Don Mazzolari: la resistenza è un esercizio di democrazia

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Il 25 aprile si celebra il 70^ anniversario della Liberazione: una ricorrenza che ancora oggi suscita polemiche inutili, ma lo storico Luigi Salvatorelli, il 29 aprile 1945, così si espresse con una certa retorica del momento: “L’Italia si batte perché è viva e giovane e sa che l’attende, oltre ogni tristezza e difficoltà presente, un luminoso avvenire…la sua battaglia non è pura reazione istintiva all’invasione e all’oppressione; è sforzo cosciente di un popolo che ha preso in mano il suo destino abbandonato e tradito da coloro che ne avevano in debito la custodia”.

La Resistenza certo non è stato un evento di massa, solo pochi hanno avuto il coraggio di gettarci la vita per la libertà di tutti. Lo storico del fascismo Renzo De Felice ha affermato, con giudizio tranchant, che anche dopo l’8 settembre la maggioranza degli italiani aveva conservato un atteggiamento di ‘sostanziale estraneità, se non di rifiuto’, sia verso la Repubblica Sociale Italiana sia verso la Resistenza per una ragione profondamente umana: ‘primum vivere fu l’imperativo interiore della gente’.

Ma a favore della Resistenza si schierarono molti cattolici con una partecipazione attiva: 2000 morti, oltre 2500 feriti gravi e altre perdite tra i civili. Di quei caduti ben 1177 risultano iscritti dall’Azione cattolica e alla Gioventù italiana di Azione cattolica, spesso studenti della Cattolica di Milano; sono state loro conferite 37 medaglie d’oro al valore militare e civile (29 alla memoria), 87 d’argento, 54 di bronzo, altre e numerose croci di guerra. Inoltre 730 sacerdoti imprigionati e o torturati, e fra loro almeno 315 assassinati o morti nei lager, con 17 medaglie d’oro, 31 d’argento, 46 di bronzo, 50 croci di guerra.

Infatti la resistenza cattolica al regime inizia immediatamente dopo l’8 settembre. “Contribuenti non pagate le tasse. Studenti disertate le scuole. Impiegati attenti alle retate. Ragazze disdegnate di guardare in faccia i tedeschi. Metropolitani date ai tedeschi indicazioni sbagliate. Italiani non giurate”: così recitava in prima pagina l’edizione clandestina del 20 febbraio 1944 de ‘Il Popolo’, l’organo di partito della Dc, invitando i romani a boicottare l’occupante tedesco e la Repubblica Sociale di Mussolini. Quindi i cattolici hanno avuto un ruolo importante nella liberazione dal nazifascismo.

Basti pensare a don Primo Mazzolari, per il quale la Resistenza doveva essere solo un primo passo verso una rivolta morale dal profondo valore etico da realizzare nel tempo attraverso la formazione delle coscienze. Nella ‘Lettera a un partigiano’ (1945) Mazzolari scriveva: “La brigata portava un nome e un’insegna di partito ma niente ti prendeva di quel ‘particolare’. Tu eri ‘partigiano’ della libertà di tutti, lottavi e soffrivi per tutti gli italiani…

Fra tante tristezze e disgrazie, l’adozione della patria da parte del popolo è l’avvenimento consolante della nostra storia. Proprio coloro che non avevano nessun motivo di attaccamento e di riconoscenza, slargarono verso essa, quasi all’improvviso, il cuore e le braccia per proteggerla e salvarla”.

Per il sacerdote di Bozzolo la Resistenza è un esercizio di cittadinanza attiva: sa resistere chi sente profondamente la responsabilità di poter contribuire al bene di un popolo. Quindi la Resistenza è fondata sulla gratuità, che porta al sacrificio di sé, come dice sempre ‘Nella Lettera a un partigiano’:

“Se di quel particolarismo qualche cosa, oltre lo slancio e il disinteresse, ti rallegrava, era il fatto che uomini di ogni classe, che fino ad allora avevano professato dottrine che sembravano non tener conto della patria, se la prendevano talmente a cuore e con tale devozione che ogni istante si disponevano a morire per essa”.

Per lui la Resistenza era un antidoto alla ‘la politica del peggio’, come scriveva nel 1945: “Il fascismo non ha mai trovato redditizio l’uomo: avvertiva d’istinto che non ci poteva contare, e coltivò il gregario spersonalizzato o il violento da buttare sulla piazza nelle giornate di manovra. Guardandomi intorno, oso dire che lo stesso tipo è ricercatissimo tuttora, e che la manovrabilità è la dote preferita.

Si ha paura in politica della gente che pensa con la propria testa, e molti si adoprano affinché il voto non sia una libera e consapevole voce della ragione, ma la vuota espressione di una effimera suggestione… La disgrazia della lotta politica in Italia è legata alla dimenticanza dell’uomo, per cui abbiamo cittadini che sono quel che volete, vale a dire con denominazioni politiche svariatissime, ma con nessuna sostanza umana.

Prima di essere ammessi a un partito ci vorrebbe la promozione a uomo… Per chi ha bisogno unicamente d’arrivare al potere e di tenerlo a qualsiasi costo è più redditizia l’apparizione delle comparse che quella dell’uomo. Le comparse si nutrono del peggio, mentre l’uomo osa chiedere un po’ di pane, un po’ di giustizia, un po’ di libertà per tutti”. Quindi la Resistenza era partecipazione democratica al bene comune, come avvertiva nel 1946:

“Democrazia è riconoscere che al mondo ci siamo in tanti e con diritti eguali e che c’è posto per tutti se glielo lasciamo: e pane, e aria, e terra e acqua per tutti, se non glielo rubiamo e distruggiamo. Democrazia è far vivere… Il modo di uccidere non importa. Se t’ammazzo col mitra sono forse antidemocratico? e se t’ammazzo col portafoglio, secondo la regola della buona creanza borghese, sono forse democratico?

Democrazia vuol dire non soltanto le strade sicure, le banche sicure, ma anche il pane, anche la giustizia, anche il lavoro sicuro… Bisogna resistere all’istinto gregario che è una creazione allucinante di tutti i dominatori di marca reazionaria o progressiva… Ciò che fa paura ai gerarchi di tutti i regimi è l’uomo, la cui vera soddisfazione è di fare, nel bene, ciò che vuole e nell’ora da lui scelta, pagando con la solitudine e la povertà la testimonianza alla sua interiore libertà.

La democrazia ha bisogno di tali uomini, che si donano o si rifiutano, ma che non si vendono o non si conformano per non essere scomodati. Chi ci salverà da questa democrazia, che come la dittatura per far più presto a riportarci verso un totalitarismo universale non può sopportare che uomini mediocri?”.

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