Gaza: per i bambini vite da incubo

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Secondo la ricerca ‘A Living Nightmare – Gaza, un anno dopo’ diffusa da Save the Children, a 12 mesi dall’ultimo conflitto l’89% dei genitori riferisce che i loro bambini soffrono di forti paure e che più del 70% dei piccoli teme un altro conflitto.

7 bambini su 10 ancora oggi hanno incubi notturni, nelle zone più colpite, percentuale che raggiunge la quasi totalità nelle città di Beit Hanoun (96%) e Khuza (92%): a sei mesi dalla fine del conflitto erano circa 300.000 quelli che mostravano gravi segni della necessità di un supporto psicologico specifico. Inoltre il 75% dei bambini bagna il letto regolarmente: nell’area di al-Shoka in particolare, questo accade ogni notte per circa la metà dei bambini.

Durante la guerra dello scorso anno, durata 51 giorni, 551 bambini di Gaza sono stati uccisi e 3.436 feriti e secondo le stime almeno 1.500 hanno perso i genitori. Molti sono rimasti senza casa e hanno visto le loro scuole danneggiate o distrutte, in alcune aree più della metà dei bambini non vuole tornare a scuola o è discontinuo nella frequenza per la paura di uscire di casa o sentirsi non al sicuro. In Israele un bambino è rimasto ucciso da un razzo e 270 sono stati feriti. A un anno dal conflitto, circa 100.000 persone sono ancora senza tetto e non è iniziata la ricostruzione di strutture sanitarie, della rete idrica e delle scuole.

Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia, ha sottolineato: “Molti bambini di Gaza hanno vissuto tre guerre negli ultimi sette anni, l’ultima delle quali nota per la sua brutalità. Sono emotivamente, e in alcuni casi fisicamente, devastati. Il mondo non può stare fermo a guardare mentre la minaccia di altri conflitti e il blocco permanente frantumano le speranze di futuro per questi bambini. I leader politici di tutte le parti devono agire, bisogna lavorare insieme per raggiungere un accordo per una pace duratura, inclusa la fine del blocco”.

Intanto Amnesty International e Architettura legale hanno rilasciato la ‘Piattaforma Gaza’, uno strumento d’indagine per evidenziare le caratteristiche comuni degli attacchi condotti da Israele nel luglio e nell’agosto 2014 durante il conflitto di Gaza. L’obiettivo della ‘Piattaforma Gaza’ è quello di contribuire all’individuazione delle responsabilità per i crimini di guerra e per le altre violazioni del diritto internazionale umanitario.

‘Piattaforma Gaza’ consente all’utente di esplorare e analizzare i dati relativi alle operazioni militari israeliane del 2014. Philip Luther, direttore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International, ha illustrato il programma: “Si tratta del più completo registro degli attacchi compiuti durante il conflitto del 2014. Consente di esaminare contemporaneamente oltre 2500 attacchi, che illustrano la distruzione su vasta scala causata dai 50 giorni di operazioni militari di Israele a Gaza della scorsa estate.

Mettendo in evidenza le caratteristiche comuni anziché presentare una serie di singoli attacchi, la ‘Piattaforma Gaza’ è in grado di denunciare la natura sistematica delle violazioni commesse da Israele durante il conflitto”. Attraverso la sua mappa interattiva, la ‘Piattaforma Gaza’ segnala tempo e luogo di ogni singolo attacco e lo classifica in base a una serie di criteri, tra cui il tipo di attacco, il sito colpito e il numero delle vittime, in modo da individuarne le caratteristiche comuni.

Grazie alle nuove tecnologie disponibili per visualizzare i dati e le mappe digitali, gli utenti possono vedere e ricercare le informazioni per verificare le caratteristiche comuni della condotta delle forze israeliane durante il conflitto. L’obiettivo è di identificare e pubblicizzare queste caratteristiche comuni, per contribuire a determinare se specifici attacchi abbiano costituito violazioni del diritto internazionale umanitario e anche crimini di guerra. Inoltre, la ‘Piattaforma Gaza’ illustra chiaramente una predominante costante di attacchi contro abitazioni private, oltre 1200, che hanno causato più di 1100 morti tra la popolazione civile.

Ed anche Oxfam ha lanciato l’allarme per quel che avviene a Gaza: la disoccupazione tra i giovani sotto i 24 anni è salita al 67,9%, una delle più alte mondo. Una crisi occupazionale devastante che colpisce anche i laureati, con il 40% di loro che non riesce a trovare un’occupazione, come ha denunciato Riccardo Sansone, responsabile per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia:

“E’ incredibile che, a un anno dalla fine della guerra, ancora pochissimo sia stato fatto per sostenere la ripresa di Gaza. Se si vuole raggiungere una pace stabile nella regione, è necessario dare ai giovani la possibilità di immaginare un futuro migliore in cui possano studiare, realizzare i loro sogni, avere una famiglia e nutrire speranze per i propri figli. Sarà possibile costruire una pace duratura, in cui sia garantito il rispetto dei diritti umani, solo permettendo la ripresa economica della Striscia con la fine del blocco israeliano”.

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