Mons. Oscar Arnulfo Romero è beato

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La cerimonia di beatificazione di mons. Oscar Arnulfo Romero si svolge a San Salvador sabato 23 maggio; nel frattempo è stato anche o-patrono della Caritas Internationalis. Nella commemorazione del 35^ anniversario del suo omicidio mons. Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, durante l’omelia ha dato una definizione di martire: “Martire è colui che versa il suo sangue per amore di Dio, chi è vittima e non fa vittime”.

E ricordando l’esempio di mons. Romero ha affermato: “Fra di essi, brilla la testimonianza di mons. Oscar Arnulfo Romero: la notizia della sua prossima Beatificazione ci riempie di gratitudine. E’ un dono per la Chiesa intera che cosi sottolinea e accoglie l’offerta dolorosa della sua vita, fattasi tutt’uno con l’eucarestia che stava celebrando a San Salvador.

In questo piccolo paese centroamericano, l’amore per i poveri e per la pace, nutriti dal Vangelo, hanno trovato in Oscar Arnulfo Romero, un’espressione coraggiosa e umile: è passato nella prova, senza rinunciare alla sua missione. Quanti sono stati disarmati dalla predicazione di mons. Romero!

Quanti hanno sentito la maternità della Chiesa, attraverso la voce di questo vescovo! Così mons. Romero, è realmente fra quelli che da Gesù sono stati scelti e costituiti perché portino frutto e il loro frutto rimanga”.

Il riconoscimento del martirio di mons. Romero ha confermato definitivamente che l’arcivescovo salvadoregno è stato ucciso in odium fidei. A spingere i carnefici non fu la semplice brama di far fuori un nemico politico, come ha affermato nei suoi libri il prof. Roberto Morozzo della Rocca, ma l’odio scatenato dall’amore per la giustizia e dalla predilezione dei poveri che mons. Romero manifestava come riverbero diretto della sua fede in Cristo e della sua fedeltà al magistero della Chiesa.

Nel delirio sanguinario che martoriava il Salvador in quegli anni atroci, mons. Romero fu il buon pastore disposto a offrire la vita per seguire la predilezione per i poveri propria del Vangelo: “La fede era il punto sorgivo del suo operare, delle parole che pronunciava e dei gesti che compiva nel contesto stravolto in cui era chiamato a operare e a vivere come arcivescovo…

Romero sentiva in un certo senso di appartenere a Dio, cui dedicava quotidianamente numerose ore di preghiera: Dio era il suo amico per eccellenza. Romero aveva un senso semplice e umano dell’amicizia, e prediligeva gli umili. Ma considerava il suo ministero e la missione pastorale più importanti delle amicizie”. Ed in conclusione di un suo libro sull’arcivescovo salvadoregno, il professore di storia contemporanea ha parlato del suo amore per il popolo:

“Nei suoi testi Romero insiste molto sul rapporto con il popolo… Emerge la volontà di Romero di un episcopato vissuto a contatto con la gente: è la realtà di una vita episcopale in presa diretta, in mezzo alla gente, nelle visite pastorali, nelle lunghe omelie domenicali in cattedrale”.

Nel discorso in occasione del Dottorato Honoris Causa conferitogli dall’Università di Lovanio, il 2 febbraio 1980, mons. Romero ha affermato che la gloria di Dio è il povero che vive: “L’essenza della Chiesa sta nella sua missione di servizio reso al mondo, alfine di salvarlo nella sua totalità, di salvarlo nella storia, qui e ora. La Chiesa esiste per essere solidale con le speranze e le gioie, con le ansie e le tristezze degli uomini.

La Chiesa esiste, come Gesù, ‘per portare la buona novella ai poveri, per guarire quelli che hanno il cuore ferito, per cercare e salvare ciò che era perduto’ (Lumen Gentium, n. 8)… Per dirla in una sola parola, che è capace di riassumere e concretizzare tutto, il mondo, che la Chiesa è chiamata a servire, è per noi il mondo dei poveri. Il nostro mondo salvadoregno non è un’astrazione, non è semplicemente un ulteriore esempio di ciò che, nei paesi sviluppati come il vostro, si intende per ‘mondo’.

E un mondo che nella sua immensa maggioranza è costituito di uomini e di donne poveri e oppressi. E appunto di questo mondo di poveri, noi diciamo che esso è la chiave per comprendere la fede cristiana e l’agire della Chiesa, e insieme la dimensione politica di quella fede e di quell’agire ecclesiale. I poveri sono coloro che ci dicono che cos’è la ‘polis’, la città, e che cosa significhi, per la Chiesa, vivere realmente nel mondo.

Permettetemi allora, a partire dai poveri del mio popolo, che qui io rappresento, di spiegare brevemente la situazione e l’agire della nostra Chiesa… La Chiesa non solo si è incarnata nel mondo dei poveri, dando loro una speranza, ma si è impegnata fermamente nella loro difesa. Le maggioranze povere della nostra nazione sono quotidianamente oppresse e represse dalle strutture economiche e politiche del nostro paese.

Tra noi continuano a essere vere le terribili parole dei profeti di Israele… E’ dunque un fatto certo, che la nostra Chiesa sia stata perseguitata negli ultimi tre anni. Ma ancora più importante è considerare le ragioni per cui è stata perseguitata. Non è stato perseguitato un qualche sacerdote, né è stata attaccata una qualche istituzione. E’ stata perseguitata e attaccata quella parte della Chiesa che si è messa dalla parte del popolo povero e si è levata in sua difesa.

E di nuovo troviamo in questi fatti la chiave che ci consente di comprendere la persecuzione della Chiesa: i poveri. Sono nuovamente i poveri, che ci fanno capire quel che è realmente accaduto. E per questo, la Chiesa ha cominciato a comprendere la persecuzione proprio a partire dai poveri. La persecuzione è stata provocata dalla difesa dei poveri ed essa pure null’altro è se non farsi carico del destino dei poveri. La vera persecuzione è stata indirizzata verso il popolo povero, che è oggi il corpo di Cristo nella storia.

Questi sono coloro che completano nel loro corpo quel che manca alla passione di Cristo. Ed è per questa ragione che anche la Chiesa, una volta che ha scelto di organizzarsi e di radunarsi nel nome delle speranze e delle ansie dei poveri, è andata incontro alla stessa sorte di Gesù e dei poveri: la persecuzione… Questa opzione della Chiesa per i poveri è ciò che spiega la dimensione politica della sua fede, come qualcosa che è già nelle proprie radici e nei propri tratti fondamentali”.

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