‘Le gioie e le speranze, i dolori e le preoccupazioni degli uomini di questo tempo, in particolare di coloro che sono poveri o soffrono per qualche motivo, sono le gioie e le speranze, i dolori e le preoccupazioni dei seguaci di Cristo. Infatti tutto quello che è umano riecheggia nei loro cuori’. La Chiesa ha affrontato in modo attivo le questioni della vita e della dignità umana, in particolare degli esclusi e degli oppressi, dalla fine del Concilio vaticano secondo fino ad oggi, con il pontificato di Papa Francesco”.

Ricordando che la seconda guerra mondiale è stata un’esperienza orribile la Chiesa ha ricordato la Costituzione giapponese nel 1946 ha ripudiato la guerra e ha tutelato il rispetto dei diritti umani fondamentali: “Nella sua enciclica ‘Pacem in Terris’, Papa Giovanni XXIII ha affermato: ‘In un’epoca in cui ci si vanta della propria potenza atomica, non ha più senso sostenere che la guerra è un semplice strumento con cui rimediare alla violazione della giustizia’. Il Concilio vaticano II in ‘Gaudium et Spes’ si è opposto alla corsa alle armi e ha invocato il raggiungimento della pace che non deve fare affidamento sulla forza militare.

Nel suo ‘Appello per la pace’ tenuto a Hiroshima nel 1981, papa Giovanni Paolo II ha dimostrato una chiara rinuncia alla guerra quando ha dichiarato: ‘La guerra è frutto dell’uomo. La guerra è la distruzione della vita umana. La guerra è morte’. E’ automatico che noi vescovi giapponesi rispettiamo gli ideali pacifisti della Costituzione del Giappone, date le nostre origini storiche. Per i cristiani il ripudio della guerra è richiesto dal Vangelo di Cristo. Il rispetto per la vita è un ideale che non può essere abbandonato dalle persone di fede e deve essere sostenuto fermamente dall’intera umanità”.

Quindi i vescovi giapponesi hanno sottolineato la vocazione per la pace della Chiesa locale: “La Conferenza episcopale del Giappone sa di avere una speciale vocazione in favore della pace. Tale vocazione non è basata su nessuna ideologia politica. Noi continuiamo a invocare la pace non come argomento politico, ma come fatto umano. La nostra consapevolezza di questa vocazione è stata influenzata, di certo, dagli orrori inflitti dalle armi nucleari su Hiroshima e Nagasaki, ma è scaturita anche dal profondo rimorso riguardo la posizione della Chiesa in Giappone prima e durante la guerra”.

Inoltre la Chiesa ha stigmatizzato il fatto che sta svanendo il ricordo di quel che successe 70 anni fa con il rischio “di riscrivere la storia di quei tempi, negando cosa è realmente accaduto. Il governo attuale sta provando ad approvare leggi che proteggano i segreti di stato, consentano il diritto di auto-difesa collettiva e modifichino l’articolo 9 della Costituzione per consentire l’utilizzo della forza militare all’estero. Allo stesso tempo non possiamo non notare il crescente nazionalismo non solo in Giappone, ma tra i governi degli altri Paesi in quest’area del mondo.

Quando nascono tensioni tra nazioni, per garantire la stabilità regionale diventa importante un forte impegno a migliorare le relazioni attraverso il dialogo e la negoziazione piuttosto che aumentare l’impegno militare”. Quindi ricordando che il Giappone sta costruendo nuove basi militari e la corsa agli armamenti, congiunti alla globalizzazione finanziaria la chiesa giapponese richiama le preoccupazioni di papa Francesco per una possibile ‘terza guerra mondiale’ la Chiesa giapponese afferma ancora una volta di continuare a lavorare per la pace:

“A 70 anni dalla fine della guerra e 50 anni dopo la fine del Concilio Vaticano II rinnoviamo la nostra determinazione a ricercare la pace e lavorare per la pace. Noi cattolici in Giappone siamo pochi di numero, ma insieme ad altri cristiani, ai fedeli di altre religioni e a coloro in tutto il mondo che vogliono la pace, noi rinnoviamo il nostro impegno a lavorare affinchè la pace diventi una realtà”.

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