Expo’: la Santa Sede un padiglione di successo

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“Fotografi, viaggiatori, giovani appassionati, abitanti del mondo raccontano le contraddizioni di un’umanità in ricerca” è la scritta sulla parete fotografica che accoglie i visitatori nel padiglione della Santa Sede. E fotografi, viaggiatori, giovani appassionati e abitanti del mondo sono arrivati a centinaia anche domenica, nel terzo giorno di Expo 2015: alle cinque, i visitatori erano quasi 2mila; superate le ottomila presenze in tre giorni – tra loro moltissimi stranieri e giovani. «Mi sto facendo l’idea che ogni singolo visitatore vedrà un Expo diversa – ha spiegato Giuseppe Sala, commissario unico del governo per Expo 2015 in visita al padiglione -.

C’è chi viene qui pensando alla cucina e ai grandi chef, chi nutrendo la propria sensibilità. Non è casuale che ci siano tanti stranieri a visitare il padiglione della Santa Sede, c’è curiosità, ognuno fa una sua sintesi e non penso si tratti soltanto di una sintesi legata ai piaceri della tavola». E la grande tavola al centro della sala attira i visitatori spiegando i temi del padiglione. «È la cosa più bella di Expo», ha detto ieri lo chef Massimo Bottura dell’Osteria Francescana di Modena. Il verso evangelico “Non di Solo Pane”, la convivialità e l’incontro tra le genti sono riassunte nell’innovazione dei video interattivi creati da una giovane squadra di creativi milanesi. «C’è la sensazione di aver dato opportunità ai giovani – ha detto il commissario del padiglione italiano Diana Bracco dopo una visita -. Expo mette assieme giovani anche su temi come la religione. Il padiglione della Santa Sede è una visione molto raccolta che subito prende in profondità. Expo non deve essere un parco divertimenti e qui si capisce proprio che non lo è».

L’Expo di Milano si è aperto il primo maggio con le parole di Papa Francesco, con un messaggio in diretta durante l’“opening” dell’esposizione, reso possibile dalla collaborazione tra la Rai e il Centro televisivo vaticano. Il Pontefice ha auspicato che Expo sia un’occasione per «globalizzare la solidarietà» e per non dimenticare «i volti di milioni di persone che oggi hanno fame, che oggi non mangeranno in modo degno di un essere umano». «Vorrei che ogni persona che passerà a visitare l’Expo di Milano, attraversando quei meravigliosi padiglioni, possa percepire la presenza di quei volti – ha proseguito -. Una presenza nascosta, ma che in ogni realtà deve essere la vera protagonista dell’evento: i volti degli uomini e delle donne che hanno fame, e che si ammalano, e persino muoiono, per un’alimentazione troppo carente e nociva». Nel pomeriggio è stato inaugurato il Padiglione della Santa Sede. Promosso, realizzato e gestito in collaborazione con il Pontificio Consiglio della Cultura (espressione della Santa Sede), la Conferenza Episcopale Italiana e la Diocesi di Milano, con il contributo del Pontificio Consiglio Cor Unum.

Due sono le frasi che ispirano il padiglione della Santa Sede. «La prima, “dacci oggi il nostro pane quotidiano”, è espressa dal tavolo», ha ricordato il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e commissario generale della Santa Sede per Expo2015, facendo riferimento all’installazione curata dallo studio Mammafotogramma al centro dello spazio espositivo: un tavolo interattivo su cui immagini prendono vita al passaggio dei visitatori. «Questa opera rappresenta il tavolo del mondo: da un lato sono seduti alcuni pochi che hanno una grande quantità di cibo, tanto da soffrirne e, dall’altra, una folla enorme che si deve accontentare delle briciole. Sta dunque a ricordare che Dio ha imbandito la tavola per tutti». «L’altra frase è “Non di solo pane” e sta a dire che l’uomo ha bisogno anche di un altro cibo, quello spirituale». «Expo non è solo una vetrina tecnologica – ha dichiarato il Segretario generale della Conferenza episcopale italiana (Cei), mons. Nunzio Galantino – e neanche soltanto un’opportunità di investimenti economici. E’ un momento di confronto tra culture diverse e un’occasione per riproporre il tema di uno sviluppo sostenibile, cioè per tutti gli uomini e per ogni uomo».

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