Santa Sede e Cloyne report: “Orrore verso i crimini di abuso sessuale”, nessun “ostacolo alle indagini”

Panoramica di piazza San Pietro
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“La Santa Sede desidera riaffermare, anzitutto, il proprio orrore verso i crimini di abuso sessuale”; in più, “è profondamente addolorata e si vergogna per le terribili sofferenze che le vittime e le loro famiglie hanno dovuto sopportare nella Chiesa di Gesù Cristo, un luogo dove ciò non deve mai accadere”. E’ stata diffusa stamattina dalla Sala Stampa della Santa Sede la nota di risposta al vice-primo ministro irlandese, Eamon Gilmore, sul cosiddetto Cloyne Report, il rapporto della commissione d’inchiesta del governo di Dublino sugli abusi ai danni di minori commessi da sacerdoti della diocesi di Cloyne, a sud del Paese, diffuso lo scorso 13 luglio. “La Santa Sede ha esaminato con attenzione il Cloyne Report – continua il documento vaticano – riscontrando gravi ed inquietanti errori nel modo di affrontare le accuse di abuso sessuale di bambini e minori da parte di sacerdoti della diocesi di Cloyne”.

 

“La Santa Sede, inoltre, non può nascondere la propria grave preoccupazione per le conclusioni della Commissione, circa le gravi mancanze nel governo della Diocesi e il trattamento inadeguato delle accuse di abuso. È particolarmente inquietante che tali mancanze siano potute accadere nonostante i Vescovi e i Superiori religiosi avessero assunto l’impegno di applicare le linee guida sviluppate dalla Chiesa in Irlanda per garantire la protezione dei minori, e nonostante le norme e le procedure della Santa Sede relative ai casi di abuso sessuale”.

“Comunque – si legge ancora nel documento -, l’approccio adottato dalla Chiesa in Irlanda nei tempi recenti a riguardo del problema dell’abuso sessuale sui minori sta beneficiando dell’esperienza in corso e si sta dimostrando sempre più efficace nel prevenire la ripetizione di tali crimini e nel trattare i casi che emergono”.

La Santa Sede giudica infondate le accuse di ingerenza rivolte dal governo irlandese al Vaticano in merito allo scandalo degli abusi sessuali che ha sconvolto l’Irlanda. Dai documenti sarebbe emerso, secondo le autorità irlandesi, una responsabilità del Vaticano che avrebbe suggerito ai vescovi, attraverso una lettera della Congregazione per il clero, di non dare informazioni alle autorità civili. “In particolare – si afferma nel documento – è infondata l’accusa che la Sede Apostolica abbia tentato ‘di ostacolare un’Inchiesta in una Repubblica sovrana e democratica, appena tre anni fa, non trent’anni fà”. “Le accuse di ingerenza da parte della Santa Sede sono smentite dai molti rapporti che pure vengono utilizzati per criticarla”.

“Quei rapporti – sottolinea la risposta della Santa Sede – lodati per la loro esaustiva investigazione degli abusi sessuali e del modo in cui essa è avvenuta, non forniscono prove che la Santa Sede abbia interferito negli affari interni dello Stato Irlandese o, addirittura, sia stata implicata nell’ordinaria gestione delle diocesi irlandesi o delle congregazioni religiose circa i problemi degli abusi sessuali. Piuttosto, ciò che colpisce di questi rapporti e delle numerose informazioni sulle quali sono basati è la mancanza di documentazione a supporto di tali accuse”. “A tale riguardo – si afferma ancora – la Santa Sede desidera sottolineare che in nessun modo essa ha ostacolato o tentato d’interferire in alcuna delle indagini sui casi di abuso sessuale sui minori nella diocesi di Cloyne. Inoltre, in nessun momento, la Santa Sede ha cercato d’interferire nel diritto irlandese o di intralciare le Autorità civili nell’esercizio delle loro funzioni”.

La risposta del Vaticano fa riferimento alla “valutazione che il Cloyne Report ha dato della lettera indirizzata ai vescovi irlandesi, il 31 gennaio 1997, da mons. Luciano Storero, allora Nunzio Apostolico in Irlanda. Tale lettera comunicava la risposta della Congregazione per il Clero al documento ‘Child Sexual Abuse: Framework for a Church Response’ (il documento elaborato all’epoca dai vescovi irlandesi sulla vicenda degli abusi, ndr) . La Commissione d’Inchiesta afferma che la suddetta risposta ha fornito appoggio a coloro che dissentivano dalla linea ufficiale della Chiesa ed è stata di poco aiuto specialmente rispetto alla denuncia alle Autorità civili”. “I Vescovi irlandesi – si legge – hanno consultato la Congregazione per risolvere delle difficoltà relative ad alcuni contenuti” del loro documento. “La Congregazione – si spiega – ha consigliato i vescovi al fine di assicurare che le misure che essi volevano applicare, risultassero efficaci e non problematiche da un punto di vista canonico. Per tale ragione, la Congregazione ha attirato l’attenzione sulla necessità che tali misure fossero in armonia con le procedure canoniche per evitare conflitti che avrebbero potuto generare appelli dall’esito positivo nei Tribunali ecclesiastici”. Tuttavia la risposta di Roma, si spiega, non implicava in alcun modo un’indicazione a non collaborare con le autorità civili irlandesi.

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