Papa Francesco parla di fallimenti e redenzione. E si prepara per Sarajevo

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Era annunciata la seconda visita di Papa Francesco nei dicasteri vaticani. Così, passando dal garage sotterraneo che percorre tutta piazza Pio XII, è arrivato dal lato opposto a quello della scorsa settimana, per incontrare i membri di Congregazione dei Vescovi, Congregazione per le Cause dei Santi, Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Dicasteri importanti, cui Papa Francesco ha dedicato molta attenzione, prima di rientrare in Vaticano.

Dove non aveva incontri ufficiali. Solo la Messa del mattino a Santa Marta, che pure sarà sospesa per tutta la settimana. Il Papa deve prepararsi al viaggio per Sarajevo il prossimo 6 giugno. Ma la Messa a Santa Marta dà una chiave di lettura della giornata, e forse anche del viaggio a Sarajevo. Il Papa ha spiegato nell’omelia che “i fallimenti sono la via della redenzione,” e lo ha dimostrato Gesù
nell’apparente “fallimento” della Croce; che invece si è rivelata la “vittoria dell’amore di Dio”, la manifestazione dell’“amore di Dio col suo popolo”: “Ci farà bene fare memoria, memoria di questa storia di amore che sembra fallita, ma alla fine vince. E’ la storia di fare memoria nella storia della nostra vita, di quel seme di amore che Dio ha seminato in noi e come è andata, e fare lo stesso che ha fatto Gesù a nome nostro: si umiliò”.

Sicuramente è una storia d’amore che sembra fallita quella della ex Jugoslavia, che si è dilaniata in una guerra fratricida negli anni Novanta, e che ancora oggi cerca unità. La Bosnia Erzegovina che visiterà Papa Francesco ha creato un equilibrio costituendo una presidenza di tre membri, uno bosniaco, uno croato, uno serbo, a rappresentare tra l’altro le tre etnie religiose musulmana, cattolica e ortodossa. Lì, la realtà del dialogo passa ogni giorno tra fallimenti e redenzioni.

Ed è stata una redenzione quella della Chiesa Cattolica, dopo il fallimento dei casi degli abusi sui minori. Casi affrontati con piglio deciso da Giovanni Paolo II prima e da Benedetto XVI poi (e questi era anche l’ispiratore della lotta alla pedofilia del suo predecessore) che hanno portato – dati della Congregazione della Dottrina della Fede alla mano – alla riduzione allo Stato laicale di oltre 600 sacerdoti negli ultimi anni. Oggi, Papa Francesco ha preso in mano questo percorso di redenzione, istituendo una Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori, da poco dotata di statuti. Diciassette membri, tra cui ex vittime come Peter Saunders, che in Inghilterra ha costituito una associazione per assistere i sopravvissuti come lui.

Ma Peter Saunders è anche un membro senza peli sulla lingua, capace di criticare il Papa per alcune affermazioni sulle sculacciate ai bambini e di giungere a Roma in un incontro programmato e contestare la nomina di un vescovo (Barrios Madrid, per la diocesi di Osorno, in Cile) perché è stato accusato in passato di aver coperto e addirittura assistito agli abusi di un sacerdote. Ed è un membro che, ospite della trasmissione tv 60 minutes, non ha esistato a sparare contro il Cardinal George Pell.

L’attuale Prefetto della Segreteria per l’Economia è stato accusato di aver coperto gli abusi, e persino di aver cercato di corrompere David Risdale, che aveva subito gli abusi di Gerald Risdale, suo zio ed ex sacerdote. Accuse che il Cardinal Pell ha energicamente respinto, anche in audizioni ufficiale alla Royal Commission che si occupa della vicenda. Ma Saunders è addirittura arrivato oltre, sostenendo che “la posizione del Cardinal Pell è insostenibile” e che questi deve essere allontanato da Papa Francesco.

Il Cardinal Pell ha fatto sapere che potrebbe prendere azioni legali, mentre dal canto suo padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, ha difeso il Cardinal Pell – che, dice il portavoce vaticano, ha “risposto attentamente e in modo argomentato alle domande poste dalle autorità australiane competenti” – e sottolineato che le opinioni di Saunders non sono quelle della Commission.

E intanto, il legame tra fallimento e redenzione si può trovare anche nella discussione continua che sta caratterizzando la preparazione del prossimo sinodo sulla famiglia. Mentre a inizio della scorsa settimana una sorta di “sinodo ombra” ha avuto luogo con partecipanti provenienti dalle Congregazioni Episcopali di Francia; Germania e Svizzera, in Mozambico i vescovi del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee e i vescovi africani del SECAM si riunivano, fino a diramare ieri un messaggio finale che testimonia la loro grande attenzione per il problema familiare. Il problema è probabilmente alla fine proprio nell’interpretazione della misericordia: la misericordia è cambiare le regole quando queste sono troppo difficili da seguire le persone? O è l’amore di accompagnare le persone a seguire l’insegnamento della Chiesa in modo fedele, nonostante le difficoltà?

Tra Africa ed Europa centrale (e progressista), è questo il tema principale. E si torna all’incontro di Papa Francesco con il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi di stamattina. Perché raccontano che Papa Francesco ha affrontato la questione su richiesta di un vescovo, nel botta e risposta a porte chiuse con i vescovi italiani in assemblea generale due settimane fa. E in quell’occasione il Papa avrebbe sottolineato che ci sono sette norme del diritto canonico che si possono discutere, o emendare. Ma che nessuna di esse mette in discussione la dottrina. Sulla dottrina il Papa resterà fermo. Considerando sempre il fatto che c’è la possibilità di fallimento, ma anche quella di una successiva redenzione.

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