La Caritas traccia la povertà italiana

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Gli ultimi dati Istat confermano che oltre 4.000.000 di persone in Italia vivono in condizioni di povertà assoluta. Questo dato è confermato dai centri di ascolto e dei servizi Caritas a livello territoriale, che hanno fornito alcuni numeri raccolti nel 2014 provenienti da 531 Centri d’Ascolto in 85 diocesi (su 220 totali): 46.000 persone che hanno chiesto aiuto, di cui quasi la metà (46,5%) italiani e il 62,7% senza occupazione.

Rispetto agli interventi prevale l’erogazione di beni e servizi materiali (56,3%); tra questi spiccano in particolare la distribuzione di viveri e di vestiario e i servizi mensa. La seconda voce di intervento è quella dei sussidi economici, in particolare: pagamento bollette, contributi per le spese di alloggio, acquisto di generi alimentari, sostegno per le spese sanitarie. Va tuttavia contemporaneamente segnalato un aumento anche della richiesta di soli interventi di ascolto, spesso ripetuti nel tempo.

Durante lo scorso anno sono state molte le emergenze, come l’alluvione nelle Marche, in Liguria e in varie parti d’Italia, nonché i continui sbarchi di migranti sulle coste, a cui la Caritas è intervenuta con un’incessante opera di accoglienza. A livello internazionale l’impegno di solidarietà si è articolato a partire dalla guerra in Siria, la crisi di Gaza e poi quella in Iraq, oltre ai numerosi ‘conflitti dimenticati’: accanto agli appelli per la pace si sono avviati progetti di vicinanza concreta come i Gemellaggi con le famiglie irachene e quelle greche, promossi e sostenuti dalla Conferenza Episcopale Italiana.

La crisi di Ebola in Africa ha richiamato l’attenzione su un continente attraversato di continuo da fremiti di guerra, come in Sudan e Sud Sudan, in Mali e nella Repubblica Centrafricana, o di violenza come quella che ha portato alla morte di tre suore Saveriane in Burundi. Non meno tragiche le situazioni che hanno visto l’India colpita da alluvioni e le Filippine devastate da un nuovo tifone.

In Europa pesanti alluvioni hanno riguardato i Balcani, mentre la Grecia è stata colpita da un terremoto. L’Europa purtroppo ha visto alle sue porte anche una nuova guerra a causa della crisi ucraina, i cui esiti permangono estremamente incerti. Ma chi sono stati coloro che si sono rivolti ai Centri di Ascolto della Caritas nello scorso anno?

Il Rapporto evidenzia subito un dato sulla cittadinanza: durante questi anni di crisi sono aumentati tra gli ‘utenti Caritas’ in un modo sempre più vistoso il peso degli italiani, che non risultano così minoritari come in passato. Nel 2014 su 100 assistiti 46 risultano italiani (esattamente 46,5%), quindi quasi uno su due. Solo un anno fa la percentuale si attestava al 31,1%, negli anni precedenti su valori ancora inferiori.

La situazione, tuttavia, risulta eterogenea nelle diverse aree del Paese. Se nel Nord il peso degli italiani può dirsi ancora in linea con il valore del 2013, nel Centro e nel Mezzogiorno si registra un vistoso incremento. In particolare, nel Sud e nelle Isole la percentuale si attesta al 72,5%; questo può dirsi conseguenza da un lato della minore presenza di stranieri sul territorio, ma anche della situazione di maggiore criticità in cui versano le regioni del Sud Italia.

Tra gli stranieri prevalgono quelli provenienti dal continente europeo (44,8%) e dall’Africa (40,5%), che risultano avere un peso quasi equivalente. Tra gli europei, le nazionalità che registrano presenze più cospicue sono quelle dell’Est, in particolare rumeni (44,1%), albanesi (19,4%) e ucraini (11,3%). Tra i cittadini di nazionalità africana spiccano quelli provenienti dall’Africa del Nord, nello specifico soprattutto marocchini (52,0%), tunisini (10,9) ed egiziani (4,4%), e, in seconda istanza, quelli del Centro Africa (in particolare nigeriani, 9,7%) e dell’Africa Occidentale (senegalesi, 8,0%).

Sempre tra gli utenti Caritas il 74,9% ha figli e il 50,1% risulta coniugato. Si delinea dunque un’equa divisione tra le persone coniugate e coloro che vivono altre situazioni: celibi/nubili (25,3%), separati/divorziati (15,7%) e vedovi (6,2%). Disaggregando il dato per cittadinanza si evidenziano alcune differenze degne di attenzione: tra gli autoctoni c’è una maggiore incidenza dei separati/divorziati (21,6%), dei vedovi (8,4%) e di contro un minor peso dei coniugati (40,4%). Viceversa, tra gli stranieri la percentuale dei coniugati risulta molto più alta (58,5%).

Quindi in termini di età si tratta soprattutto di giovani adulti della fascia 35-44 anni (27,1%) e 45-54 (26,0%). Risulta elevata, tuttavia, anche la percentuale degli under 34 (18-34), pari al 23,2% (i pesi percentuali delle restanti fasce di età sono: 55-64 pari a 15,5%; 65 e oltre pari a 8,1%). Anche per l’età comunque si evidenziano vistose differenze in base alla cittadinanza.

Tra gli italiani, tendenzialmente meno giovani, risulta essere molto più alta l’incidenza della fascia 55-64 (20,5%) e degli over 65 (15,4%). Tra gli stranieri, al contrario, è molto più elevata la percentuale delle classi giovanili (18-34, pari al 32,6%; 35-44, pari al 31,4%). Considerando il titolo di studio prevalgono i possessori di licenza media inferiore (il 41,5% del totale) e di licenza elementare (19,2%).

Anche attraverso l’istruzione tuttavia si possono cogliere alcuni segnali di cambiamento rispetto al passato: diminuisce in modo evidente il peso degli analfabeti, mentre cresce quello di chi è in possesso di titoli medio-alti (licenza superiore, diploma universitario, laurea), pari nel complesso al 20,7%. Va sottolineato che tra gli stranieri l’incidenza dei titoli più elevati risulta più marcata rispetto agli italiani.

A connotare ulteriormente i livelli di difficoltà delle persone intercettate è sicuramente il dato sulla condizione occupazionale. A rivolgersi ai Centri di ascolto sono per lo più persone in cerca di un’occupazione, che rappresentano il 62,7% del totale. Diminuisce nel corso degli anni il peso degli occupati, che rappresentano oggi solo il 14,6% del totale.

Di fronte a tale disagio a livello locale la Caritas è intervenuta attraverso l’erogazione di beni e servizi materiali (56,3%) di cui ha beneficiato più di un utente su due (senza particolari differenze tra italiani e stranieri). Tra questi in particolare spiccano la distribuzione di viveri (60,1%) e di vestiario (30,9%) e i servizi mensa (18,1%).

La seconda voce di intervento più frequente è quella che riguarda i sussidi economici (14,0%). Le forme di ausilio maggiormente erogate sono state: il pagamento bollette (56,6%), i contributi per le spese dell’alloggio (15,7%), l’acquisto di generi alimentari (9,0%) e il sostegno per le spese sanitarie (7,2%). Infine molte persone accolte presso i Cda hanno beneficiato dei soli interventi di ascolto.

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