Mons. Galantino: il welfare non è una spesa

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Le comunità di recupero di ispirazione cristiana sono un valore per la Chiesa cattolica italiana: questo è stato il messaggio lanciato al seminario ‘Dipendenze, nuove sfide e nuovi sguardi. I racconti e le proposte dei cristiani impegnati nell’accoglienza delle persone con problemi di dipendenza’, svoltosi a Roma, organizzato dalla Caritas Italiana in collaborazione con Associazione Papa Giovanni XXIII, Casa dei Giovani, Comunità Emmanuel, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca), Federazione Italiana Comunità Terapeutiche (Fict), Federazione Scs/Cnos-Salesiani per il sociale e Fondazione Exodus.

Il seminario è stato il primo momento pubblico di un percorso più ampio di riflessione e proposte che coinvolge le organizzazioni, che vogliono ‘condividere con tutta la Chiesa italiana queste esperienze di accoglienza della fragilità umana. Negli anni questi luoghi che hanno accolto, educato, accompagnato nei loro faticosi percorsi personali migliaia di donne e uomini sono stati preziosi laboratori di nuova umanità, soprattutto per la loro capacità di annunciare il Vangelo della carità e della resurrezione nelle periferie esistenziali del nostro tempo… Alcune di queste storie di accoglienza e di profezia non hanno trovato in questi anni sufficiente attenzione nelle comunità cristiane, limitando così il frutto di un reciproco arricchimento”.

Per questo, anche alla luce del nuovo umanesimo richiamato nel titolo del prossimo convegno ecclesiale di Firenze, i promotori del seminario hanno sentito l’esigenza di “costruire un luogo di confronto permanente per condividere le diverse sensibilità e i molteplici percorsi evolutivi maturati nel contrasto alle dipendenze, all’interno della comunità cristiana e insieme agli organismi pastorali della Conferenza Episcopale Italiana, non solo per rinsaldare dei legami, ma per avviare percorsi che promuovano la diffusione di conoscenze, competenze e sensibilità come patrimonio comune delle chiese locali. Un luogo che permetta anche un confronto sulle nuove sfide che ci interrogano: la crisi strutturale del sistema di welfare, l’incontro con il fenomeno della immigrazione anche irregolare, la fatica a mantenere aperte e vive le accoglienze e i servizi alle persone”.

Inoltre le organizzazioni hanno sottolineato: “La nostra esperienza contribuisce a definire l’immagine di un nuovo umanesimo, che pone al centro la persona anche con le sue fatiche e debolezze e individua come fulcro della dimensione cristiana della vita valori come l’accoglienza, la misericordia, la prossimità, la condivisione”. L’incontro è stato aperto dal saluto di mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, che ha sottolineato che nel ‘campo’ del disagio sociale le associazioni cattoliche devono essere unite:

“Finché viene considerato una spesa e non un investimento, purtroppo noi ci ritroveremo ad avere sì meno soldi, ma soprattutto meno voglia di prendere sul serio la fatica delle persone, meno sul serio la fatica di vivere di alcuni e di progettare dei nostri giovani. Per cui deve cambiare proprio la nostra testa, prima di quella del Governo: il welfare non è una spesa, non può essere una spesa… Quello che voi fate appartiene a pieno titolo all’azione della Chiesa.

Non è il frutto della fissazione di qualche prete di strada. Basta con queste etichette: siamo gente che crede al Vangelo ed è un po’ più spregiudicata. O forse dalla vita è stato messo di fronte a certe realtà e ha ritenuto di non dover dirottare queste persone ad altri servizi ma si è sentita di rispondere in prima persona”. Al termine dell’incontro è stato presentato anche un Manifesto che indica il senso del percorso avviato e nel quale vengono individuate quattro parole chiave: l’accoglienza, l’educare, la profezia e l’ecclesialità:

“La cura della vita è una dimensione cruciale per i cristiani, declinata in un impasto di relazioni, responsabilità educativa, testimonianza quotidiana della fede nel rispetto delle convinzioni personali di ciascuno… Promuovere queste esperienze, questo sguardo sul presente affinato nell’incontro con le fragilità, questa vocazione educativa spesa in condizioni spesso estreme, riteniamo sia una necessità e un valore per tutta la Chiesa cattolica italiana.

Per questo sentiamo l’esigenza di costruire un luogo di confronto permanente per condividere le diverse sensibilità e i molteplici percorsi evolutivi maturati nel contrasto alle dipendenze, all’interno della comunità cristiana e insieme agli organismi pastorali della Conferenza Episcopale Italiana, non solo per rinsaldare dei legami, ma per avviare percorsi che promuovano la diffusione di conoscenze, competenze e sensibilità come patrimonio comune delle chiese locali. Un luogo che permetta anche un confronto sulle nuove sfide che ci interrogano: la crisi strutturale del sistema di welfare, l’incontro con il fenomeno della immigrazione anche irregolare, la fatica a mantenere aperte e vive le accoglienze e i servizi alle persone”.

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