Papa Francesco ai giovani: l’amore più grande

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Nel tardo pomeriggio papa Francesco è stato accolto da una ‘marea’ di giovani con l’inno della GMG di Roma 2000 ‘Emmanuel’: “Siamo qui sotto la stessa luce sotto la sua croce cantando ad una voce. E’ l’Emmanuel, Emmanuel, Emmanuel. E’ l’Emmanuel, Emmanuel”.

Due giovani hanno salutato il papa in piemontese: “I giovani chiedono di essere portati nel cuore… Benvenuto a casa… In questi giorni abbiamo condiviso il motto ‘L’amore più grande”. Poi tra lo sventolio di bandiere e palme è stata portata la Croce della GMG al canto de ‘L’amore più grande’ ed è stato letto il vangelo di san Giovanni. Le domande sono state poste da tre giovani:

Chiara ha posto la domanda sulla consistenza dell’amore di Gesù e come si può sperimentare questo amore; Sara, giovane disoccupata, ha chiesto come trovare la fede e la forza per lottare; Luigi, coordinatore di un progetto tra sette oratori, ha chiesto la strada per testimoniare l’amore più grande di Gesù. Alle tre risposte così ha risposto: “Non si può parlare di amore senza la trasformazione da servi ad amici”, ricordando le parole di Pier Giorgio Frassati: ‘Vivere non vivacchiare’.

Quindi il papa ha ricordato che “è triste vedere tanti giovani che vanno in pensione a 20 anni. Per non andare in pensione bisogna avere la voglia di amare… Quando il giovane ama, cresce”. Per il papa non bisogna parlare tanto di amore: “L’amore è più nelle opere che nelle parole; l’amore è concreto. Non è amore soltanto dire…

Cosa fai per amore? L’amore si dà. Dio ha cominciato a parlare dell’amore quando si è coinvolto con il suo popolo; Ha fatto opere di amore. Il secondo asse è che l’amore sempre si comunica; si fa nel dialogo… Queste due dimensioni sono molto utili per capire cosa è l’amore”. A Chiara il papa ha ribadito: “Non vorrei fare il moralista, ma dico una parola impopolare. Anche il papa deve rischiare per dire la verità: l’amore è casto ed i giovani, in questo mondo edonista, devono essere casti…”

Quindi ha ribadito che l’amore rende sacra la vita dell’altra persona: “Fate lo sforzo di vivere l’amore castamente. Se l’amore è rispettoso, l’amore si sacrifica per gli altri”. Quindi ha invitato a guardare l’amore dei genitori che curano i propri figli malati: “Questo è servizio. L’amore è servizio; servire gli altri… Avete portato la Croce: lì è l’amore. Il servizio più grande è dare la vita”.

A Sara ha detto: “Ci sono situazioni che ci fanno pensare se è giusto vivere così”. Poi ha ribadito il concetto della terza guerra mondiale a pezzi: “Se ti fidi soltanto degli uomini hai perso…. La sfiducia nasce quando vedi persone che si dicono cristiane fabbricano armi… La doppia faccia di moneta corrente: dire una cosa e farne un’altra. L’ipocrisia”. Poi ha ricordato la tragedia dell’Armenia:

“Dove erano le grandi potenze? Guardavano da un’altra parte… Poi negli anni 30/40 la tragedia della Shoah. Le grandi potenze avevano le fotografie delle ferrovie dei treni che portavano ebrei, cristiani, omosessuali nel lager. Contemporaneamente in Russia Stalin… C’è l’ipocrisia di fabbricare e vendere armi… A me piace dire che stiamo vivendo la cultura dello scarto: si scartano i bambini perché si uccidono o non si fanno.

Si scartano gli anziani. Ora si scartano i giovani… L’uomo e la donna non sono più al centro ma il denaro: per i soldi va la scimmietta!” Poi ha pensato ai giovani senza lavoro: “Per questo Gesù ci diceva di non avere le nostre sicurezze nei poteri mondani… Come posso vivere una vita che non mi deluda?”

Questa risposta il papa l’ha fornita rispondendo alla domanda di Luigi: “Noi dobbiamo andare avanti con progetti di costruzione… Cosa devo fare? Non andare in pensione troppo presto, ma fare in controcorrente… Fare cose costruttive è il miglior antidoto a questo mondo… Essere coraggiosi e creativi”. Il papa ha invitato a non essere ingenui e a non confondere i vetri per diamanti, concludendo con la frase di Pier Giorgio Frassati:

“Vivete e non vivacchiate…Il segreto è capire bene dove si vive. In questa terra alla fine dell’Ottocento sono nati tanti santi… Vivere la realtà al servizio per gli altri. Pensate a cosa hanno fatto in questa terra questi santi… Si può vivere la vita soltanto in uscita”. Poi si è rivolto agli universitari chiedendo di ‘uscire’ e lavorare con i poveri.

Al termine è stata venerata l’icona dell’Amore più grande, che richiama le periferie esistenziali odierne, ricordando di pregare per il papa. Non sono mancati alcuni selfie! D’altronde è stata la festa dei giovani…

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