L’omaggio del Papa alla Madonna e alle donne paraguayane

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È trascorsa quasi una settimana dall’inizio di questo nono viaggio apostolico di Papa Francesco fuori dall’Italia. Quattro, le grandi celebrazioni eucaristiche presiedute dal Pontefice in tre nazioni del sudamerica (Ecuador, Bolivia e Paraguay), alle quali hanno preso parte oltre quattro milioni e mezzo di fedeli. È questo il dato principale verso cui far convergere un’attenta e seria riflessione, la vera fucina capace di generare la fede, moltiplicandola e offrendola come itinerario di vita, progetto, dono e compito. In risposta ad ogni insidioso tentatativo di rendere il segno della Croce strumentalizzabile – incastonandolo persino tra la falce e il martello di vecchie e moderne ideologie – c’è la più antica e la più assurda delle celebrazioni cristiane: la Messa, memoriale della passione, morte e resurrezione di Cristo.

I gesti simbolici di accoglienza e di simpatica vicinanza operati da Papa Francesco, le mani tese dei fedeli che cercano di raggiungerlo per sfiorarlo, la festa dei loro sguardi di fronte al sogno che stanno vivendo… tutto questo non avrebbe senso fuori da quella logica di comunione e di fede che si rinnova in ogni Eucaristia, quel “Pane” spezzato – che dal Papa all’ultimo dei sacerdoti – è donato al mondo!

Accompagnato da mons. Claudio Giménez Medina, Presidente della CEP e Vescovo di Caacupé, il Pontefice raggiunge il sagrato del Santuario di Caacupé – dedicato alla “Virgen de la Inmaculada Concepción de los Milagros” – e riceve dal Sindaco le Chiavi della città. All’interno del Santuario Papa Francesco si sofferma in preghiera davanti alla statua della Vergine. Caacupé è, infatti, famosa per la sua festa religiosa, che si tiene annualmente l’8 dicembre, in onore di Nostra Signora dei Miracoli. La venerata effigie mariana, scolpita nel XVI secolo da un fedele convertito, fu salvata miracolosamente da una grande inondazione, e le si attribuiscono numerosi miracoli; più di 200.000 i fedeli che ogni anno si dirigono in pellegrinaggio durante la festa.

«In un santuario – afferma il Pontefice nel corso della sua omelia – noi figli ci incontriamo con nostra Madre e tra noi ricordiamo che siamo fratelli. E’ un luogo di festa, di incontro, di famiglia. Veniamo a presentare le nostre necessità, veniamo a ringraziare, a chiedere perdono e a cominciare di nuovo». Quanta vita si muove (tra vocazioni, fidanzamenti, matrimoni, battesimi) ai piedi della Vergine Maria, nella gioia e anche nei momenti di fatica o di dolore. «Qui siamo a casa – dice Francesco, tra gli applausi dei fedeli – e la cosa migliore è sapere che c’è qualcuno che ci aspetta».

Nell’annuncio dell’Angelo, Maria è chiamata a rallegrarsi per la particolare grazia che sta per raggiungerla, e il “Sì” che Ella sta per pronunciare riguarderà tutta la sua esistenza. Un “Sì” che non le risparmierà fatiche e sofferenze. «Per questo – sottolinea il Pontefice – la amiamo tanto e troviamo in lei una vera Madre che ci aiuta a tenere vive la fede e la speranza in mezzo a situazioni complicate». Ricordando la profezia di Simeone, «Anche a te una spada trafiggerà l’anima» (Lc 2,35), il Papa ripercorrere brevemente alcuni momenti difficili della vita di Maria.

Le difficoltà vissute alla nascita di Gesù, l’essere lontani dalla propria casa e dai familiari; la fuga in Egitto, in una terra straniera, nella condizione di migranti per fuggire dalle minacce del Re; l’aver assistito alla morte del Figlio in Croce. Ricordando le parole dell’Angelo – «Rallegrati, Maria, il Signore è con te» – la Vergine, sottolinea Papa Francesco, avrebbe potuto chiedersi: «Dov’è il Signore adesso? Dov’è quello che mi ha detto l’Angelo?». Eppure, proprio attraverso Maria ci sentiamo compresi e capiti; «ci possiamo identificare in molte situazioni della sua vita. Raccontarle le nostre realtà perché lei le comprende. Lei è la donna di fede, è la Madre della Chiesa, lei ha creduto. La sua vita è testimonianza che Dio non delude, non abbandona il suo Popolo, anche se ci sono momenti o situazioni in cui sembra che Lui non ci sia».

Questo Santuario – prosegue il Papa – «custodisce gelosamente la memoria di un popolo che sa che Maria è Madre ed è stata e rimane accanto ai suoi figli. E’ stata e rimane nei nostri ospedali, nelle nostre scuole, nelle nostre case. E’ stata e rimane con noi nel lavoro e nel cammino. E’ stata e rimane alla mensa di ogni casa. E’ stata e rimane nella formazione della Patria, facendo di noi una Nazione. Sempre con una presenza discreta e silenziosa. Nello sguardo di un’effigie, di un’immaginetta o di una medaglia. Sotto il segno di un rosario, sappiamo che non siamo soli».

Il popolo paraguayano ha fatto esperienza di tutto questo, in modo particolare il Papa si rivolge alle donne e madri paraguayane, che con gran coraggio e abnegazione, hanno saputo rialzare un Paese distrutto, sprofondato, sommerso dalla guerra. «Voi avete la memoria, il patrimonio genetico di quelle che hanno ricostruito la vita, la fede, la dignità del vostro Popolo. Come Maria, avete vissuto situazioni molto ma molto difficili, che secondo una logica comune sarebbero contrarie ad ogni fede. Voi, invece, come Maria, spinte e sostenute dal suo esempio, avete continuato a credere». Il Papa – riconoscendone la tenacia e invocando su di lei la benedizione di Dio – definisce la donna paraguayana «la più gloriosa d’America». Poi rivolgendosi a tutti il Pontefice esorta: «Siate voi i portatori di questa fede, di questa vita, di questa speranza. Siate voi i costruttori di questo oggi e domani paraguayano. […] Prega per noi, Santa Madre di Dio, affinché siamo degni di ottenere le promesse e le grazie del nostro Signore Gesù Cristo. Amen».

Terminata la celebrazione della Santa Messa, Papa Francesco rientra nella sede della Nunziatura per un pranzo privato. Da qui il Santo Padre si trasferirà al Palazzetto dello Sport “León Condou” della Scuola San José per incontrare i rappresentanti della società civile.

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