Terra Santa in festa per le sue sante

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Domenica 17 maggio papa Francesco in piazza san Pietro canonizza due suore palestinesi, vissute ai tempi dell’Impero Ottomano: Marie Alphonsine Ghattas di Gerusalemme e Mariam Bawardy della Galilea diventeranno le prime due sante contemporanee vissute sotto la dominazione Ottomana in Palestina.

Marie Alphonsine Ghattas nacque a Gerusalemme nel 1847 e vi morì nel 1927 dopo avervi vissuto come educatrice e suora, aprendo scuole in Giordania e Palestina, diventando una promotrice dell’educazione femminile. Mariam Bawardy del villaggio di Ibilin in Galilea nacque nel 1843, entrò nell’Ordine della Carmelitane, fondò conventi in India ed a Betlemme e diventò suora in Francia per poi morire a Betlemme nel 1878. Ricordata come ‘una mistica che insegnava agli altri come sentirsi vicini a Dio’, Bawdry era quasi analfabeta.

Quindi grande entusiasmo per la canonizzazione di queste due beate palestinesi; infatti in un incontro con la stampa mons. William Shomali, vicario patriarcale per Gerusalemme e la Palestina, ha ribadito il senso della santità: “Anche la Terra Santa si prepara da qui a celebrare questo evento… Qual è il significato di un tale evento e che cosa significa per noi, popolo della Terra Santa: arabi ed ebrei, palestinesi, giordani o israeliani, cristiani o musulmani?

Permettetemi un’analogia. Ogni anno, il Premio Nobel viene assegnato a coloro che hanno reso grandi servizi all’umanità nei campi della scienza, della letteratura, della medicina, dell’economia e della pace… La Chiesa cattolica ha i suoi criteri per onorare i fedeli che hanno soddisfatto tale esigenze. Un santo, per godere la beatitudine eterna con il Signore e i suoi santi, deve: avere una grande esperienza di comunione con il Signore; vivere una vita semplice, seguire l’etica e i suoi valori eroici di onestà, umiltà, altruismo, saggezza, carità, amore e perdono; questa santità deve essere attestata da testimoni.

Per questo motivo, la Chiesa ha le sue procedure legali per condurre l’indagine attraverso gli scritti, le parole, le azioni del candidato che prima diventa venerabile poi beato e infine santo; per ottenere lo stato di beato e poi di santo, devono essere riconosciuti due miracoli. Questi devono essere studiati dai comitati locali e internazionali, composti da medici. Un miracolo è una guarigione immediata che non risulta né dalla medicina né da un intervento chirurgico, ma solo dall’intercessione del santo. Queste condizioni rendono difficile il processo di canonizzazione…

Infine, un santo, oltre che godere della gioia della beatitudine eterna in Paradiso, gode anche della venerazione da parte della comunità locale e di tutta la chiesa. E’ anche un esempio da imitare e offre una potente intercessione… La nostra Terra Santa ha dato centinaia di santi dal primo secolo fino ad oggi. La prima e la più grande tra i santi è Maria, la Madre di Gesù; c’è anche suo marito Giuseppe, ci sono i primi apostoli, molti vescovi, monaci e martiri della fede.

Alcuni nomi sono più noti di altri: Girolamo, Giustino, Elena, Sofronio, Saba, Eutimio, Alberto di Gerusalemme. Ma sono solo tre i santi che sono nati nel nostro tempo e che non hanno parlato né greco né latino né aramaico. La santità può anche essere combinata con la lingua araba”. Poi ha tracciato una sintesi della loro vita:

“Queste due sante hanno vissuto qui in tempi difficili e di estrema povertà, che soffrono di mancanza di libertà sotto l’Impero ottomano, senza scuole o università. Molti degli abitanti di questa terra, e in particolare le donne, erano analfabeti. Hanno sofferto malattie, fame e sete e ogni mancanza di comfort. Ma perseverarono, erano pazienti, umili, e, soprattutto, hanno amato Dio e il prossimo in un modo straordinario.

Lo Spirito Santo li ammaestrava. Myriam Bawardi era un carmelitana contemplativa. Era una mistica. Impariamo da lei a pregare e a comunicare con Dio. Ha usato per parlare di parole toccanti della misericordia di Dio, per la sua vicinanza e la facilità di perdonare i più peccatori. La nostra ammirazione è ancora maggiore perché sappiamo che era quasi analfabeta.

L’altra santa, Marie Ghattas ha aperto le prime scuole per le ragazze nei villaggi che visitava: Salt, Zababdeh, Beit Sahour e Giaffa di Nazareth. Ha difeso le donne e le ha aiutate ad ottenere l’accesso alla cultura e all’istruzione e ad accedere alla loro libertà e dignità. Lei è stata molto attiva e non ha smesso mai di essere contemplativa, come l’altra non ha mai cessato di essere contemplativa, pur essendo attiva…

Sono modelli per tutti e intercedono per ciascuno di loro. Intercedendo per la Terra Santa, non fanno alcuna separazione tra cristiani e non cristiani. Entrambe si chiamano Marie, Myriam, come una felice coincidenza. E’ incredibile come questo nome possa essere portato da ebrei, cristiani e musulmani. Che diventi un ponte fra tutti noi”.

Mentre il patriarca latino di Gerusalemme, Sua Beatitudine mons. Fouad Twal ha ricordato: “Mariam, cristiana d’Oriente, si rivolge a tutti i suoi fratelli orientali. Ella li incoraggia ad essere fermi nella loro fede e a non tralasciare nulla nel praticare la fede e nella loro appartenenza cristiana. In mezzo alle situazioni angoscianti che i cristiani d’Oriente vivono, in Palestina, in Siria, in Egitto e in Libano, ella è un segno di fedeltà e di speranza che fa rivolgere i suoi fratelli a Cristo”.

Mons. Marun Lahham, vicario patriarcale in Giordania, ha fatto una riflessione sulla santità di quella Terra: “Un santo non è qualcuno che ha fatto miracoli o profetizzato, ma è colui che compie la volontà di Dio, che vive nella grazia di Dio e che obbedisce ogni giorno alla sua volontà… Tutte le strade possono condurre alla santità. La cosa importante è vivere nel timor di Dio e sottomessi alla sua divinità. Il santo non è una persona senza peccati ma una persona che li riconosce e se ne pente. Dio non cerca dei santi ma, piuttosto, dei peccatori per farne dei santi”.

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