Bagnasco, degrado antropologico e gender: “Bisogna reagire”!

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Le osservazioni del Presidente della Cei, dettate ieri pomeriggio in apertura al Consiglio Episcopale Permanente, mettono chiaramente in luce il deterioramento culturale e antropologico verso cui stiamo andando incontro. Un processo che si si è manifestato con l’astuzia dei piccoli passi quotidiani, forte, talvolta dell’indifferenza dell’uomo che ha lasciato correre là dove avrebbe invece dovuto prendere una posizione chiara ed inequivocabile, a livello sociale, politico e morale.

All’inizio della sua prolusione, il card. Angelo Bagnasco accoglie, con “lieta sorpresa”, la decisione di Papa Francesco di indire un Anno Santo della Misericordia, un regalo – secondo il porporato – che il Papa ha voluto offrire in questo secondo anno di pontificato, un invito e un auspicio, a camminare più spediti e lieti nella via della conversione del cuore e della vita personale ed ecclesiale. «Nessun luogo – afferma mons. Bagnasco – è talmente lontano o chiuso da essere inaccessibile al Dio misericordioso e pietoso, grande nell’amore». Pertanto, per non rimanere esterni alla miseria umana bisogna anche “abitarla”, come descritto nella parabola del buon Samaritano.

Fata tale premessa, il Presidente dell’episcopato italiano inizia a dettagliare gli episodi principali del disfacimento sociale e antropologico vissuti nel nostro tempo. «Non possiamo – afferma – non rimanere dolorosamente attoniti di fronte alla persecuzione contro i cristiani che cresce e si incrudelisce». Perché tanta barbarie, compiaciuta ed esibita sul palcoscenico mediatico del mondo, incapace di fermarsi nemmeno davanti ai bambini? È forse – riflette il Porporato – la paura di fronte alla modernità con i suoi valori di libertà, di uguaglianza, di democrazia, di giusta laicità, di valorizzazione e di rispetto per la donna…? La rabbia di sapersi perdenti di fronte alla storia che incalza inesorabile? La ritorsione verso un consumismo che allenta i vincoli, stempera le idee, tende ad appiattire gli ideali e a ridurli al benessere materiale? Il tentativo turpe e macabro di regolare i conti all’interno del proprio mondo culturale e seminare terrore tra coloro che la pensano diversamente? La speranza che l’Occidente ceda alle feroci provocazioni e reagisca, per poi poter gridare all’invasione o peggio, e così riattizzare vecchi fuochi?

La ragione, prima ancora della fede, «non può non condannare tanta barbara e studiata crudeltà contro le minoranze e in particolare contro i cristiani solo perché cristiani. E non può non condannare strategie folli e sanguinarie che portano indietro l’orologio della storia». La condanna e la preoccupazione dei Vescovi, per quando sta accadendo, è unanime; “Non sarà di certo una macabra bandiera nera issata al posto di un crocifisso divelto – incalza Bagnasco – che potrà uccidere l’amore di Cristo: esso è ben piantato nel cuore dei suoi discepoli».

Mons. Angelo Bagnasco, nel suo discorso, rende omaggio al nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, assicurando la preghiera per il suo mandato istituzionale e sottolineando i sentimenti di attesa e speranza di tutti i cittadini, anche di fronte – come ha detto Papa Francesco recentemente a Napoli – al malcostume e al malaffare che sembrano diventati un “regime” talmente ramificato da essere intoccabile. «Esempi ne emergono ogni giorno: come corpi in stato di corruzione, ammorbano l’aria che si respira, avvelenano la speranza e indeboliscono le forze morali». Bisogna reagire, «tutti siamo interessati al bene comune, e tutti ne siamo responsabili con i nostri comportamenti». La gente è stremata e in gravi difficoltà – sottolinea Bagnasco – invoca lavoro per chi l’ha perso e per chi non l’ha mai trovato.

Ancor più grave è la tragedia di uomini, donne, bambini, che attraversano il mare per raggiungere le nostre coste con la speranza di una vita migliore; fuggono dai loro Paesi per le ragioni che conosciamo: guerre, carestia, miseria, violenza. Tale situazione «richiede visione, energie e risorse, che attestino che l’Europa esiste come casa comune e non come un insieme di interessi individuali ancorché nazionali. Un coacervo dove chi è più forte fa lezione e detta legge».

Al termine del suo discorso, il Presidente della Cei richiama l’attenzione sul mondo della cultura e della scuola. I toni sono forti, e senza mezzi termini mons. Bagnasco guarda con preoccupazione alla «dilagante colonizzazione da parte della cosiddetta teoria del “gender”». Uno «“sbaglio della mente umana”, come ha detto il Papa a Napoli sabato scorso. Il gender si nasconde dietro a valori veri come parità, equità, autonomia, lotta al bullismo e alla violenza, promozione, non discriminazione… ma, in realtà, pone la scure alla radice stessa dell’umano per edificare un “transumano” in cui l’uomo appare come un nomade privo di meta e a corto di identità». Sembra di parlare di cose astratte e lontane, – prosegue Bagnasco – «mentre invece sono vicinissime e concrete: costruire delle persone fluide che pretendano che ogni loro desiderio si trasformi in bisogno, e quindi diventi diritto. Individui fluidi per una società fluida e debole. Una manipolazione da laboratorio, dove inventori e manipolatori fanno parte di quella “governance mondiale” che va oltre i governi eletti, e che spesso rimanda ad Organizzazioni non governative che, come tali, non esprimono nessuna volontà popolare! Vogliamo questo per i nostri bambini, ragazzi, giovani?».
Bisogna reagire, dichiara il Presidente della Cei che a conclusione del suo discorso lancia un vero e proprio appello a tutti: «Reagire è doveroso e possibile, basta essere vigili, senza lasciarsi intimidire da nessuno, perché il diritto di educare i figli nessuna autorità scolastica, legge o istituzione politica può pretendere di usurparlo. È necessario un risveglio della coscienza individuale e collettiva, della ragione dal sonno indotto a cui è stata via via costretta».

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