Paola Springhetti: è bello comunicare la bellezza della famiglia

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Nella domenica dell’Ascensione del Signore si celebra la XLIX Giornata mondiali delle Comunicazioni Sociali, che ha per tema ‘Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore’. Papa Francesco nel messaggio ha chiarito la scelta del titolo:

“Il tema della famiglia è al centro di un’approfondita riflessione ecclesiale e di un processo sinodale che prevede due Sinodi, uno straordinario, appena celebrato, ed uno ordinario, convocato per il prossimo ottobre. In tale contesto, ho ritenuto opportuno che il tema della prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali avesse come punto di riferimento la famiglia.

La famiglia è del resto il primo luogo dove impariamo a comunicare. Tornare a questo momento originario ci può aiutare sia a rendere la comunicazione più autentica e umana, sia a guardare la famiglia da un nuovo punto di vista”.

E per l’occasione i docenti della facoltà di scienze della comunicazione sociale dell’Università salesiana hanno raccolto in un volume alcune delle riflessioni scaturite dal messaggio del Papa, ‘Raccontare la famiglia e nella famiglia’, curato da Paola Springhetti ed Enrico Cassanelli con 11 undici contributi di esperti di comunicazione (Simonetta Blasi, Enrico Cassanelli, Chiara Giaccardi, Roberta Gisotti, Mauro Magatti, Mauro Mantovani, Gianfranco Noferi, Oriele Orlando, Fabio Pasqualetti, Maria Paola Piccini, Tiziano Salvaterra, Paola Springhetti, Carlo Tagliabue).

Per comprendere meglio il messaggio papale, ci siamo fatti aiutare proprio dalla curatrice del volume, Paola Springhetti, giornalista e docente alla Pontificia Università Salesiana: “Il tema della famiglia si sviluppa in un contesto di difficoltà relazionale, forse anche perché non abbiamo ancora saputo utilizzare i media in maniera positiva e propositiva”.

Oggi la famiglia come riesce a comunicare la gratuità dell’amore?
“Semplicemente essendo famiglia. Cioè attraverso l’impegno di ciascuno dei suoi membri a stare insieme e a volersi bene. Non è affatto facile, perché la famiglia è il luogo in cui si incontrano tutte le diversità: quelle tra uomo e donna, quelle tra generazioni, tra caratteri. a volte anche quelle tra visioni del mondo. Ma se si fa lo sforzo di valorizzare tutte queste differenze, ascoltarle, metterle in dialogo, prendersene cura, allora si diventa più ricchi come persone e si arricchisce la società. L’amore gratuito che ciascuno mette nella famiglia, genera una società più accogliente e solidale”.

Papa Francesco nel messaggio afferma che occorre reimparare a raccontare: quale compito ha la famiglia nell’insegnamento ai figli?
“Il libro che la Facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università Salesiana ha pubblicato si intitola ‘Raccontare la famiglia e nella famiglia’, proprio perché i due aspetti sono strettamente intrecciati: da una parte c’è la necessità di raccontare la famiglia al mondo, testimoniando che non solo esiste, ma ci fa bene e non possiamo farne a meno. Dall’altra c’è la necessità di portare il mondo nella famiglia, che può essere un piccolo gruppo chiuso e isolato.

Rientrando a casa, dal lavoro, dalla scuola, dal volontariato, dal parco giochi.., ognuno porta con sé un pezzetto di mondo esterno: è importante scambiarsi queste esperienze, discuterle, ‘leggerle’ insieme, perché questo aiuta i figli, ma anche i genitori, a diventare più consapevoli e critici, presupposto per muoversi da protagonisti nella società.

In più, i genitori hanno il compito di educare i figli ad un corretto uso dei media, cioè degli strumenti che ci portano il mondo in casa, spesso in contraddizione con la nostra esperienza, e ci permettono di comunicare al mondo ciò che siamo e ciò che vogliamo. Se la prima cosa vale soprattutto per i media tradizionali, la seconda vale soprattutto per internet e i social, che tanto piacciono alle nuove generazioni, ma non solo”.

Quale rapporto con i media deve avere la famiglia?
“Credo debba avere un rapporto costruttivo. I nuovi media, se usati con consapevolezza, posso davvero darci la possibilità di prendere la parola e possono perfino facilitare la comunicazione nelle famiglie (ne conosco alcune che attraverso whatsApp scherzano e ironizzano anche quando sono disperse qua e là, e sperimentano quanto è importante nei rapporti l’autoironia e il sorriso) oltre che con gli amici.

Ma bisogna sapere come usarli. C’è un’immagine classica, con cui si rappresentava la famiglia fino a pochi anni fa: tutti seduti sul divano davanti al televisione acceso. L’immagine di oggi mostra qualcuno seduto sul divano davanti al televisore, ma con in mano chi il cellulare, chi il tablet; uno in stanza davanti a un secondo televisore o al computer su cui guarda le serie americane scaricate da internet, un altro a giocare con la play station…, ognuno per conto proprio davanti al proprio schermo.

Insomma, in famiglia occorre darsi delle regole sull’uso dei vari strumenti, come già suggeriva, anni fa, Carlo Maria Martini per la televisione, nel ‘Lembo del mantello’, ma soprattutto occorre essere consapevoli che esiste un uso costruttivo degli strumenti che la tecnologia ci offre e un uso distruttivo. I social media ci possono rendere più individualisti, ma possono anche renderci più solidali”.

Quali sono le difficoltà per i cattolici di comunicare in modo propositivi la bellezza della famiglia?
“Oggi i media tendono a rappresentare la famiglia tradizionale come una realtà in crisi, anzi moribonda, che può ritrovare senso solo se si allarga il senso della parola famiglia a qualunque forma di convivenza.

Le coppie omo rappresentano ormai un’interessante fetta di mercato, per cui la pubblicità le inserisce nei propri spot; la fiction propone un’idea di felicità come diritto e come espressione di libertà individuale, per cui se in una coppia si presentano elementi di crisi è ovvio abbandonare il partner per cercare altri rapporti più gratificanti, e così via.

E’ ovvio che la crisi c’è: lo dimostrano il calo del numero dei matrimoni, la denatalità, l’età sempre più avanzata in cui si fanno le scelte importanti. Io non credo che la soluzione sia di chiedere ai media di mettere in scena famiglie tipo mulino bianco per renderle più appetibili. Sappiamo che le storie, nella loro essenza, sono tali perché contengono un dramma:

c’è una situazione iniziale che viene messa in crisi da qualche evento negativo, si affronta il problema, ci si avvia al lieto fine e si scopre che è valsa la pena impegnarsi. La migliore rappresentazione della famiglia la danno i Simpson: ognuno è brutto, egoista, anche dispettoso, ma alla fine trovano il modo di parlarsi, di chiarirsi e tornare a stare bene insieme.

Questo è il messaggio: possiamo stare bene insieme, anche se non siamo perfetti. Anzi, proprio per quello”.

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