Il gender che avanza e la posizione della Chiesa

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Da wikipedia: “Gli studi di genere o gender studies, come sono chiamati nel mondo anglosassone, rappresentano un approccio multidisciplinare e interdisciplinare allo studio dei significati socio-culturali della sessualità e dell’identità di genere. Nati in Nord America a cavallo tra gli anni ‘70/’80 nell’ambito degli studi culturali, si diffondono in Europa Occidentale negli anni ‘80…

Non si limitano quindi a proporre teorie e applicarle all’analisi della cultura, ma mirano anche a realizzare cambiamenti in ambito della mentalità e della società. Sono strettamente legati ai movimenti di emancipazione femminile, omosessuale e delle minoranze etniche e linguistiche e spesso si occupano di problematiche connesse a oppressione razziale ed etnica, sviluppo delle società postcoloniali e globalizzazione”.

Però già nel 2004 la Chiesa cattolica con la lettera ai vescovo sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella chiesa e nel mondo al capitolo 1 avvertiva del pericolo: “Per evitare ogni supremazia dell’uno o dell’altro sesso, si tende a cancellare le loro differenze, considerate come semplici effetti di un condizionamento storico-culturale. In questo livellamento, la differenza corporea, chiamata sesso, viene minimizzata, mentre la dimensione strettamente culturale, chiamata genere, è sottolineata al massimo e ritenuta primaria.

L’oscurarsi della differenza o dualità dei sessi produce conseguenze enormi a diversi livelli. Questa antropologia, che intendeva favorire prospettive egualitarie per la donna, liberandola da ogni determinismo biologico, di fatto ha ispirato ideologie che promuovono, ad esempio, la messa in questione della famiglia, per sua indole naturale bi-parentale, e cioè composta di padre e di madre, l’equiparazione dell’omosessualità all’eterosessualità, un modello nuovo di sessualità polimorfa”.

Quindi è ormai da più di 10 anni che la Chiesa ha denunciato questo cambiamento di mentalità epocale. Ma il gender esiste veramente, oppure, come dice la Chiesa, è una creazione culturale che vuole cambiare la natura umana? Secondo mons. Jean Laffitte, segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il gender è dovuto ad una lucida comprensione dell’identità sessuale:

“Tradizionalmente non vi era alcuna differenza nel modo di intendere il concetto di matrimonio delle autorità civili e delle famiglie religiose. Fino a 30 o 40 anni fa, quando un uomo e una donna si recavano dal sindaco per sposarsi civilmente, venivano invitati a fare le stesse promesse che una coppia cristiana fa in un matrimonio cristiano. Promettevano reciprocamente fedeltà e mostravano apertura ad accogliere gli eventuali frutti del loro amore. Naturalmente il matrimonio era inteso soprattutto come unione tra un uomo e una donna.

L’unica differenza era l’educazione cristiana che una coppia cristiana si impegnava a proporre ai figli. Si noti che la Chiesa non ha mai cambiato i propri contenuti, a questo riguardo. Ha sempre riconosciuto il fatto che la famiglia si fonda su un impegno contrattuale tra un uomo e una donna chiamato matrimonio, un’istituzione in sintonia con la natura dell’uomo: un istituto che le legislazioni in molti paesi hanno generalmente accettato come valido fino a pochi decenni fa.

Al contrario, in molti paesi oggi il matrimonio non significa più una unione tra un uomo e una donna, ma ‘tra le persone’. Come è accaduto tale cambiamento? Negare l’esistenza di due modi dell’essere umano, cioè la differenza sessuale maschile e femminile si riduce a una questione di scelta e di cultura”.

Quindi per la Chiesa è avvenuto uno ‘sconvolgimento’ culturale: “Essere moderni, evoluti, ci dice la storia, significa differenziarsi, specializzarsi nell’assecondare modi e forme diverse di vivere e interpretare la cura parentale. Questo lo dice la storia del mondo, la storia dell’umanità. D

esiderare un papà e una mamma coincide con un bisogno innato di ogni piccolo: solo col tempo abbiamo imparato,come umanità, a rispondere a tale desiderio sempre meglio, regalando ai nostri bambini una cura parentale che ha il proprio culmine nella ricchezza della diversità”.

Lo psicoterapeuta Tonino Cantelmi invita i cattolici a fare una distinzione necessaria tra sesso e genere per comprendere i termini di natura e cultura e fornire una corretta educazione: “Le categorie ‘sesso’ e ‘genere’ sono distinte in quanto la prima denota l’appartenenza ad una delle due categorie biologiche della diade che compone l’umanità (maschio/femmina), mentre per ‘genere’ si intende indicare tutto ciò che è sovrapponibile al ‘biologicamente dato’, quindi l’esperienza psicologica, relazionale e culturale.

Il sesso di una persona ha delle caratteristiche inequivocabili, esplicite e riconoscibili. Descrivere il genere di una persona, invece, comporta il far riferimento ad un piano non evidente e più interiore della persona, lì dove risiedono la sua personalità, il suo carattere, le sue inclinazioni e passioni, il suo modo di concepirsi ed emozionarsi, il ruolo che si aspetta di avere nelle relazioni…

Per educare al rispetto del genere di appartenenza degli altri, non si può non considerare e calpestare il sesso di appartenenza dei bambini. In tal modo si perde molto della ricchezza e possibilità dell’educazione a favore di ideologie troppo sganciate dalla realtà… In altri termini non tener conto della differenza è a mio avviso la nuova forma di discriminazione, determinata da una furia egalitaria violenta e controproducente.

La letteratura scientifica è ricchissima di studi sul cervello e sulle sue modalità di funzionamento correlate al biologismo dei sessi ed alle conseguenti differenze psicologiche. Viceversa la teoria del gender è una ideologia, che, seppur agganciata a visioni teoriche relative al costruttivismo sociale estremo, non ha supporti scientifici”.

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