La politica nell’enciclica Laudato si’ (prima parte)

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Uno dei criteri per comprendere e gustare pienamente l’enciclica Laudato si’ è prendere uno dei tanti temi che vengono affrontati e notare come, nel corso della stessa enciclica, vengano sviluppati perché ci sono temi “che non vengono mai chiusi o abbandonati, ma anzi costantemente ripresi e arricchiti”, come lo stesso papa Francesco afferma al n. 16.

Uno dei temi sviluppati è la politica alla quale il Pontefice dedica una serie di numeri all’interno dei vari capitoli. In altri termini leggendo l’enciclica ci chiediamo: quale politica secondo la Laudato si’?

Un prima risposta si trova al n. 49: “non si ha chiara consapevolezza dei problemi che colpiscono particolarmente gli esclusi. Oggi sono menzionati nei dibattiti politici ed economici internazionali, ma per lo più sembra che i loro problemi si pongano come un’appendice”. Successivamente nel paragrafo VI del primo capitolo Il Papa sottolinea come non disponiamo ancora di una cultura necessaria per affrontare la crisi ecologica e c’è bisogno di costruire una leadership (n. 53).

Inoltre papa Francesco nota la debolezza della reazione della politica internazionale: “la sottomissione della politica alla tecnologia e alla finanza si dimostra nel fallimento dei vertici mondiali sull’ambiente” (n. 54). Di fronte, poi, all’esaurimento di alcune risorse si va creando uno scenario favorevole per nuove guerre. Per questo “si richiede dalla politica una maggiore attenzione per prevenire e risolvere le cause che possono dare origine a nuovi conflitti.

Ma il potere collegato con la finanza è quello che più resiste a tale sforzo e i disegni politici spesso non hanno ampiezza di vedute. Perché – si chiede il vescovo di Roma – si vuole mantenere oggi un potere che sarà ricordato per la sua incapacità di intervenire quando era urgente e necessario farlo?” (n. 57).

Scorrendo l’enciclica, nel terzo capitolo, dopo aver affermato che “il paradigma tecnocratico tende ad esercitare il proprio dominio sull’economia e la politica” (n. 109), il Papa invita ad una cultura ecologica che “dovrebbe essere uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma a una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico” (n. 111).

Sotto questo aspetto, dopo aver sostenuto la necessità di una corretta concezione del lavoro, il vescovo di Roma fa importanti affermazioni che riguardano anche chi fa politica: “rinunciare a investire sulle persone per ottenere un maggior profitto immediato è un pessimo affare per la società” (n. 128), “le autorità hanno il diritto e la responsabilità di adottare misure di chiaro e fermo appoggio ai piccoli produttori e alla diversificazione della produzione” (n. 129).

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