Papa Francesco inizia la Quaresima: conversione e fraternità cristiana

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“Solo il Signore può salvare dal flagello e bisogna quindi supplicarlo con preghiere e digiuni, confessando il proprio peccato.” Il Papa spiega così la Quaresima, il momento forte della vita della Chiesa che richiede la conversione dei cuori.

Nell’ appuntamento che porta Papa Francesco come i suoi predecessori a Santa Sabina, la antica basilica sull’ Aventino a Roma, si rieperrono le antiche liturgie romane.

Il Papa con la Curia aprono la Quaresima con il rito della imposizione delle ceneri e in processione da sant’ Anselmo arrivano a santa Sabina.

“Ritornare al Signore “con tutto il cuore” significa intraprendere il cammino di una conversione non superficiale e transitoria, bensì un itinerario spirituale che riguarda il luogo più intimo della nostra persona.”

Papa Francesco torna su un tema significativo che ha spesso ripetuto: dobbiamo chiedere la grazia di saper piangere, “il dono delle lacrime, così da rendere la nostra preghiera e il nostro cammino di conversione sempre più autentici e senza ipocrisia.” E il Papa aggiunge : ” domandiamoci se piangiamo, il Papa piange, i vescovi piangono, i consacrati piangono?” Perchè dice il Papa, “gli ipocriti non sanno piangere non hanno il dono delle lacrime.”

Torna a parlare del rischio del formalismo esteriore il Papa “quando si compie qualcosa di buono, quasi istintivamente nasce in noi il desiderio di essere stimati e ammirati per questa buona azione, per ricavarne una soddisfazione.” Ma Gesù ci chiede di “confidare unicamente nella ricompensa del Padre «che vede nel segreto»”.

Una misericordia che non si stanca dei nostri peccati quella di Dio, un invto ad vere un cuore nuovo cui dobbiamo rispondere come insegna San Paolo lasciassi riconciliare. “La riconciliazione tra noi e Dio è possibile grazie alla misericordia del Padre che, per amore verso di noi, non ha esitato a sacrificare il suo Figlio unigenito.” Perché possiamo convertirci, spiega il Papa “se accogliamo la grazia di Dio e non lasciamo passare invano il «momento favorevole» (6,2).”

Il richiamo alla conversione insito nel gesto della imposizione delle ceneri è “un richiamo alla verità dell’esistenza umana: siamo creature limitate, peccatori sempre bisognosi di penitenza e di conversione. Quanto è importante ascoltare ed accogliere tale richiamo in questo nostro tempo! L’invito alla conversione è allora una spinta a tornare, come fece il figlio della parabola, tra le braccia di Dio, Padre tenero e misericordioso, a fidarsi di Lui e ad affidarsi a Lui.”

Questa mattina il Papa nella catechesi della udienza generale ha proseguito la spiegazione delle relazioni familiari e in particolare del rapporto tra fratelli. Un rapporto che può essere rovinato dall’odio come tra Caino e Abele, ma che invece porta frutto quando è vissuto come cura e vicinanza al più debole. “Il legame di fraternità che si forma in famiglia tra i figli, se avviene in un clima di educazione all’apertura agli altri, è la grande scuola di libertà e di pace. In famiglia, fra i fratelli si impara la convivenza umana, come si deve convivere in società. Forse non sempre ne siamo consapevoli, ma è proprio la famiglia che introduce la fraternità nel mondo!” Ha detto il Papa che “oggi più che mai è necessario riportare la fraternità al centro della nostra società tecnocratica e burocratica”. Una fraternità cristiana quindi che ci avvicina ai più deboli che ci devono intenerire

“I più piccoli, i più deboli, i più poveri debbono intenerirci: hanno ‘diritto’ di prenderci l’anima e il cuore. Sì, essi sono nostri fratelli e come tali dobbiamo amarli e trattarli. Quando questo accade, quando i poveri sono come di casa, la nostra stessa fraternità cristiana riprende vita. I cristiani, infatti, vanno incontro ai poveri e deboli non per obbedire ad un programma ideologico, ma perché la parola e l’esempio del Signore ci dicono che sono nostri tutti siamo fratelli”.

Al termine delle catechesi nella altre lingue, da rilevare il particolare saluto riservato da Francesco ai fedeli provenienti dalla Slovacchia, dove una settimana fa si è svolto il referendum a sostegno della famiglia tradizionale. “Bravi difensori della famiglia” è stata la frase con la quale il Papa ha voluto ringraziarli.

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