Per 730 giorni di pontificato: “Pregate per me”!

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La ricorrenza festosa del secondo anniversario di pontificato di Papa Francesco ci permette di ricordare il compito specifico che Gesù affidò a Pietro: «A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt 16,19). Un compito necessario e fondamentale nella vita della Chiesa che chiede all’eletto una piena corrispondenza con il Vangelo annunciato da Cristo. Ogni Papa, come l’apostolo Pietro, è chiamato ogni giorno a rivelare l’identità del Messia di fronte agli apostoli e a tutta la Chiesa: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16, 16); è a partire da questa testimonianza di fede – seppur suggerita (come Gesù stesso sottolinea) da Dio Padre – che il Successore di Pietro accoglie il compito di governare la Chiesa.

Papa Francesco, in questi due anni di pontificato, non si è sottratto dal compito di ridestare la fede nel cuore dei credenti. I gesti, le parole, gli abbracci, gli slanci di condivisione con gli ammalati e tanti altri fuori programma – rispetto al canonico protocollo pontificio – hanno contribuito a rendere ancora più sorprendente il dono di poter appartenere a Cristo. La parola “credere”, quella stessa parola che mosse la fede di Abramo, diventa per Pietro il primo e fondamentale atto di adesione a Cristo. Credere in Dio significa muoversi verso di Lui, affidarsi, lasciarsi condurre. Pietro – e di conseguenza tutti coloro che gli succedono nel ministero – ha il compito di confermare la fede dei fratelli.

Il Papa non è un “selfie” da conservare nel “desktop” del proprio computer o nella bacheca del profilo Facebook! Egli è il principale responsabile del legame tra Dio e il mondo, il garante della fede, colui che in prima persona chiarisce e pone all’attenzione di tutti Cristo e il suo Vangelo. Non è un compito facile, e Papa Francesco non ha esitato – proprio nel giorno della sua elezione – a chiederci una speciale benedizione. «Prima che il vescovo benedica il popolo, – disse la sera del 13 marzo di due anni fa – vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo».
Non è possibile, infatti, considerare il ministero petrino una preoccupazione esclusiva del Papa. C’è una responsabilità alla quale ciascun cristiano è chiamato, proprio nei confronti di chi ha il compito di condurre la barca di Pietro. Anche noi siamo chiamati a sorreggere, con la preghiera e con una seria e credibile testimonianza di vita cristiana, il servizio che il Papa svolge per il bene di tutta la Chiesa. A tal proposito, il teologo svizzero H. U. von Balthasar affermava: “Il Papa non è la santità oggettiva della Chiesa né fonda l’unità di quest’ultima; ha solo da reggere quella già costituita. Ma lo può solo se a lui, insediato da Cristo, nella concorde amorevole obbedienza di tutti i credenti in Cristo viene concesso in cristiana carità lo spazio d’azione spirituale senza di cui egli non può svolgere il suo ministero… In Cristo la Chiesa è talmente una cosa sola, che il Papa non può esercitare la sua funzione d’unità se tutti insieme non sono obbedienti nello Spirito a Cristo così come Cristo lo era nello Spirito al Padre. Se il rapporto che i fedeli hanno con gli uomini del Ministero, il papa, i vescovi e sacerdoti, non è vivificato dalla carità, il ministero che presiede loro scade nella burocrazia, che poi si fa presto a denunciare e criticare senza prender coscienza della propria parte di responsabilità”.

Forse è proprio questa una delle strade che Papa Francesco ha voluto percorrere fino ad oggi per non scadere nella burocrazia ministeriale e continuare ad annunciare la freschezza e l’attualità del Vangelo, con il sostegno e la preghiera di tutta la Chiesa… più o meno cosciente della propria parte di responsabilità! E forse non è nemmeno un caso che in questi due anni di pontificato, – considerati gli incontri, le udienze, i discorsi, i viaggi, le omelie, ecc. – Papa Francesco non ha smesso di ricordare a ciascuno di noi – con un’umile e litanica consapevolezza interiore – il favore di un piccolo ed importante compito di responsabilità: “Pregate per me”!

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