Il mondo si mobilita per il Nepal

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Il gesto che rimarrà più impresso nei giorni dell’apertura dell’Expò milanese è sicuramente quello della solidarietà al padiglione nepalese, dopo il terremoto, da parte di tutti gli operai impegnati a rifinire i propri padiglioni, che hanno così deciso spontaneamente di mettersi all’opera per finire i lavori, gratis e nel tempo libero, organizzandosi su turni dettati dalla solidarietà, dopoché gli operai di quel Paese sono stati costretti a rientrare nella loro patria per aiutare i familiari:

“Siamo tutti commossi dal vedere che il cantiere non è fermo, e che vi si parlano tutte le lingue, ha detto al sito di vita.it un dipendente di Expo che lavora vicino allo stand nepalese. Tra l’altro le maestranze che si sono rese disponibili sono qualificate, perchè stanno completando alcuni lavori di cesello fatti a mano dai nepalesi con grande perizia, in modo che anche il loro stand possa aprire tra due giorni senza sfigurare”.

Ufficialmente (ma non definitivo) sono 7240 i morti registrati, mentre il numero dei feriti è assestato a 14.122. Ed a distanza di 10 giorni c’è qualche buona notizia di qualcuno ancora estratto vivo dalle macerie. Nell’ultimo rapporto, le Nazioni Unite confermano che le operazioni di ricerca e salvataggio delle vittime e di eventuali superstiti sono state finora limitate alla valle di Kathmandu e questo spiegherebbe anche il basso numero di nepalesi estratti vivi dalle macerie, dopo molti giorni dallo spaventoso sisma.

L’Onu ha lanciato un appello ai paesi donatori per la raccolta di almeno 415.000.000 di dollari necessari per rispondere all’emergenza. Davanti a questo spaventoso terremoto anche papa Francesco ha espresso vicinanza esortando ad aiutare le popolazioni colpite dal violento terremoto in Nepal e nei Paesi confinanti: “Prego per le vittime, per i feriti e per tutti coloro che soffrono a causa di questa calamità. Abbiano il sostegno della solidarietà fraterna”.

E la Caritas ha subito lanciato un appello alla solidarietà, sottolineando che con € 25 si possono fornire alimenti essiccati per una famiglia per un mese, mentre con 10 euro si può assicurare: acqua per una famiglia per una settimana; una tenda per ospitare 3 famiglie; 30 kg di riso sufficienti per una famiglia per un mese. Inoltre la Caritas Italiana ha messo a disposizione un primo contributo di € 100.000 e, grazie anche ai suoi operatori nell’area, resta in costante contatto con le Caritas dei paesi colpiti, in coordinamento l’intera rete Caritas, con il Nunzio e con tutta la rete ecclesiale:

“L’aspetto ancor più preoccupante, ha detto Mahindra, program manager di Caritas Nepal, sono i distretti rurali, dove i danni sono ingenti, le popolazioni molto povere e difficilmente raggiungibili. Le informazioni che ci arrivano da lì parlano di devastazione e di assenza di soccorsi”. Caritas Nepal, in coordinamento con le altre Caritas della rete internazionale, si sta organizzando per fornire anche supporto psicologico alle vittime. I bisogni sono crescenti e si cerca di raggiungere soprattutto le famiglie più vulnerabili.

Anche la presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha comunicato di aver stanziato un primo sostanziale contributo dai fondi 8xmille, per la ‘prima emergenza attraverso S.E. Mons. Salvatore Pennacchio, Nunzio Apostolico in India e Nepal’. Mentre l’ong Save the Children segnala che sono sempre più i casi di bambini soli o separati dalle famiglie. In un video l’ong documenta le testimonianze di chi ha vissuto il terremoto. A Bhaktapur, un’antica città a poche miglia da Kathmandu, Rajani, una bambina di 10 racconta agli operatori di Save the Children sopraggiunti:

“Ero con i miei amici quando è arrivato il terremoto, ero terrorizzata. Alcuni dei miei amici sono rimasti feriti, a qualcuno si sono spezzate le braccia, altri sono scappati di corsa”. Oltre all’emergenza nell’immediato, si intravvedono già gravi rischi per il futuro dei bambini Nepalesi: 5.000 scuole sono state completamente rase al suolo e in alcuni distretti il 90% delle strutture è inservibile, ci vorranno mesi o anni perché centinaia di migliaia di bambini possano riprendere gli studi.

Save the Children ha lanciato in Nepal un massiccio intervento di soccorso attraverso un team di oltre 500 operatori specializzati in emergenza impegnati da subito nella distribuzione degli aiuti. La disponibilità degli aiuti, grazie alla generosità dei donatori, è fondamentale per poter potenziare i soccorsi in un Paese che era già in gravi difficoltà strutturali prima del cataclisma: il Nepal è al 145 posto su 187 paesi, nell’indice globale dello sviluppo umano.

Anche Aibi è operativo in Nepal: “Abbiamo attrezzato il nostro Centro Paani, ovvero il centro diurno che accoglie tutto l’anno i bambini della valle di Jadibuti offrendo supporto scolastico e ludico, perché possa offrire pronta accoglienza alla popolazione locale colpita dal terremoto”. Il Centro Paani è una struttura che offre ai bambini ospitati e a quelli della comunità educazione, assistenza medica e attività ludico-ricreative e agli adulti della comunità corsi di alfabetizzazione, formazione professionale e formazione sulla cura dei bambini.

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