la dignità del lavoro, il ruolo della donna e il martirio di Romero nella giornata del Papa

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Un ampia panoramica sulla situazione del lavoro in tutto il mondo, una analisi di cosa il lavoro deve essere per l’uomo e una denuncia delle nuove schiavitù. Papa Francesco stamattina ricevendo le ACLI per i 70 anni della associazione dei lavoratori cattolici. “Quello che è cambiato nel mondo globale non sono tanto i problemi, quanto la loro dimensione e la loro urgenza. Inedite sono l’ampiezza e la velocità di riproduzione delle disuguaglianze. Ma questo non possiamo permetterlo! Dobbiamo proporre alternative eque e solidali che siano realmente praticabili”.

La mancanza di lavoro toglie la dignità dice il Papa “ impedisce la pienezza della vita umana e reclama una risposta sollecita e vigorosa, contro questo sistema economico mondiale, dove non c’è al centro l’uomo ma il dio denaro, un idolo che distrugge e provoca la cultura dello scarto”. Il lavoro dovrebbe essere libertà creativa e invece “è succube di oppressioni a diversi livelli”. Il lavoro dove avere come fine vedere “il volto dell’altro e la collaborazione responsabile con altre persone.” E deve essere solidale. Il Papa ha ricordato l’impegno delle Acli all’estero e nei confronti dei poveri. Negli occhi dei migranti “potete trovare un riflesso dello sguardo dei vostri padri o dei vostri nonni che andarono lontano per lavorare. Possiate essere per loro un buon punto di riferimento”.

Il Papa ha osservato che “la proposta di un sostegno non solo economico alle persone al di sotto della soglia di povertà assoluta può portare benefici a tutta la società. Allo stesso tempo va evitato che nella povertà scivolino coloro che fino a ieri vivevano una vita dignitosa. Basta un niente oggi per diventare poveri: la perdita del lavoro, un anziano non più autosufficiente, una malattia in famiglia, persino – pensate il terribile paradosso – la nascita di un figlio. E’ una importante battaglia culturale, quella di considerare il welfare una infrastruttura dello sviluppo e non un costo”.

Il pensiero del Papa oggi è andato anche alla condizione femmile: “Nelle diverse parti del pianeta le donne si trovano ad affrontare sfide e problematiche differenti. Nel mondo occidentale subiscono ancora, a volte, discriminazioni in campo lavorativo; sono spesso forzate a scegliere tra lavoro e famiglia; la loro vita di fidanzate, mogli, madri, sorelle, nonne, non di rado conosce purtroppo la violenza.

Nei Paesi in via di sviluppo e in quelli più poveri sono le donne a portare sulle spalle il peso maggiore; sono loro che percorrono chilometri al giorno in cerca di acqua; che troppo spesso muoiono nel dare alla luce un figlio; che vengono rapite a fini di sfruttamento sessuale o forzate a sposarsi in età troppo giovane o contro la loro volontà; a volte viene addirittura loro negato il diritto alla vita solo perché di sesso femminile”. Lo ha scritto Francesco nel messaggio inviato al Cardinale Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, in occasione della Conferenza Internazionale “Donne verso l’Agenda per lo Sviluppo post-2015: quali sfide dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS)?”.

Citando Benedetto XVI, Francesco ricorda come “le questioni legate alla vita sono intrinsecamente connesse a quelle sociali; quando difendiamo il diritto alla vita, lo facciamo anche affinché quella vita possa, dal suo concepimento al suo termine naturale, essere una vita dignitosa, che non conosca le piaghe della fame e della povertà, della violenza e della persecuzione”.

Una lettera speciale il Papa l’ha inviata a monsignor José Luis Escobar Alas Arcivescovo di San Salvador e Presidente della Conferenza Episcopale di El Salvador in occasione della beatificazione di Oscar Romero. “La voce del nuovo Beato continua a risuonare oggi a ricordarci che la Chiesa , convocazione dei fratelli intorno al loro Signore è famiglia di Dio”. La beatificazione di Oscar Romero è motivo di grande gioia per i salvadoregni e il Papa ricorda l’esempio del martire che “ha costruito la pace con la forza dell’amore”.

“ In tempi in cui la convivenza era difficile monsignor Romero seppe guidare, difendere e proteggere il suo gregge rimanendo fedele al Vangelo e in comunione con tutta la Chiesa.” Il Papa ricorda che “il suo ministero è stato caratterizzato da una particolare attenzione ai più poveri e più emarginati. E al momento della sua morte, mentre celebrava il Santo Sacrificio di amore e di riconciliazione, ha ricevuto la grazia di identificare completamente con Colui che ha dato la sua vita per le pecore.” Coloro che hanno monsignor Romero come amico nella fede e lo invocano come protettore, scrive il Papa “coloro che ammirano la sua figura trovano in lui la forza e l’animo per costruire il Regno di Dio, per impegnarsi in una società più equa e più degna.”

E’ un momento favorevole per una nuova riconciliazione nazionale, conclude il Papa che “è partecipe delle speranze” e si unisce nelle preghiere perché fiorisca il seme del martirio e accompagna sui veri sentieri luminosi per i figli di questa nazione che porta il nome del Salvatore del mondo.

Foto: Acistampa

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