Gender: l’A.C propone un testo per una mobilitazione culturale

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L’indicazione dell’Evangelii Gaudium di papa Francesco che “invita a dare priorità al tempo iniziando processi più che possedere spazi risulta particolarmente illuminante di fronte a sfide forti e complesse come è la questione ‘gender’ in questo momento”: con questo incipit il Centro studi dell’Azione cattolica riflette sul tema del gender, come ha spiegato Valentina Soncini, coordinatrice del Centro studi dell’associazione:

“Certamente non l’unico a cui ridurre la più ampia riflessione intrasinodale sulla famiglia. Da qui è partito un primo processo fatto di ascolto, letture, confronti tra esperti di diverse discipline, a conferma che il tema è assai complesso e afferente a diverse aree della questione antropologica”.

Ne è stato ricavato un testo, ‘Per la convivialità delle differenze – un contributo alla riflessione sul gender’, nel quale si individuano ‘cinque questioni che possono essere ricondotte a due decisive: la relazione con il corpo proprio e la relazione di reciprocità uomo-donna’. Nel contributo ‘non si tirano le somme, ma s’invita ad attivare o riattivare processi capaci di accompagnare e alimentare una profonda e diffusa mobilitazione culturale’.

Nel tratteggiare il documento la coordinatrice del Centro Studi ha precisato le premesse fondamentali del documento: “La decisività della cura dello stile con il quale procedere nel dialogo su questi temi, nei quali vengono toccate le dimensioni più delicate del nostro essere persone, desiderose di riconoscimento, impaurite dall’esperienza della solitudine, animate dall’anelito di vita e di pienezza. La promozione della famiglia come unione stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio, aperti alla vita. Il rifiuto metodologico di posizioni acriticamente ideologiche.

I convincimenti di merito e di metodo derivanti dalla fede non precludono al dialogo, ma come scrive Francesco nell’enciclica ‘Laudato sì’ (64), possono ‘offrire ai cristiani, e in parte anche ad altri credenti, motivazioni alte per prendersi cura della natura e dei fratelli e sorelle più fragili’ e dunque spingerci ad accogliere quelle domande e tematiche che nel dibattito pubblico si è ormai soliti raccogliere sotto l’etichetta ‘questione gender’”.

Il testo è volutamente sintetico perché non intende essere l’oggetto di cui si discute, ma lo strumento per interrogarsi sul tema, sapendo di essere in un contesto ecclesiale e culturale che ha bisogno come l’aria di confronti profondi e seri in grado di divenire un aiuto per donne e uomini coinvolti nell’avventura imprevedibile della vita:

“Al termine dunque non si tirano le somme, ma si invita a attivare o riattivare processi capaci di accompagnare e alimentare una profonda e diffusa mobilitazione culturale nei diversi territori, negli ambiti che si ritengono più urgenti e bisognosi di rinnovate energie morali e intellettuali: i percorsi educativi, la formazione degli adulti, l’educazione all’affettività e tanti altri temi”.

Nel testo si cita papa Francesco che “ci invita a non rimuovere le differenze, oggi messe in discussione da alcuni sviluppi degli ‘studi di genere’ comunemente indicati come ‘teoria del gender’. Più volte sollecitata nei contesti locali a prendere parte al dibattito sulla ‘questione gender’, l’Azione Cattolica Italiana ha partecipato in forme diverse a tavoli di confronto, scegliendo sempre la via dell’ascolto e l’approfondimento critico, secondo lo stile che gli è proprio e che privilegia l’attenzione alla vita delle persone come punto di partenza imprescindibile nell’annuncio del Vangelo.

Il primato della vita, della misteriosa azione di Dio in essa, indicato con forza da papa Francesco, è per noi infatti ulteriore declinazione di quella scelta religiosa che ci caratterizza e che è scelta dell’essenziale nella via dell’annuncio e della testimonianza. E’ questo primato che ci impedisce di assumere uno stile di contrapposizione e di ideologica chiusura al dialogo, e ci rende attenti alle ragioni dell’altro”. Evitando i toni duri ed aggressivi il documento precisa il significato di ‘gender’ per una convivialità delle differenze per una corretta relazione con il corpo:

“C’è una ricca riflessione sulla consapevolezza di essere-avere un corpo. Poiché incontriamo e amiamo attraverso lo sguardo e il contatto con l’altro, la nostra dimensione fisica non può essere svilita, esasperata o cancellata, essa è parte integrante del nostro essere al mondo. Non solo il corpo ci permette di comunicare con l’altro, ma rivela noi a noi stessi nella nostra fragilità e in una storia di libertà”.

Ciò comporta anche una corretta relazione di reciprocità uomo-donna: “L’indebolimento dei legami a favore di unioni fluide e temporanee e la cancellazione delle differenze a favore di identità frammentate e mutevoli sembrano oggi tendenze pressanti che negano l’idea di famiglia come relazione coniugale e aperta al dono dei figli. Ciò che per molti secoli è risultato scontato oggi va di nuovo interrogato per scoprirne forza e bellezza”.

Quindi il documento invita a porsi in ascolto per non interrompere un cammino di studio sulla vita umana: “SÌ all’ascolto attento della vita delle persone, soprattutto di chi fino ad oggi è stato meno accolto, come le persone omosessuali o coloro che vivono il disagio di non riconoscersi nella propria identità sessuale. Tutti sono soggetti di diritti e della stessa aspirazione alla felicità. NO all’imbarbarimento del linguaggio e alla mancanza di rispetto sia verso le persone che sostengono le ‘teorie del gender’, sia verso coloro che, rifacendosi ad altre prospettive antropologiche, riaffermano la differenza irriducibile tra uomo e donna.

SÌ a una visione dell’umano che riconosce la complessità, la differenza, la molteplicità delle componenti della persona: corpo, psiche, libertà, relazionalità, storicità dinamica. L’essere umano nasce sempre maschio o femmina ma ha poi da compiere un cammino di maturazione per diventare pienamente uomo o donna, e lo diventa secondo processi complessi non determinabili in partenza e in maniera univoca. NO a concezioni riduttive della persona che affermano come unico fattore dell’essere uomini o donne il solo dato biologico corporeo o il solo elemento culturale o il solo elemento psichico.

SÌ all’accoglienza serena e non ingenua delle sfide che questo tempo ci pone. Gli ‘studi di genere’ ci stimolano a fare ulteriori passi per comprendere e valorizzare la relazione tra l’uomo e la donna, superando cattivi stereotipi e mentalità in cui si radicano ancora soprusi e prevaricazioni soprattutto nei confronti delle donne”. In conclusione l’Azione Cattolica invita ad un lavoro costruttivo:

“L’Azione Cattolica nel Paese ha un compito educativo che non può disattendere. Le questioni relative al gender possono essere affrontate se vengono circoscritte e approfondite in un clima sereno, sia con l’aiuto di esperti che con l’ascolto di esperienze. Alla luce della complessità dei temi indicati in questo breve documento, tutti sono invitati a compiere propri passi di ricerca adeguati ai propri contesti.

Può essere utile ricordare che in questione c’è l’avventura storica mai scontata di diventare uomini e donne e i desideri più profondi che attraversano la nostra vita. Nell’esercizio del compito educativo è essenziale, anche attraverso la dimensione narrativa, aiutare a saper leggere e interpretare la propria storia per riuscire ad assumere consapevolmente le ferite e le intermittenze del divenire persone.

Imparare a lavorare su se stessi e con la propria vita è un dono da accogliere nell’esperienza formativa che l’associazione consente di vivere, ed è un dono da condividere come una delle più grandi forme di carità richieste da questo nostro tempo. Ci pare sia questo il modo in cui primariamente rileggere oggi la definizione conciliare di Chiesa ‘esperta in umanità’”.

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