Leopoldo Mandic: un uomo consacrato alla misericordia

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Leopoldo nacque in terra dalmata, a Castelnuovo, oggi Herceg Novi, cittadina del Montenegro, il 2 maggio 1866. Ottavo di dodici figli di una famiglia molto povera. Leopoldo visse un’infanzia segnata da una vita spirituale molto intensa, data l’età, e nel 1882 entrò nel Seminario dei cappuccini di Udine.

Il 20 settembre 1890 fu ordinato a Venezia sacerdote. Il confessionale fu da subito il campo del suo apostolato: prima nella capoluogo veneto successivamente a Zara, poi a Bassano del Grappa, a Capodistria, a Tiene e dal 1909 a Padova. Presto, davanti al confessionale si formarono file. Nel 1923, con sommo dispiacere dei fedeli padovani, padre Leopoldo, fu mandato a Fiume dai suoi superiori.

Egli,invece, accettò di buona grado, convinto che così avrebbe potuto fare finalmente il missionario nella sua amata terra, attraversata da profondi ed aspri contrasti religiosi. Ma il suo ‘sogno’ sfumò: fu, dopo qualche mese, richiamato a Padova. Qui vi rimase fino al 30 luglio 1942, giorno in cui, mentre si stava vestendo per la celebrazione della Messa, fu colto da malore ed entrò nella casa del Padre.

La sua tomba fu meta, fin da subito, di una crescente devozione che si rafforzò quando il 14 maggio 1944, dopo un bombardamento dei tedeschi che aveva distrutto il convento di padre Leopoldo, fu ritrovato intatto il confessionale dove egli accoglieva quotidianamente i penitenti. Giovanni Paolo II lo ha proclamato santo il 6 ottobre 1983.

Chi si confessava da questo umile fraticello non poteva fa a meno che ritornare, attratto dalla bontà del padre cappuccini che si rispecchiava nei suoi occhi luminosi, nei suoi gesti umili, nelle sue parole misurate e calme che infondevano serenità, fiducia e erano frutto di una vita spirituale radicata nell’amore di Dio, nella devozione alla Vergine Maria ed alimentata dall’Eucaristia.

Padre Leopoldo sapeva fare breccia nei cuori dei penitenti con una parola giusta e vera che veniva dalla sua grande sensibilità e dalla sua intensa preghiera. La testimonianza di questo frate colpisce per la vita assolutamente ordinaria, costituita da un susseguirsi di cose semplici ma tutte ammantante dall’amore misericordioso di Dio che per mezzo di lui ha operato nel confessionale ‘miracoli’, facendo sperimentare a tutti l’abbraccio tenero che il nostro Padre celeste riserva ad ogni peccatore.

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