Lo scenario del gran barocco a Palazzo Cipolla

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Con un elegante allestimento e innumerevoli suggestioni, Palazzo Cipolla – in via del Corso 320 – ospita fino al 25 luglio la mostra “Barocco a Roma. La meraviglia delle arti”, curata da Maria Grazia Bernardini e Marco Bussagli per conto della Fondazione Roma Museo, presieduta dall’avv. Emanuele Maria Emanuele.

La mostra propone un coinvolgente percorso visivo – le sale sono decorate ispirandosi alle architetture di Borromini – attraverso duecento opere: dipinti, sculture, disegni, medaglie, mobili, arredi, testimonianze della cultura romana durante i pontificati di Urbano VIII Barberini (1623-1644), Innocenzo X Pamphili (1644-1655) e Alessandro VII Chigi (1655- 1667) ultimo grande pontefice-mecenate del Seicento. In circa quarant’anni, con la loro grande passione, Roma diventò una città d’arte unica al mondo: ancor più di quanto non lo fosse già divenuta per le realizzazioni degli artisti e dei pontefici del Rinascimento (da Sisto IV a Leone X, da Giulio II a Clemente VII).

Gian Lorenzo Bernini e Fancesco Borromini, Pietro da Cortona e Guido Reni sono stati gli artisti in maggiore evidenza. La mostra ha una accurata impaginazione storica che muove dalle innovative intuizioni di Annibale Carracci (1560-1609) per giungere alle esperienze di Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio (1639-1709). Attraversando pittura, scultura, architettura e urbanistica – sono in mostra studi, bozzetti, schizzi, piante e sezioni architettoniche – si viene pervasi da una suggestione frequente in chi ha visitato le grandi mostre romane degli ultimi anni: i palazzi e le chiese, le strade e le piazze diventano parte integrante, specchio riflesso, dei dipinti esposti nelle sale museali.

Il contesto esalta l’opera. La città palcoscenico, la città del bel vedere, la città opera d’arte: fu questa l’ideologia barocca che si ritrova nel neo-barocchismo degli allestimenti. Importanti prestiti sono stati concessi dal Musée du Louvre, dal Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, dal Kunsthistorisches Museum e Albertina Museum di Vienna, dal Museo Nacional del Prado di Madrid, dal Staatliche Museen di Berlino, Victoria & Albert Museum di Londra, dai Musei Vaticani. A Palazzo Cipolla si possono ammirare, fra l’altro, i bozzetti di Bernini per le statue di ponte Sant’Angelo e per l’Estasi di Santa Teresa, il prezioso arazzo Mosè bambino calpesta la corona del faraone su cartone di Nicolas Poussin e Charles Le Brun (proveniente dal Mobilier National di Parigi) nonché disegni progettuali di Francesco Borromini e Pietro da Cortona. Tra i dipinti colpiscono molto il visitatore Atalanta e Ippomene di Guido Reni (Museo di Capodimonte), Trionfo di Bacco di Pietro da Cortona (Musei Capitolini), Santa Maria Maddalena penitente con due angeli di Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino (Musei Vaticani), Il Tempo vinto dalla Speranza e dalla Bellezza di Simon Vouet (Museo Nacional del Prado).

Il visitatore è sovrastato dalla bellezza, quasi inebriato dalla molteplicità dei colori e delle figure: la disposizione scenografica delle opere è per questo ecellente. Concentrare in una decina di grandi sale un notevolissimo numero di icone dell’arte è, insieme, artificio antico e moderno. Antico: in quanto propone una fruizione concreta e “in presenza” delle opere che appaga la fame di pittura e di un maggiore spessore visuale proprio dell’appassionato di arte classica di oggi. Artificio moderno: in quanto attiva l’intelligenza visiva contemporanea, fatta di comparazioni, rimandi, reminiscenze: una intelligenza visiva spesso delusa e frastornata dal flusso continuo delle immagini nei mass-media. Desiderosa di ritrovare gli archetipi della figurazione. In aggiunta alla evidente evocazione del “meraviglioso” nell’arte, il messaggio culturale e storico della mostra “Barocco a Roma” è quindi rilevante.

L’accurata catalogazione storica e topografica degli artisti e delle opere – insieme alla genealogia teologica ed estetica dei Papi – consente una interiorizzazione diacronica dei dipinti e delle altre testiumonianze (documenti, oggetti, arredi ecc.). Ad un visitatore contemporaneo – abituato alla sincronicità caotica di eventi e personaggi proposta dai mass media e da internet – si offre la possibilità del distanziamento cronologico, dello sforzo ermeneutico, della storicizzazione e quindi della costruzione di una propria immagine interiore dell’arte e della cultura. L’elevazione spirituale che può derivava dall’ascolto della musica classica, si realizza di nuovo attraverso l’ampliamento del percorso interiore della percezione e della coscienza, con la memoria della mitologia come della religiosità. Organizzare una mostra sull’arte del Seicento a Roma implica necessariamente il gettare uno sguardo sulla scena barocca dell’intera città.

Per questo i curatori hanno previsto una raggiera di itinerari che, muovendo da Palazzo Cipolla –realizzato in stile rinascimentale dall’architetto napoletano Antonio Cipolla (Napoli, 1822 – 1874) –, raggiungono gli altri punti focali del cuore seicentesco della città: da Palazzo Colonna a Palazzo Doria Pamphili, da Palazzo Barberini ai Musei Vaticani. Nella foto: Giovanni Lanfranco, “Angeli e musici”, Roma, Chiesa dei Cappuccini.

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