Papa Francesco in America Latina per testimoniare la gioia del Vangelo

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E’ la gioia dell’annuncio del vangelo il filo conduttore del nono viaggio internazionale di papa Francesco, il primo in tre diversi Paesi nel corso di un’unica visita, come ha illustrato il direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi.

Egli vi torna dal 5 al 12 luglio, esattamente due anni dopo essere stato in Brasile per la Giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro. Stavolta però si reca in Paesi di cultura ispanica, dove si parla la sua lingua natale per incoraggiare le popolazioni locali a un rinnovamento nella pace e nello sviluppo partecipativo democratico, con particolare attenzione per le periferie geografiche ed esistenziali del mondo.

Infatti sia l’Ecuador, sia la Bolivia, sia il Paraguay hanno inserito nei motti della visita la parola ‘alegría’, ovvero la gioia di questi popoli nell’accogliere quello che considerano a tutti gli effetti il ‘loro’ Papa. Sarà un viaggio con un’agenda molto fitta: in pratica Francesco si fermerà per circa 48 ore in ogni nazione, visitando almeno due città per ognuna, con appuntamenti riservati alle categorie più ai margini: gli anziani in Ecuador, i detenuti in Bolivia e i bambini malati in Paraguay. Grande spazio sarà riservato anche alle etnie indigene e meticce, che costituiscono la vera ricchezza di questi Paesi.

Per comprendere meglio la ‘portata’ del viaggio sudamericano abbiamo rivolto alcune domande a Giorgio Bernardelli, giornalista della redazione Media Pime, che comprende la rivista ‘Mondo e Missione’ e il sito MissiOnLine.org, con il blog personale ‘Chiesa XXI’, collaboratore di Avvenire e coordinatore del blog collettivo www.vinonuovo.it.

Il papa nei paesi più poveri dell’America: cosa vuole mostrare?
“Questo viaggio è una nuova dimostrazione della predilezione di papa Francesco per le periferie. Dopo la tappa del 2013 in Brasile, in qualche modo ‘obbligata’, questi sono i primi Paesi latino-americani scelti da papa Francesco: non l’America Latina del dinamismo economico, ma quella degli indios guaranì o dei campesinos spogliati delle proprie terre e finiti ad ammassarsi al Banado Norte di Asuncion.

Che cosa vuole dimostrare? Non credo sia tanto una denuncia, quanto un atto di fiducia: papa Francesco va in queste periferie dell’America Latina per ripetere che solo partendo dalla condivisione delle speranze dei poveri il mondo di oggi può trovare la strada per superare tante sue contraddizioni”.

Dopo quello in Vaticano di nuovo il papa incontrerà i movimenti popolari: ribadirà la sua opzione per i poveri?
“L’incontro con i movimenti popolari del 9 luglio in Bolivia sarà la prosecuzione del dialogo iniziato in Vaticano nell’ottobre scorso su iniziativa del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. A volere questo secondo atto è stato il presidente boliviano Evo Morales, che era presente già allora.

Ma vale la pena di ricordare che già nel primo incontro il Pontefice non si limitò a un generico discorso sui poveri; parlò di tre questioni concretissime: la terra, la casa, il lavoro. In particolare, in un Continente dove le trasformazioni economiche rischiano di schiacciare sempre di più i piccoli contadini, penso che la questione del diritto alla terra in questo viaggio sarà un tema centrale”.

A pochi giorni della pubblicazione dell’enciclica sull’ambiente papa Francesco potrebbe sottolineare la salvaguardia dell’ambiente e delle popolazioni indigene?
“C’è una continuità profonda tra questo viaggio e l’enciclica ‘Laudato Sì’. E sarà l’occasione per sottolineare anche alcuni passaggi che una lettura un po’ Occidente-centrica dell’enciclica ha portato finora a trascurare. Ad esempio tutta la valorizzazione dell’esperienza delle popolazioni indigene. Ecuador, Bolivia e Paraguay sono Paesi dove gli indios hanno sofferto moltissimo e ancora oggi si trovano spesso a pagare il prezzo della corsa alle materie prime dell’economia globale.

Quando in ‘Laudato Sì’ indica tra i segnali di speranza le comunità locali che si organizzano per difendere i propri territori minacciati, papa Francesco cita espressamente le comunità indigene. E sarà interessante verificare se e come nei suoi discorsi Bergoglio affronterà anche il tema della Pacha Mama, la Terra intesa come Madre, riferimento chiave per le culture degli indios”.

Quale situazione economica e sociale troverà in questi Paesi?
“Sono Paesi che restano in fondo alle statistiche latino-americane sugli indicatori di sviluppo umano. In Ecuador, in particolare, la situazione è molto calda: nelle ultime settimane ci sono state manifestazioni di piazza contro il presidente Raphael Correa. E’ un’America Latina che oggi vede chiare le contraddizioni di un modello di sviluppo in cui, nonostante gli slogan dei leader populisti, nei fatti non c’è posto per gli ultimi. Ma fatica comunque a trovare una strada alternativa”.

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