6 marzo: l’Europa e la memoria dei Giusti
Il 10 maggio 2012 il Parlamento europeo ha approvato la Dichiarazione che istituisce il 6 marzo come Giornata europea in memoria dei Giusti. Con tale approvazione, secondo il presidente di Gariwo, Gabriele Nissim:
“Il concetto di Giusto, nato dall’elaborazione del memoriale di Yad Vashem per ricordare i non ebrei che sono andati in soccorso degli ebrei, diventa così patrimonio di tutta l’umanità. Il termine ‘Giusto’ non è più circoscritto alla Shoah ma diventa un punto di riferimento per ricordare quanti in tutti i genocidi e totalitarismi si sono prodigati per difendere la dignità umana.
Il significato di questa decisione richiama uno degli elementi fondanti della cultura europea: il valore dell’individuo e della responsabilità personale… Ricordare i ‘Giusti’ che hanno lottato contro le leggi razziali, avviato il processo della caduta del muro di Berlino, si sono impegnati per la prevenzione dei genocidi o hanno difeso la verità e la memoria nei sistemi totalitari, significa tramandare degli esempi morali che sono il pilastro della nostra identità.
Il gusto della democrazia e del pluralismo, il gusto dell’altro come parte di noi, il piacere di difendere il vero, senza per questo cadere nella supponenza, il riconoscimento del perdono come valore nelle relazioni umane, non sono enunciazioni astratte che animano il dibattito dei filosofi, ma sono stati modi di essere di quanti hanno creduto nella costruzione europea”.
Per conoscere meglio il significato di questa giornata e dei ‘Giardini dei Giusti’ abbiamo posto alcune domande al prof. Sante Maletta, docente di Filosofia politica all’Università della Calabria e membro dell’associazione Gariwo, che ha affermato: “I giusti ci inducono a prendere coscienza di una tensione che spesso tendiamo a censurare, quella tra la sfera del diritto e la sfera della giustizia.
Il giusto, che spesso agisce contro la norma positiva, esaspera tale tensione che ci permette di scorgere dietro le comuni concezioni della giustizia un suo profilo più originario. Il giusto va al di là di ogni calcolo e misura e non chiede nemmeno vendetta o punizione. Il giusto si dona (sino al sacrificio supremo) e perdona.
Ecco allora il senso della memoria del bene, incarnata dalle storie dei Giusti. I giusti non offrono soluzioni e neanche trasmettono testamenti, ma poiché sono stati capaci di sfidare le leggi degli uomini per difendere la giustizia, insegnano alle nuove generazioni che la salvezza e la terapia contro il male nascono dall’abitudine e dalla capacità di pensare da soli”.
Allora cosa significa celebrare questa giornata?
“La Giornata dei Giusti è dedicata alla memoria di tutti coloro che nello scorso secolo, ma purtroppo anche oggi, intendono opporsi ad un potere politico violento e qualche volta terroristico. Il discorso sui Giusti è iniziato all’interno del genocidio della Shoah negli anni ’50 a Gerusalemme ed in un giardino costruito appositamente le figure di quelli non ebrei che hanno salvato gli Ebrei durante la Shoah. Questo discorso è stato ampliato ed include nella categoria dei giusti anche persone che hanno combattuto contro altre forme di totalitarismo o genocidi come nell’ex Yugoslavia e nel Rwanda”.
In quale modo questa memoria interagisce con il bene dell’umanità?
“Il giusto è una persona che ha rifiutato di uniformare il proprio pensiero al pensiero dell’ideologia, che un regime autoritario o dittatoriale propaganda nella società. Il giusto è una persona che ha saputo continuare a pensare con la propria testa, cioè essere capace di guardare gli altri con un atteggiamento non determinato dall’ideologia. Questo è un aiuto, perché ancora oggi le ideologie esistono e continuano ad operare a livello sociale, impedendoci molto spesso di riconoscere chi ha bisogno di aiuto”.
Come rendere effettiva la Giornata europea dei Giusti a livello locale?
“Non ci sono regole, né si può pensare a una imposizione dall’alto, né a un istituzione europea che definisca i Giusti da commemorare, come ha fatto per mezzo secolo la Commissione di Yad Vashem. Dobbiamo immaginare una pluralità di esperienze.
E’ compito, invece, di ogni Paese impegnarsi per ricordare di volta in volta le proprie figure morali, piccole o grandi che siano. Importante però, e questo è il segno europeo, che ogni Paese non guardi solo alla propria storia, ma ricordi figure di altri Paesi, di diverse esperienze.
Il Giusto è un cittadino del mondo e non ha una sola patria. Ecco perché sarebbe bello che nel giardino di Yad Vashem si ricordasse anche chi ha salvato vite in altri genocidi, che a Parigi, Londra, a Praga ed in ogni città sorgessero dei giardini per ricordare esempi morali non solo della resistenza al fascismo, ma anche di chi si è impegnato per difendere gli armeni o ha sofferto per la libertà nel comunismo.
I Giusti uniscono l’umanità e ci fanno sentire partecipi dello stesso destino. Ci insegnano il piacere della virtù”.