A Padova il Cristo “nascosto” di Donatello

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E’ rimasto, per così dire, nell’ombra per secoli e secoli e solo dal 2008 la sua attribuzione è associata al nome grandissimo di Donatello. Ma il Crocifisso che si trova nella chiesa di Santa Maria dei Servi, a Padova, è sempre stato al centro di una devozione popolare profonda e tenace. Per tutti era il Crocifisso miracoloso, perché aveva sanguinato nel 1512. Sì, aveva versato sangue dal costato ligneo e la venerazione che ha suscitato ha probabilmente messo in ombra la figura dell’artista che lo aveva creato.

Nella chiesa la sua immagine catalizza gli sguardi, quella ferita apre il cuore alle altre ferite, quelle della nostra vita, della storia… Una meditazione sofferta che nella Pasqua affonde le sue radici ed è diventata drammaticamente attuale, quando migliaia di persone proprio in questi giorni vengono perseguitate, quando non uccise in modo barbaro, solo perché sono cristiane.

Padova rende omaggio a questo suo capolavoro svelato, a Donatello e, in fondo, all’immagine stessa della Croce, con un vero e proprio progetto articolato, che prevede mostre, convegni, visite, dal quale emergerà anche l’idea che Padova fu realmente uno dei centri focali del Rinascimento. Vi sono coinvolti Diocesi, Comune e Soprintendenze. A partire dall’importante mostra dal titolo <Donatello svelato. Capolavori a confronto>, allestita nel Palazzo vescovile. L’esposizione vede riuniti per la prima volta i tre crocifissi che Donatello ha realizzato: quello ligneo di Santa Croce a Firenze, quello in metallo fuso per la Basilica di Sant’Antonio e quello, appunto, di Santa Maria dei Servi. Che è stato anche oggetto di un lungo e paziente restauro, che lo ha <liberato> da una pesante patina bronzea e gli ha restituito <la policromia originaria>, come si legge nella scheda di presentazione dell’opera esposta in mostra, una policromia che mostra la crudezza della carne flagellata e morente, il dolore fisico e morale, l’agonia che però non schiaccia con il suo peso tremendo, ma aiuta a intravvedere già la prima luce della Resurrezione.
Si è pensato di offrire, per completare, in un certo senso, questa straordinaria occasione culturale e non solo, un’altra occasione più unica che rara: il «Messaggero di sant’Antonio» e la Basilica del Santo propongono una serie di visite guidate gratuite per riscoprire il “Donatello nascosto” nel presbiterio antoniano, solitamente non accessibile ai pellegrini. Si potranno quindi ammirare da vicino, salendo sul presbiterio appunto, le opere donatelliane poste sul retro dell’altare maggiore. Si sveleranno allora agli occhi dei visitatori capolavori quali i bassorilievi bronzei dei Simboli degli evangelisti Marco e Luca, rispettivamente il Leone e il Bue, dei Miracoli del Santo (Miracolo della mula e Miracolo del neonato che parla), della Deposizione in pietra di Nanto. Non per nulla il complesso donatelliano dell’altare maggiore nella Basilica del Santo a Padova è stato definito <una grandiosa sinfonia della vita e della fede>.

La trentina di opere che lo compongono, realizzate dal grande scultore fiorentino tra 1446 e 1453, costituiscono uno degli eventi fondamentali del Rinascimento e dell’arte a livello mondiale. La proposta, quindi, è quella di un circuito inedito, alla scoperta di opere straordinarie che finalmente si <svelano> appunto allo sguardo di visitatori che vogliono fare esperienze diverse, sfuggendo alle <solite> proposte culturali.

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